Trentino Alto Adige: celebrati con cerimonie separate i 70 anni di autonomia

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Eventi a Trento e Bolzano. Ci si prepara al terzo statuto di Autonomia speciale senza condivisione di un futuro comune

 

70 anni autonomia trento gentiloniIn Trentino Alto Adige si sono celebrati i 70 anni dell’Autonomia speciale con due distinti eventi separati, uno a Trento nella sede della Provincia di Trento e uno a Bolzano nella cornice di Castel Firmiano.

Per il presidente del Consiglio regionale, Thomas Widmann, «la nostra Autonomia è un diritto che ci è stato tramandato dalla storia. A settant’anni dall’Accordo Gruber-Degasperi, che ha sancito la nascita della nostra Regione nel contesto nazionale italiano, riconoscendo le peculiarità culturali e linguistiche della nostra terra, oggi ricordiamo il percorso che ha portato il Trentino-Alto Adige/Südtirol ad essere quel modello di convivenza e sviluppo sociale ed economico riconosciuto in tutta Europa e non solo». Per Widmann «abbiamo dimostrato, attraverso passaggi non sempre facili, che l’Autonomia è stato un investimento e ora abbiamo il dovere di proseguire sul cammino avviato dai padri fondatori di questa terra. Spetta a noi, oggi, dare nuovo impulso alla crescita del territorio e abbiamo per questo avviato quel processo di riforma dello Statuto che dovrà portare alla stesura di una carta capace di armonizzare i rapporti tra Bolzano/Bozen e Trento e soprattutto ci permetta di fare quell’ulteriore passo verso il rafforzamento dell’Euregio. La Macroregione europea, infatti, valorizzando un legame che non si è mai spezzato, rappresenta il naturale sviluppo del nostro territorio. Tuttavia – avverte Widmann – dobbiamo prima di tutto portare a termine il percorso che abbiamo iniziato attraverso la Convenzione per l’Autonomia a Bolzano-Bozen e la Consulta a Trento e che si concluderà proprio nel Consiglio regionale che ho l’onore di presiedere. E’ un cammino non facile, ma che deve scrivere un capitolo importante nella storia delle nostre Province. Se sapremo dare alla nostra popolazione uno strumento che sia al passo con i tempi, che sappia unire le esigenze, pur diverse ma contingenti, dei due territori, allora potremo davvero consegnare alle future generazioni un Trentino-Alto Adige/Südtirol migliore di quello che noi stessi abbiamo avuto la fortuna di vivere».

Elemento comune tra i due eventi, la presenza del ministro agli esteri Paolo Gentiloni. «La pacifica convivenza in Alto Adige fra gruppi linguistici diversi viene presentata e vista talvolta come modello per altre zone europee che non hanno conosciuto analogo percorso di riconciliazione. L’autonomia altoatesina – tirolese dimostra che è possibile in Europa costruire autonomie speciali in cui popoli, culture, lingue diverse abbiano un percorso comune e di comune sviluppo – ha detto il ministro -. La soluzione della questione altoatesina può servire dunque da esempio oltre che per la protezione delle minoranze linguistiche in tutto il mondo anche per dare una risposta efficace, oggi sempre più necessaria, al giusto equilibrio fra le prerogative nazionali e quelle europee».

Per Gentiloni «sono certo che la Consulta trentina e la Convenzione altoatesina per la riforma della Statuto d’autonomia faranno passi avanti sulla scia di una riforma costituzionale che rispetta e vuole valorizzare le autonomie in generale e le autonomie speciali in particolare. Quindi credo che tale riforma vada considerata un’opportunità per lo sviluppo da parte del Trentino e dell’Alto Adige delle riforme dei relativi statuti».

«Dobbiamo essere consapevoli che il nostro paese e l’Europa hanno bisogno della cultura dell’autonomia, che produca l’auto-determinazione del governo di se stessi» ha detto il presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi. In merito al processo che le due province autonome di Trento e Bolzano stanno attuando separatamente per approdare al Terzo Statuto d’autonomia, Rossi, a margine alla cerimonia, si è soffermato sul fatto che «c’è sempre bisogno di ricordare il valore della nostra specialità e le potenzialità che può avere per il nostro paese. E’ giusto – ha aggiunto – affermare l’unicità dello Statuto ed è giusto riconoscere che se l’Alto Adige ha bisogno di fare un percorso proprio, noi dobbiamo permetterlo senza che questo significhi non arrivare al risultato finale. Consulta e Convenzione partono certamente, ma poi la politica e le istituzioni, speriamo lungimiranti come De Gasperi e Gruber, devono procedere, e con l’Alto Adige abbiamo un rapporto adulto di pari dignità non di subalternità: i rapporti fra le due Province non mai stati a un livello di collaborazione così alta».

70 anni autonomia castel firmiano kompatscher«A volte è pericoloso giudicare gli eventi storici guardandoli unicamente attraverso la lente del presente. Con il senno di poi è più facile giudicare quello che è successo realmente» ha detto il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, introducendo il convegno organizzato a Castel Firmiano, nell’ambito della Giornata dell’Autonomia, per celebrare il LXX anniversario dell’Accordo Degasperi-Gruber. La sede di Castel Firmiano, ha spiegato Kompatscher, «è stata scelta consapevolmente per evidenziare la dialettica che da sempre c’è tra l’Accordo di Parigi, da una parte, ed il “Los von Trient”, legato proprio a questo luogo, dall’altra. Non volevamo dare una visione unitaria dal momento che ancora oggi gli storici danno valutazioni diverse su questo evento”. Diversità che sono emerse anche dalle relazioni al convegno. 

Eva Pfanzelter (Università di Innsbruck) ha affermato che «l’Alto Adige ha puntato sulle carte sbagliate per ottenere l’autodeterminazione». L’intesa raggiunta evidenzia, secondo Pfanzelter, «la debolezza diplomatica dell’Austria ed anche la spinta centralista dell’Italia». Per lo storico bolzanino Andrea Di Michele (Libera Università di Bolzano) sarebbe «giunto il momento di superare l’approccio partigiano, polemico e rivendicazionista» e riconoscere «senza postume santificazioni, e senza nascondere le difficoltà di applicazione che l’Accordo di Parigi ha rappresentato un oggettivo passo in avanti nella questione sudtirolese, affrontata per la prima volta in una logica di collaborazione e non più di sopraffazione». Per Michael Gehler (Univesità di Hildesheim), invece, l’accordo non è affatto una Magna Charta, ma rappresenta piuttosto «il fallimento dell’autodeterminazione e l’autonomia negata». Gehler, inoltre, ha provocatoriamente sostenuto che l’accordo non avrebbe neppure un forte ancoraggio internazionale. Lo storico germanico Rolf Steininger, docente per molti anni all’Università di Innsbruck, infine, ha ribattuto punto su punto a quanto sostenuto da Gehler, difendendo la sua tesi sulla “Magna Charta dell’Autonomia”. «L’intesa – ha spiegato – faceva parte del trattato di pace e solo questo accordo ha garantito l’autonomia dal punto di vista del diritto internazionale. Grazie all’accordo l’Austria è diventata punto di riferimento per la questione sudtirolese e si è così resa possibile la stesura del Pacchetto».