«No egoismi, né paura; sulle riforme serve che Paese resti unito». La Lega Nord attacca duro, beccandosi le critiche dei supporter dei pro immigrazione
All’inaugurazione dell’edizione 2016 del meeting di Comunione e Liberazione di Rimini, il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incendiato gli animi, specie nei passaggi dove egli ha invitato ad una politica accomodante (molto più di quella già ampiamente lasciva) in tema di immigrazione e di accoglienza.
Per Mattarella nessun cartello con la scritta “vietato l’ingresso” riuscirà mai a fermare il fenomeno dell’immigrazione, che va invece governato «con serietà e senso di responsabilità» ed in «collaborazione con l’Europa, creando nei luoghi da cui uomini e donne fuggono in cerca di un futuro migliore condizioni che consentano loro di vivere bene a casa propria». Giovani festanti che, aprendo l’edizione 2016 del Meeting, il capo dello Stato invita a fuggire da «paure ed egoismi», ad essere «protagonisti della propria storia». A evitare gli egoismi (compresi quelli che nascono dal web) ed i muri per cercare sempre il dialogo, anche interreligioso, e l’unità: il solo presupposto per essere elementi forti di una società forte. Perché per Mattarella «i giovani sono la vera risorsa su cui investire: una risorsa più preziosa di qualsiasi “crollo di borsa”. Nessuno può augurarsi che si verifichino spostamenti migratori sempre più imponenti, ma così rischia di avvenire se ci si illude di risolvere il problema con un “vietato l’ingresso” e non governando il fenomeno con serietà e senso di responsabilità», sostiene Mattarella, secondo cui il fenomeno migratorio «può essere governato in sicurezza solo in base al principio che ci si realizza con gli altri. Il che vuol dire far crescere, sul serio e presto, possibilità di lavoro e di benessere nei Paesi in cui le persone hanno poco o nulla, perché, in concreto, il loro benessere coincide pienamente con il nostro benessere». Con un punto fermo: «ci vuole umanità verso chi è perseguitato, accoglienza per chi ha bisogno e, insieme, sicurezza di rispetto delle leggi da parti di chi arriva. Occorre severità massima nei confronti di chi si approfitta di esseri umani in difficoltà, cooperazione con i Paesi di provenienza e di transito».
A quei ragazzi, che ne ascoltano il discorso senza mai interromperlo per esplodere solo alla fine in una standing ovation, il presidente della Repubblica chiede di «lavorare con impegno per ricomporre le ferite» inferte da ultimo dalla crisi economica, e «rendere l’Italia più robusta, più solidale, più competitiva, più importante per la costruzione europea». Perché, è il suo ragionamento, «un Paese che non sa trovare occasioni di unità, diventa più debole». Un richiamo, questo, in cui qualcuno legge un riferimento al prossimo referendum sulle riforme: Mattarella mai lo cita a Rimini, anche se ribadisce che la Repubblica che ha garantito all’Italia pace e prosperità nacque proprio da una consultazione referendaria.
E’ forse anche per questo che, dopo aver visitato la mostra per i settant’anni della Repubblica il capo dello Stato sottolinea che «è un gran merito ed è importante quando si riesce nel confronto politico a riconoscere i momenti in cui è necessario essere uniti e trovare momenti di convergenza, perché sono la punteggiatura dell’unità del Paese». Ed è quello dell’immigrazione il tasto su cui a Rimini Mattarella batte con più forza. Il fenomeno produce «un’ansia, una paura comprensibile, che non va sottovalutata. Ma non dobbiamo farci vincere dall’ansia e dobbiamo impedire che la paura snaturi le nostre conquiste, la nostra civiltà, i nostri valori. Quelli per i quali noi europei siamo un modello e un traguardo nel mondo», ammonisce, ricordando che «con la nostra civiltà, e senza rinunciare ad essa, sconfiggeremo anche i terroristi. Che seminano morte per tentare di cambiare i nostri cuori e le nostre menti».
Le parole di Mattarella hanno destato immediate reazioni della politica, specie di quella parte che combatte l’immigrazione illegale e il progetto di riforma costituzionale appena votato dal Parlamento. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini replica a mezzo social che «Mattarella anche oggi predica accoglienza, invita a “costruire ponti”, dice che non si può “vietare l’ingresso” agli immigrati. Buono? No, complice di scafisti, sfruttatori e schiavisti. L’anno scorso 107.000 italiani (22.000 giovani) sono scappati all’estero per lavorare, ma Mattarella preferisce preoccuparsi dei clandestini».
Aprici cielo! In soccorso di Mattarella sono grandinate parole di esecrazione sulla critica del leader padano. Ad esprimere solidarietà è stata Laura Boldrini, spessissimo presa di mira da Salvini che invita ad isolare il capo delle Lega: «definire “scafista e schiavista” il capo dello Stato per aver detto di voler costruire ponti e non muri qualifica ancora una volta il segretario della Lega. Le sue quotidiane esternazioni sono sempre più prive di freni e si pongono ben oltre ogni forma di dialettica politica». «In confronto Bossi era un vero statista» ironizza invece Pier Ferdinando Casini osservando però che, «per fortuna, gli italiani conoscono Mattarella e anche Salvini. La sua uscita mira solo a seminare zizzania senza rendersi conto che i frutti di tutto ciò li raccoglierà il M5S».
«Oggi è il giorno dell’insulto al Capo dello Stato – esordisce il capogruppo del PD alla Camera, Ettore Rosato -. In calo di consensi, il capo leghista fomenta l’odio solo per conquistare qualche titolo sui giornali. Ha superato tutti i limiti. Gli suggerisco di fermarsi e riflettere sulle parole anche oggi pienamente condivisibili del presidente Mattarella». Gioacchino Alfano (Ncd) invita a ignorare Salvini come «si fa con i matti. Le sue sono parole in libertà, prive di logica, dettate dalla poca lucidità del momento dopo una notte brava a ballare con le cubiste. Ignoriamolo, come si fa con i pazzi».
Anche dalla sinistra arriva la solidarietà a Mattarella. «Sono insulti inaccettabili. Oramai Salvini è solo un cinico seminatore di odio che cerca l’incidente politico per raccattare quattro voti. E’ la sua becera propaganda che dovrebbe essere clandestina», chiosa Arturo Scotto (SI). Un timido supporto per Salvini arriva dal suo collega di partito Roberto Calderoli: «le nostre regole prevedono che l’Italia possa accogliere solo chi ha diritto a ricevere la protezione internazionale, ovvero chi scappa da una guerra o da una persecuzione, mentre tutti gli altri, gli immigrati irregolari, devono essere respinti o, se arrivano, devono essere allontanati ed espulsi dal nostro territorio». Per Maurizio Gasparri, di Forza Italia, pur non entrando nella querelle riminese con le posizioni del leghista: afferma che «con tutto il rispetto per le massime autorità dello Stato, la parola d’ordine in materia di immigrazione deve essere espellere, non accogliere». Già, specie in ossequio ad una legge dello Stato tuttora vigente e al fatto che meno del 10% dei clandestini che arrivano via mare hanno le carte in regola per richiedere lo status di profugo o di rifugiato politico. Tutti gli altri sono persone che fuggono dai loro paesi per una mera convenienza economica, rinunciando ad impegnarsi per il miglioramento economico e sociale del loro paese.