Le azienda multiservizi dei comuni trentini e quella di Verona trattano per dare vita d un’unica realtà magari da quotare in Borsa. Dubbi sulla convenienza da parte delle opposizioni del Trentino
Tra le municipalizzate dei comuni del Trentino (Dolomiti Energia) e di Verona (Agsm) sono in corso fitti colloqui che potrebbero a breve portare alla fusione delle due aziende in un’unica realtà dalle dimensioni molto maggiori in grado di approdare anche in Borsa.
Sul fronte veronese la discussione è più semplice, in quanto Agsm è posseduta al 100% dal comune scaligero e il sindaco uscente Flavio Tosi ha necessità di lasciare ai posteri qualche segno di successo dopo una serie di progetti che si sono insabbiati e che ne hanno minato la credibilità politica. Più intricato il lavoro sul fronte trentino, dove Dolomiti Energia ha una maggioranza costituita dai due comuni di Trento e di Rovereto, più una serie di altri azionisti di comuni minori e una quota consistente di azionisti privati.
Per il presidente di Agsm Flavio Venturi «il sindaco Flavio Tosi ci ha detto di procedere e verificare la fattibilità della fusione con Dolomiti Energia. Per noi è più semplice, mentre in Trentino ci sono alcuni soci che non sono favorevoli. Ma se la fusione salta, guarderemo altrove».
L’operazione sul fronte trentino trova la “benedizione” del presidente della provincia di Trento Ugo Rossi, che a differenza dal solito, per trovare un partner a Dolomiti Energia guarda verso Sud: «potrebbe essere uno scenario interessante, magari da portare anche ad una quotazione in Borsa».
Entrambe le due multiutilty sono di dimensioni medio piccole e che difficilmente riescono a reggere una concorrenza sempre più dinamica. Non potendo crescere rapidamente per vie interne, l’unica possibilità è quella di stringere alleanze esterne. Entro il prossimo 31 ottobre, Agsm e Dolomiti Energia dovranno valutare la fattibilità dell’alleanza e le ricadute finanziarie, economiche, industriali ed energetiche.
Lo scenario però convince poco le opposizioni trentine che paventano una perdita di territorialità e di incidenza nella capacità di governo del nuovo soggetto da parte degli azionisti pubblici, in particolare dei due comuni di Trento e Rovereto che con i pingui dividenti di Dolomiti Energia alimentano consistenti fette dei loro bilanci. Per loro, l’importante è valutare bene le ricadute della fusione, stando attenti a che i benefici vadano anche ai consumatori. Inoltre, le opposizioni criticano la provincia di Trento che si è mossa in ritardo rispetto a quella di Bolzano, che è stata più veloce e ha creato una grande multiutility “in house”, Alperia”, che è diventata una delle prime cinque aziende nazionali nella produzione di energia rinnovabile. Da più parti si rimarca inoltre la mancata scelta di fare una società pubblica unitaria tra le province di Trento e Bolzano che avrebbe generato un protagonista di grandi dimensioni, valorizzando così quella collaborazione interprovinciale sempre in auge nelle parole, ma scarsa nei fatti concreti.