Banca d’Italia: a giugno il debito pubblico sfonda nuovi record

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Raggiunta quota 2.248,8 miliardi di euro, pari a 37.480 euro su ogni cittadino in vita. In crescita di 7 miliardi dal mese precedente e di 77 da gennaio 2016

 

euro soldi mazzette biglietti 500Ancora un record poco invidiabile per l’azione di governo del Paese da parte del premier Matteo Renzi: a giugno il debito pubblico ha registrato un nuovo record. Secondo la Banca d’Italia ora raggiunge quota 2.248,8 miliardi di euro, e grava per 37.480 euro sulle spalle di ogni italiano in vita. Il debito è cresciuto di 7 miliardi di euro rispetto al mese precedente e di ben 77 miliardi di euro da inizio anno, pari ad una crescita di 1.286 euro per ogni cittadino.

La crescita del debito si accompagna ad una sensibile crescita del gettito fiscale: a giugno le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 45,1 miliardi (41,0 miliardi nello stesso mese del 2015); nei primi sei mesi del 2016 esse sono state pari a 197,4 miliardi, in crescita del 5,5% rispetto al corrispondente periodo del 2015.

E’ di tutta evidenza che negli ultimi due anni – coincidenti con quelli del Governo Renzi – il peso del debito pubblico è cresciuto costantemente, mentre tutte le proposte di razionalizzazione della spesa pubblica sono evaporate nel nulla. Si può comprendere la posizione del giovane premier fiorentino che ha conquistato la tolda di comando a suon di promesse e di elargizioni di mance a debito, ma quando si governa di dovrebbe avere a cuore più le sorti della cosa pubblica che quelle private (tali sono le ambizioni di potere di Renzi e del suo partito). Il cambio di ben tre esperti dedicati al taglio della spesa pubblica non ha portato a nulla, tanto che oggi il Paese è ingolfato e non riesce a ritrovare la via della crescita.

Fino ad oggi, le politiche messe in campo da Renzi e dalla sua squadra di giovanotti di belle speranze sono state pressoché fallimentari, spesso ottenendo il risultato di amplificare la crisi e di deprimere il morale dei contribuenti. Se si vuole crescere, bisogna tagliare da subito la spesa pubblica, magari agendo dalle tantissime agevolazioni in essere spesso frutto di accordi clientelari tra potere politico e potere economico. Poi, serve una drastica accelerazione alla semplificazione burocratica ed amministrativa – cosa per cui il ministro in carica è palesemente inadeguato al suo ruolo – per liberare cittadini e imprenditori da costosi e spesso inutili adempimenti. Infine, fare entrare il mercato e la concorrenza in tantissimi servizi resi in regime di monopolio, dando ai cittadini più soldi in tasca – in cambio di meno tasse – con cui essi possano scegliere liberamente le scuole, la sanità, i servizi resi a migliore qualità e minor prezzo.