Un documentario, un convegno e una nuova legge per parlare di bambini e ridisegnare il sistema educativo regionale per la fascia d’età zero-tre anni, puntando sempre sulla qualità dei servizi
“Siamo ancora la città dei bambini?”. Parte da questa domanda “Bambini si diventa: gli anni che contano, quando Bologna eccelleva negli asili… e non solo”, il nuovo documentario scritto da Cristiano Governa e diretto da Riccardo Marchesini, in parte finanziato dalla Regione, presentato a Bologna dalla vicepresidente della Giunta regionale e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini, e dallo stesso autore.
Un viaggio per Bologna (e non solo) sulle tracce delle energie e delle professionalità del mondo dell’infanzia e, in particolare, dei nidi e delle altre strutture educative dedicate ai bambini più piccoli, da zero a tre anni.
«Questo lavoro è un piccolo viaggio all’interno dell’attenzione e della fatica che in questa regione è dedicata all’infanzia. Per una volta allora parleremo di quelli che, in diversi modi e in diverse fasi, si occupano dei nostri figli assieme a noi. Il fatto è che sono bravi. Che fanno fatica. E che in pochi dicono loro grazie, anche senza dirlo, magari semplicemente lasciandoli lavorare in pace». Con queste parole Cristiano Governa, giornalista, sintetizza il senso del documentario. «Da genitori, e quindi da (involontari) aspiranti nevrotizzatori dei nostri bambini – prosegue – non siamo capaci di ammettere che la crescita e la felicità di nostro figlio non dipende solo da noi, che non siamo soli (o da soli) ad occuparci di chi abbiamo messo al mondo. La felicità dei nostri figli è una forma di pazienza e di fiducia, ma soprattutto non dipende unicamente da noi. Una città che te lo insegna ha fatto tanto per te».
In Emilia-Romagna sono oltre 30.000 i bambini iscritti nelle 1.214 strutture educative (nidi, nidi aziendali, micro-nidi e sezioni primavera) – dati ufficiali anno 2015 – ed è sempre a loro che si rivolge il progetto di legge regionale della Giunta, il cui iter di approvazione si concluderà presumibilmente entro il mese di ottobre. Una legge-cornice, illustrata sempre oggi in conferenza stampa, che recepisce le novità introdotte dalla riforma nazionale (legge 107/2015) e che, insieme alla direttiva sull’organizzazione e il funzionamento che la completerà, punta ad andare incontro anche alle esigenze di un mondo del lavoro diverso dal passato, senza arretrare in nessun modo sulla qualità dei servizi erogati.
Una necessità, quella di intervenire sull’attuale normativa regionale, del 2000, dettata dalla consapevolezza di quanto siano cambiate in questi ultimi anni le esigenze delle famiglie nelle loro molteplici variabili: da quelle con molti figli a quelle mono-genitoriali, a quelle di immigrati, e alle esigenze dei bambini stessi. Problematiche che le amministrazioni locali hanno esplicitato alla Regione negli incontri sul territorio con i sindaci e gli assessori con delega all’infanzia organizzati dalla vicepresidente Gualmini nell’arco di quest’anno.
«L’infanzia è il nostro pallino: anche per questo abbiamo fatto un viaggio per tutta la regione per ascoltare gli amministratori locali e i tanti soggetti che si occupano di questo tema prima di arrivare all’approvazione della nuova legge regionale per i servizi 0-3 anni – ha dichiarato l’assessore Gualmini -. Nel lavorare alla legge, abbiamo tenuto conto del mondo che cambia e delle esigenze molto differenziate dei giovani genitori, tenendo in considerazione anche la sostenibilità del sistema. Il progetto di legge regionale – ha spiegato la vicepresidente della Regione – si orienta verso una maggiore flessibilità nel funzionamento dei nidi e dei servizi educativi integrativi, proponendo un modello organizzativo del tipo “hub and spoke”: al centro il nido classico, full time o part time, con orario tradizionale, e intorno una rete di servizi più flessibili (sperimentali, domiciliari, integrativi, spazi genitori-bambini) con orari più elastici».
«Apprezzo veramente l’attenzione che Elisabetta Gualmini ha posto alle esigenze dei vari territori in materia di servizi educativi, parlando con tutti gli amministratori – ha detto Marilena Pillati, vicesindaco del comune di Bologna con delega all’educazione e alla scuola -. Ogni territorio presenta esigenze diverse e si fa portatore di bisogni delle famiglie che non sono uguali per tutti. Riconosco che Bologna è un caso che si differenzia dagli altri. Noi continuiamo ad avere molte richieste per l’accesso ai nidi, anche da parte delle famiglie straniere ma, non è così altrove. Giusto quindi pensare in termini di flessibilità pur nella massima garanzia di qualità dei servizi».
Tre sono gli assi di intervento del provvedimento: maggiore flessibilità organizzativa dei servizi, un sistema di accreditamento delle strutture educative semplice, introduzione della obbligatorietà delle vaccinazioni contro poliomielite, difterite, tetano ed epatite B per l’iscrizione.
Infine, un appuntamento importante: il convegno “I bambini dell’Emilia-Romagna: parliamone tutti insieme”, in programma per il prossimo 30 settembre a Bologna, con al centro l’attuale condizione socio-demografica dei bambini 0-6 anni in Italia e in Emilia-Romagna e le conseguenti ripercussioni sui nuovi bisogni e sulle scelte delle famiglie in ordine alla fruizione dei servizi per l’infanzia. A tale proposito, verranno presentati i risultati di due ricerche commissionate dalla Regione rispettivamente all’Università di Padova e a quella di Modena.