Inquinamento luminoso: indispensabile “salvare la notte”

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inquinamento luminoso Italia dalla stazione spaziale Foto ESA NASA
Arpav e Università di Padova unite in uno studio per limitare il fenomeno

 

inquinamento luminoso Italia dalla stazione spaziale Foto ESA NASAOggi la maggior parte della popolazione in Italia non può usufruire della visione del cielo notturno. La Via Lattea è diventata una sconosciuta, visibile solo da pochi siti, lontani dai centri abitati. Da un recente studio di un gruppo internazionale, al quale partecipano esperti italiani (Fabio Falchi e Pierantonio Cinzano), risulta che il problema è globale. Il 60% della popolazione europea vive in regioni dove è preclusa l’osservazione della Via Lattea e l’Italia risulta, tra i paesi del G20, una delle realtà più afflitte da inquinamento luminoso assieme alla Corea del Sud.

In Italia si è verificato un rilevante aumento dell’inquinamento luminoso, soprattutto in Pianura Padana, a iniziare dagli anni ’70, quando ancora si poteva osservare la Via Lattea da molte regioni. Dagli osservatori astronomici professionali si aveva una visione con un cielo praticamente buio, illuminato solo dalle stelle e altre sorgenti naturali.

Lo sviluppo dell’illuminazione esterna ha portato ad un indubbio miglioramento della sicurezza e della qualità della vita durante la notte. Tuttavia l’eccesso d’illuminazione, superfici troppo illuminate rispetto ad altre, oppure impianti che emettono luce direttamente (e inutilmente) verso l’alto producono effetti negativi come abbagliamento, riduzione delle condizioni di sicurezza, disturbo alla fauna e un impatto ambientale negativo. Si hanno inoltre danni alla biosfera (e alla salute) e un’immediata riduzione o impossibilità di vedere lo spettacolo del cielo notturno naturale e di percepire la grandiosità dell’universo attraverso la visione dell’arco della Via Lattea, che è stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio culturale dell’umanità. 

L’inquinamento luminoso si accompagna anche a un inutile spreco energetico ed economico. In Italia gli impianti spesso sono irrazionali, a volte illuminano dove non è necessario, anche con un notevole eccesso di intensità, confondendo i punti sensibili e talvolta le spese sono uscite dal controllo. Con l’avvento di tecnologie che promettono risparmi in termini energetici in realtà la situazione potrebbe anche peggiorare, con un nuovo proliferare di impianti incontrollati. 

Da diversi anni esperti dell’Università di Padova si occupano degli effetti, del controllo dell’inquinamento luminoso e della razionalizzazione degli impianti. Tra questi il prof. Sergio Ortolani del Dipartimento di fisica e astronomia e il prof. Pietro Fiorentin del Dipartimento di ingegneria industriale che fanno entrambi parte della commissione regionale (coordinata dall’ARPAV) per il controllo dell’applicazione della legge regionale veneta del 2009 sull’inquinamento luminoso e risparmio energetico. Dal 2011 il Dipartimento di fisica e astronomia di Padova, in collaborazione con l’Osservatorio Astronomico dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), ha iniziato misure continue della luminosità del cielo sull’Altopiano di Asiago e sta progettando un analogo sistema automatico per il controllo della luminosità del cielo a Padova. I primi risultati, che mostrano l’efficacia delle recenti misure di contenimento dell’inquinamento luminoso, sono stati presentati a congressi internazionali.

Padova e Asiago ospitano in questi giorni Martin Aubé dell’Università Cégep di Sherbrooke, Canada. Aubé è specializzato in scienza dell’atmosfera, remote sensing e propagazione dell’inquinamento luminoso in territori complessi (come il Veneto), dei suoi effetti biologici e possibili ricadute nocive sull’uomo. È uno dei maggiori esperti internazionali in modelli di propagazione dell’inquinamento luminoso. Ha sviluppato un sofisticato modello utilizzato per studi specifici pubblicati numerosi articoli  in riviste internazionali. Sempre su questa tematica è stato invitato a tenere un intervento di apertura al congresso annuale del gennaio 2017 della AAS, l’Associazione Astronomica Americana. Aubé esaminerà la situazione degli impianti di illuminazione pubblica tipici della pianura, per poi passare ad Asiago dove effettuerà dei rilievi fotometrici e spettroscopici. Lo scopo è la realizzazione di un modello di inquinamento luminoso per Asiago con lo scopo primario di identificare gli impianti più inquinanti e le strategie atte a diminuirne gli effetti, in modo da preservare la qualità del cielo all’Osservatorio Astronomico di Asiago.

Quanto al risparmio energetico ed economico ottenibili con una corretta illuminazione, i risultati ottenuti negli anni testimoniano l’efficacia degli sforzi condotti: da un lato un notevole risparmio economico derivante dal controllo energetico, che secondo i risultati del questionario rivolto ai comuni del Veneto ammonta nel solo periodo 2010-2013 ad oltre 4 milioni di euro, dall’altro un inquinamento luminoso che negli ultimi anni non pare aumentare significativamente, ma che presenta ancora molti margini di miglioramento, in particolare per quanto concerne gli impianti privati esistenti che oggi costituiscono certamente la maggior fonte di inquinamento.inquinamento luminoso cielo da Osservatorio La Silla Cile maggio 2012