Giugno 2016, confermato il calo della produzione industriale: -0,4 sul mese e -1% su anno

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Mentre il premier Renzi si balocca in Brasile alle Olimpiadi, l’economia del Belpaese va sempre peggio. Preoccupazione dei consumatori: «a settembre il Governo dovrà rivedere le sue fantasiose previsioni di crescita»

 

grafico calo rottura pavimentoLa ripresa dell’economia nazionale è ben lungi dall’essere arrivata e, complice la continua deflazione, è dietro l’angolo una nuova potenziale e pericolosissima caduta del Pil. Mentre il premier Renzi si balocca in Brasile con le Olimpiadi, a giugno, secondo la rilevazione Istat, cala la produzione industriale in Italia. L’indice destagionalizzato è diminuito dello 0,4% rispetto a maggio. Corretto per gli effetti di calendario, l’indice è diminuito in termini tendenziali dell’1,0%.

Nella media del trimestre aprile-giugno 2016 la produzione ha registrato una flessione dello 0,4% nei confronti del trimestre precedente, mentre – continua l’istituto di statistica nazionale – nella media dei primi sei mesi dell’anno la produzione è aumentata dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

L’indice destagionalizzato mensile presenta variazioni congiunturali negative nei raggruppamenti dei beni intermedi (-1,1%), dei beni di consumo (-1,0%) e dell’energia (-0,7%); una variazione nulla segna invece il comparto dei beni strumentali. In termini tendenziali gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a giugno 2016, un solo aumento nel comparto dei beni intermedi (+0,8%); diminuiscono invece l’energia (-5,5%) e, in misura più lieve, i raggruppamenti dei beni di consumo (-2,1%) e dei beni strumentali (-0,3%).

Per quanto riguarda i settori di attività economica, continua l’istituto di statistica, a giugno i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+2,3%), della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+1,4%) e della fabbricazioni di prodotti chimici (+0,8%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei settori dell’attività estrattiva (-19,2%), della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-7,0%) e della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-4,8%).

Il calo di giugno della produzione industriale prende in contropiede gli economisti che si attendevano un aumento di +0,3%, con la conseguenza che crescono le ombre sul Pil del secondo trimestre, la stima preliminare sarà pubblicata dall’Istat venerdì 12 agosto. «Quello di giugno è il secondo calo consecutivo, la contrazione industriale è stata maggiore di quanti attesa anche su base trimestrale. Per il dato preliminare del Pil del II trimestre aumentano i rischi al ribasso rispetto alla nostra previsione di una crescita congiunturale dello 0,2%», afferma Loredana Federico, capo economista Italia di Unicredit. «Il dato di giugno fornisce una lettura di debolezza in tutti i settori. I nostri indicatori anticipatori segnano crescita zero nel secondo trimestre. Conseguentemente tagliamo la stima congiunturale del Pil da +0,2% a +0,1%. Ritemiamo probabile che la crescita economica rallenterà nel secondo semestre, entrando in frazionale territorio negativo nell’ultimo trimestre di quest’anno. Dunque rivediamo al ribasso la crescita dell’Italia per l’intero 2016 da +0,8% a +0,7%», dice Fabio Fois, economista di Barclays.

I dati economici allarmano il fronte dei consumatori. «Si aggrava il calo tendenziale della produzione industriale. Ci preoccupa, in particolare, il crollo annuo dei beni di consumo che precipitano del 2,1%. Una caduta che, a differenza di maggio, riguarda sia i beni durevoli (-2,8%) che quelli non durevoli (-2%). E’ un campanello di allarme che indica che i consumi delle famiglie, che si erano già bloccati nel primo trimestre 2016 rispetto al quarto trimestre 2015, ora, nel secondo trimestre 2016 stanno addirittura scendendo – afferma Massimiliano Dona, segretario dell’Unione Nazionale Consumatori -. A settembre il Governo dovrà pesantemente rivedere le sue fantasiose previsioni di crescita. Ecco perché, se vogliamo evitare manovre correttive, è indispensabile passare dagli annunci di improbabili riduzioni di tasse ad una politica fiscale che si limiti a cambiare la composizione delle entrate e delle uscite, puntando su investimenti e salvaguardia del potere d’acquisto del ceto medio».

Per il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, i dati diffusi dall’Istat sulla produzione industriale «sono l’ennesima prova del fatto che l’economia italiana arranca. Finora nessuna previsione di crescita del governo è stata rispettata. I consumi non ripartono, i prezzi sono in deflazione, l’industria segna ancora un dato negativo, le vendite appaiono ancora in calo mentre il tasso di disoccupazione torna a crescere. Tutti gli indicatori economici sono quindi concordi nel disegnare un quadro tutt’altro che positivo per il paese, e di tale situazione fanno le spese le famiglie, che continuano a tagliare gli acquisti, e le piccole imprese, che vedono ridurre il fatturato». Per Rienzi «è evidente che le politiche fin qui adottate dal governo non hanno prodotto alcun risultato, e che sia più che mai urgente un deciso cambio di rotta per salvare il paese e far ripartire l’economia».

Tranciante il commento del capogruppo dei deputati di Forza Italia, l’economista veneziano Renato Brunetta: «crolla la produzione industriale. E venerdì prossimo avremo le stime dell’Istat su Pil. Mentre Matteo Renzi è a farsi i selfie in Brasile qui viene giù tutto».