I padri che lavorano nel privato e intendono usufruire di un periodo di congedo parentale potranno contare sul nuovo assegno familiare+ fino ad 800 euro al mese
Un sostegno finanziario alle famiglie dove entrambi i genitori lavorano, in aggiunta al tradizionale assegno al nucleo familiare, con particolare attenzione al ruolo educativo dei padri, a patto che questi ultimi lavorino nel settore privato. È il nuovo assegno al nucleo familiare+ varato dalla giunta provinciale di Bolzano che entrerà in vigore a partire dal 1 settembre.
«I papà – ha sottolineato l’assessora alla famiglia Waltraud Deeg – guadagnano mediamente più delle madri, e per questo motivo sfruttano in maniera molto limitata la possibilità di accedere ai congedi parentali. Con questa misura puntiamo a sostenere i padri che decidono di prendersi un periodo di pausa dal lavoro per dedicarsi ai compiti educativi, in quanto è dimostrato che il loro coinvolgimento più diretto nella quotidianità familiare ha effetti positivi sulla crescita e lo sviluppo emozionale e cognitivo dei bambini. Inoltre si tratta di un provvedimento che contribuisce a migliorare la conciliazione fra i tempi del lavoro e quelli della famiglia, di cui possono beneficiare anche le madri».
«I genitori – ha aggiunto il presidente Arno Kompatscher, padre di una schiera di 8 figli – devono avere la libertà di poter scegliere, e mi auguro che questo progetto pilota possa accrescere la consapevolezza dei padri e portare ad una più equa suddivisione dei carichi di lavoro all’interno della famiglia».
Secondo i dati più recenti, in Alto Adige sono tra le 600 e le 700 le madri che decidono di licenziarsi nel corso del primo anno di vita dei figli, in quanto i congedi parentali sono troppo brevi, oppure perché non intendono assegnare ad altre strutture i propri bambini, mentre i padri che nel settore privato usufruiscono del congedo parentale nei primi 8 anni di vita dei figli sono circa 550. Il provvedimento prevede che i padri che operano nel settore privato possano richiedere un contributo per un periodo che va dai 2 ai 3 mesi di congedo parentale consecutivo nel primo anno e mezzo di vita dei figli: coloro che ricevono il 30% del proprio stipendio hanno diritto a 400 euro al mese, coloro che non usufruiscono di alcuna indennità hanno diritto a 800 euro al mese, mentre la cifra si riduce a 600 euro al mese per chi percepisce l’indennità al 30% solo per una parte del congedo. «Sostenere anche nel settore privato una cultura imprenditoriale più attenta ai bisogni della famiglia – ha commentato la Deeg – ha effetti positivi sulle stesse aziende, in quanto cresce la motivazione dei dipendenti e si riducono le assenze dal lavoro».
Possono fare richiesta dell’assegno al nucleo familiare+ coloro che hanno i requisiti per ricevere l’assegno provinciale tradizionale (i bambini devono essere nati tra il 1 gennaio 2016 e il 31 dicembre 2018) e che hanno già inoltrato la relativa domanda. Il contributo integrativo non può essere erogato se il figlio, durante il periodo per il quale è stato richiesto, ha usufruito di un servizio di assistenza all’infanzia. Le domande possono essere presentate dal 1 settembre presso l’Agenzia per lo sviluppo sociale ed economico (ASSE) oppure presso i patronati, ma solo a partire dalla data in cui il padre che lavora nel settore privato ha terminato il congedo parentale per il quale si richiede il contributo (90 giorni di tempo). L’assegno al nucleo familiare+ viene erogato in un’unica soluzione con un versamento sul conto corrente bancario indicato per il pagamento dell’assegno provinciale. Secondo le stime dovrebbero essere tra i 600 e i 700 i padri che richiederanno l’assegno familiare+ per una spesa complessiva di circa 750.000 euro. Le risorse economiche provengono dal fondo regionale per il sostegno della famiglia e dell’occupazione sostenuto dalla restituzione degli anticipi dei vitalizi degli ex consiglieri regionali.