Di male in peggio: anche ad agosto per l’Istat fiducia cittadini ed imprese è in calo

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Reazioni monocordi di critiche all’operato del Governo Renzi da parte delle associazioni di consumatori, delle categorie e dell’opposizione. Maggioranza basita in silenzio. Si consolida un “clima di non fiducia”

 

grafico indice calo rottura pavimento deflazioneDi male in peggio: al Giovane Rottamatore di Rignano non ne centra più una. Passi per il dramma del terremoto, ma dal travolgente risultato del 2015 ad oggi il tocco magico del Giovane Premier pare essere svanito nel nulla.

Che la situazione dell’Italia sia sempre più negativa lo certifica anche l’indice di fiducia delle imprese e dei cittadini stilato dall’Istat che ad agosto segna l’ennesimo peggioramento, passando 

da 111,2 di luglio a 109,2 e l’indice composito del clima di fiducia delle imprese scende da 103,0 a 99,4. Tutte le stime riferite alle componenti del clima di fiducia dei consumatori registrano una flessione, seppure con intensità diverse: il clima economico passa da 129,8 a 125,5, diminuendo per il quinto mese consecutivo; le componenti personale, corrente e futura, dopo l’aumento registrato a luglio, tornano a posizionarsi sui livelli del mese di giugno. 

Più in dettaglio, il clima personale passa da 105,0 di luglio a 103,6, quello corrente da 109,1 a 107,2 e quello futuro da 114,8 a 112,2. Le opinioni dei consumatori riguardo la situazione economica del Paese si confermano in peggioramento per il quarto mese consecutivo (il saldo dei giudizi passa da -54 a -60 e quello delle aspettative da -9 a -15), mentre i giudizi sull’andamento dei prezzi nei passati 12 mesi e le attese per i prossimi 12 mesi registrano un incremento (da -31 a -22 e da -30 a -27). Peggiorano le aspettative sulla disoccupazione (da 30 a 35, il saldo). Con riferimento alle imprese, il clima di fiducia scende in tutti i settori: in modo più marcato nei servizi di mercato (da 108,3 a 102,4) e nel commercio al dettaglio (da 101,3 a 97,1), più lieve nella manifattura (da 102,9 a 101,1) e nelle costruzioni (da 126,2 a 123,5). 

Nelle imprese manifatturiere peggiorano sia i giudizi sugli ordini sia, lievemente, le attese sulla produzione (da -14 a -18 e da 10 a 9, rispettivamente). I giudizi sulle scorte rimangono stabili (il saldo è a quota 3 per il quarto mese consecutivo). Nelle costruzioni peggiorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (da -24 a -28) mentre le attese sull’occupazione rimangono stabili (il saldo si attesta a -9 per il terzo mese consecutivo). Nei servizi peggiorano tutte le componenti del clima: diminuiscono i saldi dei giudizi e delle attese sul livello degli ordini (da 7 a 3 e da 8 a 1, rispettivamente) così come il saldo delle attese sull’andamento dell’economia in generale (da 8 a 3). Nel commercio al dettaglio peggiorano sia i giudizi sulle vendite correnti, il cui saldo torna negativo per la prima volta dal mese di gennaio 2016 (il saldo passa da 6 di luglio a -4) sia le attese sulle vendite future (da 21 a 16); il saldo sulle scorte di magazzino passa da 16 a 14.

Per Confesercenti è possibile che la situazioni peggiore ulteriormente. Un clima di mancanza di fiducia pesa anche sui saldi estivi con vendite in stallo ed aumenti solo nelle località turistiche. La preoccupazione per l’economia italiana pesa sulla fiducia di cittadini e imprese e mette a rischio la già debole ripresa dei consumi. A determinare il peggioramento del clima dei consumatori ad agosto, infatti, sono soprattutto i giudizi e le aspettative sulla situazione del Paese e sulla disoccupazione. Complessivamente siamo lontani dai crolli della crisi – ad agosto 2013 gli indici erano inferiori di oltre 10 punti – ma il calo è comunque preoccupante, anche perché appare in contrasto con le valutazioni e le attese sul bilancio delle famiglie, che sono invece positive. Sembra essersi consolidato un clima di “non fiducia” quasi strutturale nel futuro del Paese, che potrebbe portare ad un nuovo rallentamento della spesa delle famiglie nella parte finale dell’anno. 

Per Confesercenti il riflesso sui consumi è già evidente: l’intenzione di acquistare beni durevoli si è praticamente arenata. Una situazione che non può non incidere sulle imprese del mercato interno, in particolare del commercio al dettaglio. Che vedono peggiorare il clima sia nel commercio tradizionale (che cala da 102.5 a 101.1) che nella grande distribuzione (da 101 a 95). A incidere è anche l’esito deludente dei saldi estivi, che non hanno avuto l’andamento sperato. Con l’eccezione di alcune zone turistiche – dove il flusso di visitatori, in particolare stranieri, ha permesso di portare qualche lieve incremento – le vendite di fine stagione del 2016 sono rimaste in linea con quelle dello scorso anno. Anzi, in alcuni casi – come a Roma e in Sardegna – hanno segnato anche cali consistenti del venduto, con picchi fino al 20% in meno. Uno stallo grave, soprattutto se si considera che negli ultimi 5 anni la spesa in abbigliamento delle famiglie è crollata di ben 12 miliardi. Per uscire dall’impasse serve un’operazione di recupero della fiducia, da avviare già con la prossima legge di stabilità, a partire da un prolungamento degli interventi volti a favorire la nuova occupazione e da una riduzione fiscale strutturale che rimetta in tasca agli italiani un po’ di soldi. Occorre un cambiamento, però, anche nell’impostazione della politica economica europea, che ha inciso sui mercati interni e non sembra essere in grado, allo stato attuale, di dare maggiori certezze sul futuro.

I commenti sui dati pubblicati da Istat non si sono fatti attendere e sono tutti all’insegna della critica pesante all’operato del Governo Renzi, mentre la maggioranza di centro sinistra è rimasta in silenzio basita dall’ennesima batosta.

Per Renato Brunetta, capogruppo veneziano di Forza Italia alla Camera dei Deputati, «l’Istituto nazionale di statistica ci dice che, purtroppo, peggiora la fiducia di consumatori e imprese ad agosto diminuendo per il quinto mese consecutivo. Dati negativi, dunque, che raccontano l’oggettiva realtà di un Parse fermo e in fortissima difficoltà. Senza volontà di fare polemiche, ma con spirito responsabile e costruttivo, vorrei chiedere al presidente del Consiglio, Matteo Renzi: ma a cosa sono serviti i famosi 80 euro se i consumi vanno sempre peggio? La risposta, ahinoi, la conosciamo tutti. Magari dovrebbe essere il premier ad aver voglia di spiegarla agli italiani. Al momento la politica economica di Renzi-Padoan ha portato alla ingiallita fotografia che oggi ci consegna l’Istat. Tutto molto triste», conclude Brunetta.

«Sfiducia. Non esiste termine più calzante per descrivere l’Italia di Renzi. I dati Istat parlano chiaro e fotografano un paese sempre più in difficoltà» commenta il capogruppo alla Camera della Lega Nord, il triestino Massimiliano Fedriga, commentando il calo ad agosto della fiducia di imprese e consumatori. «Cittadini e imprese non credono più alle storie raccontate da un governo che altro non ha fatto che curare i propri interessi dimenticandosi di un intera nazione – sottolinea l’esponente del Carroccio -. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: ogni mese gli italiani vedono il proprio futuro più difficile e meno roseo. Zero prospettive. L’unica ancora di salvezza per ripartire è il referendum di ottobre. Tra poco più di un mese infatti la sfiducia sarà per Renzi e il suo malgoverno. L’Italia ha bisogno di voltare pagina».

Particolarmente duro nei confronti di Renzi è il  fondatore dei M5S, Beppe Grillo: «dopo la fortunata congiuntura internazionale del 2015 (petrolio in calo, euro debole e manovre monetarie di Draghi) nel 2016 il Bomba è nudo, e non può far altro che nascondere i disastri dell’economia dietro il referendum costituzionale. Sta ai cittadini italiani decidere se archiviare o meno questa pagina infelice della nostra Repubblica – scrive nel suo blog -. I dati Istat confermano che la cattiva salute del Pil – fermo tra aprile e giugno – non sarà passeggera. Se consumatori e imprese navigano nel pessimismo è perché il Governo non dà segnali di voler cambiare direzione. Al di là delle battaglie retoriche contro l’austerità, infatti, il Bomba è pronto a varare l’ennesima legge di stabilità lacrime e sangue per rispettare i vincoli di bilancio europei». 

«Non c`è da stupirsi di fronte al calo della fiducia dei consumatori e delle imprese: abbiamo sempre considerato sbagliate le scelte economiche del governo Renzi mirate a favorire la crescita» afferma il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, commentando l’indice Istat del clima di fiducia dei consumatori in Italia. Secondo Capone «le cause del peggioramento del clima in Italia vanno individuate nell`economia che non riparte, nei contratti nazionali di lavoro non rinnovati alla scadenza, nell’alto tasso di disoccupazione e nell’assenza, a questo punto sempre più lampante, di una vera politica industriale. Fatto che ci preoccupa ancora di più alla vigilia della prossima legge di Bilancio».

«Dati drammatici, che rivelano una realtà ancora molto lontana dall’ottimismo e dalla ripresa»: così Federconsumatori e Adusbef commentano il calo della fiducia di consumatori e imprese ad agosto registrato dall’Istat, sostenendo che è «necessario un segnale importante da parte del governo per dare prospettive e speranze ai cittadini. Interventi di contrasto alla disoccupazione, misure che tutelino il potere di acquisto delle famiglie, piani di realizzazione e messa in sicurezza delle infrastrutture, investimenti per la ricerca e lo sviluppo: sono questi i veri segnali che farebbero cambiar orientamento al clima di fiducia. Segnali di cui, però, non si vede nemmeno una lontana ombra nei piani del governo. E’ ora di prendere atto di tale situazione e mettere in campo ogni sforzo per far ripartire l’economia e, con essa, dare nuove prospettive al nostro Paese», affermano Federconsumatori e Adusbef: «c’è bisogno, ora come non mai, di un segnale importante di unità e di volontà di ripresa».