Zaia: «la soluzione? Meno Stato al Nord, più Stato al Sud»
Secondo l’indagine di un quotidiano economico, negli ultimi anni il contenzioso tra le regioni e il potere centrale nazionale è aumentato a dismisura. Oggetto del contendere il cosiddetto potere concorrente, ampliato dalla riforma costituzionale varata a colpi di maggioranza dal centro sinistra pochi anni fa e che ora lo stesso centro sinistra vorrebbe ridurre drasticamente a favore di un rinnovato neocentralismo nel progetto di riforma costituzionale che dovrà essere approvato o bocciato dai cittadini nei mesi prossimi.
Il presidente della regione del Veneto, Luca Zaia, entra nel merito del tema: «a quel vasto contenzioso dinanzi alla Corte Costituzionale tra Stato e Regioni hanno senz’altro contribuito le incompiute riforme federaliste attuate finora, ma certamente la riforma costituzionale di Renzi può solo peggiorare la situazione, perché fa sì che non sia la Calabria a diventare come il Veneto ma viceversa. Una delle cause è il decentramento poco meditato di materie, improntato al principio dell’uniformità – prosegue Zaia –: così, anche regioni altamente inefficienti si sono viste attribuire un livello di autonomia che era ragionevole accordare solo a quelle più capaci. Sono stati prodotti enormi danni soprattutto al Sud: tra i Paesi dell’OCSE, ormai solo in Italia esiste un divario territoriale così devastante. La mancanza di un Senato federale ha reso poi ingestibile il tutto. Il rimedio a questa situazione non è però la ricentralizzazione indiscriminata e disordinata proposta dalla riforma costituzionale del Governo Renzi».
Secondo Zaia «già il centralismo attuale produce effetti nefasti. Basti pensare a quante volte la nostra Regione abbia dovuto difendersi dai tagli lineari che penalizzavano le gestioni efficienti, ottenendo alcune volte anche importanti successi in Corte Costituzionale. Una ricetta assurda che rischia di distruggere i modelli virtuosi realizzati con grande fatica in alcune regioni del Nord, non contribuendo in alcun modo a porre rimedio ai gravi mali del Sud. La formula costituzionale che in Italia sarebbe veramente in grado di raddrizzare la situazione è quello di meno Stato al Nord e più Stato al Sud – evidenzia Zaia –. Da un lato, questo risponderebbe alle esigenze del Meridione, spesso governato da amministrazioni locali altamente inefficienti, tanto che le popolazioni approverebbero sicuramente questa prospettiva. Dall’altro, ridurrebbe la presenza dello Stato al Nord, dove operano amministrazioni regionali e locali che funzionano e i cui modelli di organizzazione, come quello della sanità in Veneto, Lombardia, Emila Romagna, Toscana, Marche, sono eccellenze mondiali, come dimostrano i dati OCSE che li pongono ai vertici assoluti nel rapporto tra qualità e costo del servizio. Il punto di forza di questi sistemi è la differenziazione: il modello lombardo è diversissimo da quello toscano, quello veneto da quello emiliano e così via. In questi ambiti l’eccesso di presenza delle amministrazioni statali produce solo inutile burocrazia e rallenta lo sviluppo economico».
Per Zaia questo processo virtuoso potrebbe essere realizzato attraverso il federalismo differenziato, previsto dall’attuale art.116, III comma, della Costituzione. «In questa direzione si muove il referendum della Regione del Veneto sulla maggiore autonomia – conclude il presidente –: occorre riconoscere a chi è virtuoso forme rafforzate di autonomia e conseguenti forme di finanziamento, come è avvenuto in alcune Regioni speciali. Riportare il centralismo in queste realtà produrrebbe solo una eguaglianza al ribasso, facendo perdere ai cittadini il livello di servizi di cui oggi beneficiano».