Lo studio bolognese definisce il meccanismo essenziale dell’infezione
Colonizzare l’ambiente acido dello stomaco dell’uomo senza essere preda della risposta immunitaria dell’ospite non è impresa facile. Ci riesce molto bene Helicobacter pylori, il batterio responsabile dell’ulcera e del tumore gastrico. A spiegare come sia possibile ci ha pensato una nuova ricerca, condotta nel dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna, in collaborazione con l’Università di Parma, che ha permesso di definire un meccanismo essenziale per l’infezione di Helicobacter pylori della mucosa gastrica.
Lo studio ha rivelato che il patogeno è in grado di “sentire” la concentrazione di alcuni ioni metallici e, formando una sorta di “nodo” sul Dna, regola l’espressione genica per la sopravvivenza in ambiente acido. Grazie ai risultati, pubblicati sulla rivista Nature Communications, sarà possibile comprendere meglio i processi di infezione, aprendo la via a nuovi trattamenti per combattere gastriti e ulcere, e per prevenire l’insorgenza del tumore allo stomaco.
Ciò che rende Helicobacter pylori efficace nel colonizzare l’uomo è la capacità di modulare molto finemente la propria espressione genica. I principali fattori di virulenza devono infatti essere prodotti a sufficienza per garantire la sopravvivenza e la moltiplicazione batterica, senza stimolare un’incontrollata proliferazione e tantomeno la risposta immunitaria dell’ospite. Inoltre, per infettare l’ambiente molto acido della nicchia gastrica dell’uomo, il batterio ha bisogno di alcuni metalli – in particolare ferro e nichel – che Helicobacter pylori ha imparato ad utilizzare neutralizzandone la possibile tossicità, in un processo noto come “omeostasi dei metalli”. Tutto questo avviene attraverso un “circuito di regolazione trascrizionale”, che integra più stimoli in una risposta coerente del batterio all’ambiente.
«Ci siamo accorti che, quando prevalgono gli stimoli nocivi, si forma un “nodo” nucleoproteico sul Dna che spegne l’espressione genica di un fattore di virulenza chiave, poiché il batterio non ha alcun vantaggio a proliferare in condizioni non permissive – spiega il docente UniBo, Alberto Danielli, che ha coordinato la ricerca -. Al contrario stimoli positivi, fanno “snodare” il Dna, e attivano l’espressione genica del fattore e di conseguenza la crescita batterica. Nel mondo, il tumore gastrico è quarto per incidenza di casi e secondo per numeri di decessi. Pertanto la sua prevenzione, che passa attraverso l’eradicazione del batterio, è un obiettivo farmacologico importante».