Prossimo il ritorno a Verona dopo un anno di assenza dopo il furto
Dopo una attesa durata quasi un anno, tra polemiche politiche e il coinvolgimento delle diplomazie sull’asse Roma-Kiev, si avvia a soluzione il caso dei 17 quadri trafugati lo scorso 19 novembre al museo di Castelvecchio a Verona da una banda italo-moldava.
I capolavori, tra i quali sei dipinti del Tintoretto e opere di Rubens, Mantegna, Pisanello, Bellini e Caroto, erano stati ritrovati lo scorso 6 maggio, sotterrati in un bosco in Ucraina, al confine con la repubblica di Moldova, nella zona della Transinistria. Il sindaco di Verona, Flavio Tosi, successivamente era volato a Kiev per consegnare al presidente ucraino Petro Poroshenko la cittadinanza onoraria della città, in segno di riconoscenza per il recupero dei preziosi dipinti, stimati per un valore tra i 15 e i 20 milioni di euro. In marzo invece era stata sgominata la banda accusata di avere compiuto la rapina; un’operazione congiunta del Nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri, della Squadra mobile della Questura scaligera e del Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia di Stato, con la collaborazione della polizia moldava, aveva portato all’arresto di dodici persone, dieci moldavi e due italiani, la guardia giurata in servizio la sera della rapina ed il fratello, i gemelli Francesco e Pasquale Silvestri, ritenuti dagli investigatori gli ideatori del colpo, poi compiuto materialmente dalla banda moldava.
Dopo il ritrovamento in Ucraina, i quadri erano anche stati esposti al Museo nazionale di Kiev, ma poi la restituzione dei dipinti era slittata ripetutamente, scatenando illazioni e critiche, in particolare al sindaco Tosi. Martedì scorso, durante la sua visita a Verona, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva assicurato di «aver preso atto del problema. A questo punto lo gestirò personalmente. Credo che sia ora che i quadri tornino a casa. Telefonerò e alla prima occasione incontrerò il presidente Poroshenko. Sono certo che i nostri amici ucraini non faranno mancare la loro collaborazione. E noi ci incaricheremo di ricordarglielo». Cosa avvenuta: il premier, a margine dei funerali di Shimon Peres al Monte Herzl in Israele, ha parlato con Poroshenko che gli assicurato che le opere d’arte saranno riportate da lui stesso a Verona a novembre, come ha annunciato Renzi.
Un annuncio accolto con soddisfazione dal sindaco di Verona, Flavio Tosi, che peraltro è stato tenuto costantemente aggiornato sugli sviluppi della vicenda. E adesso a Verona è scattato il conto alla rovescia per il ritorno delle opere al museo di Castelvecchio, dove al loro posto sono ancora esposte delle riproduzioni fotografiche. Le tele dovranno essere opportunamente controllate e, in alcuni casi, sottoposte a restauro perché sono state parzialmente danneggiate (alcune sono state tagliate dalla cornice) durante la rapina, il trasporto, la fuga in Ucraina e il successivo sotterramento.