Pari opportunità e politica: dibattito a Trieste con Jessica Grounds

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L’esperta di strategie e leadership “al femminile” si è confrontata con Serracchiani e Panariti

 

fvg women on politicsSi è ancora molto lontani dalla meta: le donne, in economia, nella politica, nelle istituzioni, in ambito accademico, non occupano ancora il posto che i loro talenti, le loro competenze e capacità meritano e reclamano.

Tre donne, Jessica Grounds, esperta di strategie e leadership “al femminile” (attualmente impegnata per l’elezione di Hillary Clinton alle presidenziali Usa), la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, l’assessore regionale alle Pari Opportunità Loredana Panariti, accanto al rettore dell’ateneo di Trieste, Maurizio Fermeglia (con una lunga esperienza universitaria in Danimarca, dove la parità di genere è un argomento “superato” ancora dagli anni ’80), non hanno dubbi: ben venga  la parità di genere, un riequilibrio tra i poteri maschili e femminili per andare verso una società civile in cui si lavorerà meglio.

Ospiti dell’Iniziativa Centro Europea di Trieste con il suo segretario generale Giovanni Caracciolo di Vietri, e con la collaborazione del dipartimento di Science politiche e sociali dell’Università giuliana, diretto da Sara Tonolo, e del Vitale Institute for geopolitical studies, con il presidente Roberto Vitale, l’odierno dibattito dedicato a “Women in Politics” ha dunque messo in chiaro che se di fatto non avrebbe grande senso “definire” spazi per il genere femminile, d’altronde la situazione di oggi forse richiede ancora quello che Serracchiani ha chiamato «un aiutino». Ad esempio, ha osservato, proprio in Friuli Venezia Giulia non è stata inserita nella legge elettorale regionale la parità di genere e nel nostro Paese «ci si vede ancora dotare completamente o compiutamente delle cornici giuridiche attorno alle quali costruire le regole per l’ingresso delle donne in politica». 

L’Italia peraltro non si trova nelle posizioni di coda di una presenza rosa nei posti politici che contano: da un’analisi compiuta nelle 22 maggiori nazioni al mondo, ha indicato Jessica Grounds, gli Usa infatti si collocano al 97.mo posto, mentre l’Italia occupa la 42.ma posizione per scranni al femminile nel rispettivi Parlamenti. Proprio in questi 22 paesi, ha aggiunto, il 22,8% dei Parlamenti è rappresentato da donne ed è «sempre donna» il 24% dei senior manager nel mondo del business e il 5% degli amministratori delegati nelle grandi aziende.

Fondamentale per la crescita delle donne nel percorso verso posizioni di vertice resta però in Italia, ha indicato l’assessore Panariti, il tema della maternità: «pensare di avere un figlio, o avere figli, resta infatti un elemento quasi discriminante nel nostro mondo del lavoro, nonostante le leggi esistenti. C’è quindi la necessità di un cambio culturale importante». 

Dal dibattito odierno, ai maschi giunge una lezione “preoccupante”. Se già oggi infatti si deve riconoscere come la donna sia molto più multisettoriale dell’uomo ed appaia più focalizzata di esso sulla soluzione dei problemi, per quella che sino a oggi era considerata la parte dominante della società i tempi si stanno facendo fanno oltremodo difficili, specie se si avvererà quanto ha predetto la presidente Serracchiani: «le donne stanno imparando ad essere solidali tra loro, sin qui un limite proprio delle donne, e anche dei giovani». Quando questo gap sarà superato, per il maschio resterà solo il tempo della resa, incondizionata.