Kompatscher e Stocker a colloquio con il ministro: proposte modifiche per sicurezza e orario di lavoro degli apprendisti quindicenni
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti si è in visita a Bolzano alla sede dell’impresa di logistica Fercam, una delle più grandi del settore in Italia, con un fatturato di 683 milioni di euro e con 1.800 dipendenti, che opera anche in Europa, nel bacino del Mediterraneo ed in Medio Oriente per toccare con mano gli effetti del “job act”. Parallelamente, a Poletti i vertici della provincia di Bolzano hanno presentato il modello altoatesino della formazione duale.
«L’azione del governo punta molto sull’innovazione ma una cosa è chiara: i profondi cambiamenti vanno gestiti» ha detto Poletti spiegando che con l’innovazione che viene auspicata dalle politiche di governo, «da una parte c’è l’entusiasmo, ma dall’altra parte c’è anche la paura di chi con l’innovazione rischia di perdere il posto di lavoro. Questa incertezza – ha proseguito Poletti – va gestita, costruendo un sistema che gestisca la trasformazione e che risolva i problemi. Nessuno – ha concluso Poletti – va lasciato solo».
Per Poletti «compito di un buon governo è anche quello di controllare l’effetto della propria azione. Il buon governo prevede che sia sistematicamente controllato l’effetto di quanto deciso. Se poi il risultato preventivato non è quello desiderato, è ragionevole che si ammetta l’errore e che si provveda. E’ così che si misura l’efficacia delle politiche pubbliche. Il Paese è impegnato in un grande lavoro di recupero dei ritardi accumulati nel passato. Anche sulla riforma del mercato del lavoro – ha detto il ministro – l’Italia è arrivata con almeno dieci anni di ritardo rispetto agli altri Paesi europei, ma ora sta recuperando il differenziale. A cavallo tra la fine del secolo scorso e quello attuale si vedeva il Pil crescere dello 0,2%, mentre l’occupazione cresceva di più: in realtà, si trattava di più gente che si spartiva il medesimo lavoro, con la ricchezza prodotta che non cresceva. E’ un’illusione – ha avvertito il ministro – quella di conservare posti di lavoro che non ci sono più. C’è stato il caso di imprese che, per non sacrificare 10 posti ne hanno poi persi 100. Si tratta di una dinamica non lineare, che va governata nel quadro, però, degli elementi del welfare e il cui peso non va scaricato tutto sulle imprese».
A margine dell’appuntamento, Poletti ha incontrato il presidente della provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, e l’assessora Martha Stocker, i quali hanno consegnato al ministro un documento riguardante sia la sicurezza sul lavoro, sia l’apprendistato. Per quanto riguarda il primo punto, tutto ruota attorno all’impugnazione da parte del governo della normativa locale, che presenta minori rigidità rispetto a quella nazionale dal punto di vista formale, e non sostanziale.
«Il nostro obiettivo – ha spiegato Kompatscher a Poletti – è quello di sensibilizzare aziende e lavoratori sul tema della sicurezza, e di sostenere una cultura della prevenzione che non si accanisca verso chi commette errori di forma nella compilazione dei documenti. In questi casi riteniamo più utile concedere delle deroghe per rimettere la situazione a posto, anziché applicare subito delle sanzioni».
Un passaggio, quest’ultimo, che ha un’importanza particolare proprio in una zona di confine come l’Alto Adige, dove la tematica dei controlli e delle sanzioni rappresenta una fonte di concorrenza fra regioni e paesi diversi. Stocker, a tal proposito, ha ricordato che «le norme varate in Provincia di Bolzano in tema di sicurezza del lavoro ricalcano le direttive provenienti dall’Unione Europea, mentre la regolamentazione italiana è decisamente più rigida. Da qui nasce l’impugnazione governativa, ma il Ministro ha assicurato che vuole valutare nuovamente la questione». «Poletti è dell’avviso che anche Roma debba attenersi alle indicazioni provenienti da Bruxelles – ha aggiunto Kompatscher – e non spingersi troppo oltre. Una delle opzioni è quella di testare la nostra normativa in una prima fase sperimentale: se le nostre indicazioni dovessero rivelarsi positive, sarebbe possibile coinvolgere anche il resto d’Italia».
Il secondo tema presente all’interno del documento consegnato al Ministro del lavoro, Giuliano Poletti, è quello riguardante il decreto legislativo che punta a supportare il decollo dell’apprendistato a livello nazionale utilizzando il sistema duale già in vigore in Alto Adige come modello da esportare al resto del Paese. La proposta governativa fissa un tetto di 7 ore giornaliere (35 settimanali) di lavoro ai quindicenni che sfruttano il sistema dell’alternanza fra scuola e professione, e secondo il presidente Kompatscher rappresenta «un ostacolo in quanto obbliga gli apprendisti quindicenni a terminare un’ora prima degli altri la propria attività lavorativa, con problematiche particolari soprattutto in caso di cantieri fuori sede».
Per questo motivo, la Provincia ha proposto un emendamento che consenta a regioni e province autonome che abbiano già definito un sistema di alternanza scuola-lavoro, di portare a 8 ore al giorno (40 ore settimanali) l’orario di lavoro degli apprendisti quindicenni. «Non vediamo il motivo per appesantire una normativa che rischia di ostacolare la diffusione dell’apprendistato – ha concluso Kompatscher – tanto più che anche la Lombardia si sta muovendo nella nostra stessa direzione. Il ministro Poletti ha ribadito che in Alto Adige c’è il migliore know-how di competenze in materia di apprendistato, e proprio per questo motivo intende approfondire ulteriormente la questione».