Trieste punta a 60 milioni di tonnellate di merci e 7.000 treni. A Venezia aggiudicata la progettazione esecutiva del porto offshore ad un raggruppamento italocinese
I porti del NordEst operanti nell’Alto Adriatico puntano con decisione al rilancio e a diventare un centro nevralgico per lo smistamento di merci e persone a servizio di tutto il centro Europa.
«Trieste per crescere ancora di più deve aggiungere altri “step” e il primo è quello di integrare la filiera marittima con la filiera intermodale e su questo siamo il primo porto in Italia e consolidiamo la posizione con una crescita del 5% per cui quest’anno puntiamo a 60 milioni di tonnellate – ha detto il presidente dell’Autorità Portuale, Zeno D’Agostino -. Dall’altra parte siamo il primo porto in Italia dal punto di vista ferroviario, perché quest’anno avendo già fatto più di 3.500 treni nei primi sei mesi, sicuramente raggiungeremo l’obiettivo di 7.000 treni».
Secondo D’Agostino, «l’efficienza di un porto non si misura solo attraverso le cifre tradizionali. Sarebbe ora che si iniziasse, non solamente a Trieste, a valutare le performance di un porto con criteri e con ordine quantitativi diversi da quelli che sono utilizzati oggi». Per il responsabile del porto triestino, «in molti casi vediamo porti che crescono, ma con un’occupazione che cala, in altri casi porti che crescono ma il valore aggiunto cala. Io azzardo: potrebbe anche calare il traffico del porto, ma se questo genera attività ad alto valore aggiunto che crea a sua volta occupazione, probabilmente sarei felice. Come sarei felice vedere il traffico che cala ma aumenta l’occupazione e il valore e questo è possibile se alle normali attività portuali si integrano altre attività».
Per D’Agostino «il primo elemento per noi è quindi quello del potenziamento dell’integrazione intermodale con quelli che sono i nostri bacini del mercato internazionale. Secondo elemento è aumentare il valore delle attività che si sviluppano nel porto e nel sistema portuale nel complesso. Quindi non solo attività all’interno dello scalo ma anche in quelle aree e in quelle piattaforme che stanno sempre più integrandosi con le attività portuali, vedi interporto di Fernetti piuttosto che le aree sul canale industriale delle Noghere. Il tutto naturalmente con l’utilizzo del punto franco».
Lavori in corso anche a Venezia, dove i lavori per la crezione del nuovo porto offshore è stato affidato al raggruppamento di imprese italo-cinese 4C3 (costituito dalle società 3Ti Progetti Italia ed E-Ambiente e guidato dal quinto general contractor mondiale, China Communication Constructions Company Group), il solo che abbia superato la stringente soglia di sbarramento prevista dal bando internazionale di gara per la progettazione definitiva dell’innovativo sistema portuale offshore-onshore di Venezia. L’Autorità portuale di Venezia ha ricordato che al bando, finalizzato ad ottenere un elevato standard di progettazione, hanno preso parte le migliori società di ingegneria mondiale provenienti, oltre che dall’Italia, anche da Francia, Spagna, Olanda, Belgio, Gran Bretagna, Cina e Stati Uniti.
Espletate le ultime verifiche amministrative, il gruppo cui verrà aggiudicato il bando, del valore di oltre 4 milioni di euro, avrà il compito di sviluppare la progettazione definitiva della diga e del molo container del terminal d’altura, nonché di eseguire le attività di monitoraggio e indagini ambientali per la durata di 180 giorni.
«Anche questa volta la gara internazionale bandita per lo studio e la progettazione del sistema portuale onshore-offshore di Venezia è stata un successo in termini di partecipazione e risposta. Non nascondo la mia soddisfazione nel poter annunciare che il primo della lista è il consorzio italo-cinese che sta studiando da tempo il progetto, anche nella prospettiva della sua costruzione, gestione e finanziamento e che per questo ha deciso di creare un apposito raggruppamento europeo di imprese per poter prendere parte alla gara di progettazione» ha dichiarato il presidente di Apv, Paolo Costa.