A Verona è polemica sulla possibilità di utilizzare la casa di Giulietta per le unioni civili

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Valdegamberi (Zaia Presidente) Montagnoli (Lega Nord): «sindaco Tosi, no allo sfregio delle celebrazioni gay nei luoghi simbolo dell’amore tra uomo e donna legati al mito di Giulietta e Romeo»

 

verona casa di giuliettaA Verona scoppia la polemica sulla possibilità che il comune guidato dal “farista” Flavio Tosi possa concedere l’edificio simbolo dell’amore tra un uomo e una donna, i mitici Giulietta e Romeo portati a fama universale dall celebre tragedia di Shakespeare, anche per le unioni civili.

«Siamo allibiti per la recente decisione del sindaco di Verona, Flavio Tosi, di concedere la casa di Giulietta per la registrazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, previste dalla legge 20 maggio 2016 n.76, quasi che fossero veri e propri matrimoni, ex art. 29 della Costituzione. Ma così non è, come ha dichiarato lo stesso presidente Mattarella» scrivono i consiglieri regionali Stefano Valdegamberi (Zaia Presidente) e Alessandro Montagnoli (Lega Nord) e condivisa dal consigliere comunale veronese Alberto Zelger.

«Il Presidente Mattarella ha citato la sentenza 14 aprile 2010 n.138 della Corte Costituzionale, la quale distingue nettamente la famiglia fondata sul matrimonio ex art. 29, dalle unioni civili tra persone dello stesso sesso, considerate furbescamente delle “specifiche formazioni sociali” ex art. 2 della Costituzione, alla stessa stregua dei sindacati, dei partiti e di tutte le varie tipologie di associazioni. Trattandosi di istituti completamente diversi – continuano Valdegamberi e Montagnoli –  ci saremmo aspettati che la registrazione delle unioni civili non si trasformasse nella celebrazione di un simil-matrimonio, danneggiando l’immagine stessa di Verona, famosa in tutto il mondo per essere la città di Giulietta e Romeo. Shakespeare avrebbe stracciato la sua opera drammatica, se avesse saputo che i veronesi sarebbero giunti a tanto». 

Secondo i due esponenti della maggioranza consiliare regionale «poiché le lobby lgbt sono molto potenti, Flavio Tosi vuole ingraziarsele, sperando forse di ottenere qualche visibilità in più sui media nazionali, e così ha pensato bene di giocare d’anticipo, tirando la volata al “matrimonio egualitario”, tanto agognato dagli attivisti gay, non certo da tutte le persone con tendenze omosessuali, e non ancora raggiunto». Per Valdegamberi e Montagnoli «bisognerebbe cancellare l’art. 29 della Costituzione. Stupisce poi che alcuni assessori della giunta Tosi, noti per aver raccolto consensi negli ambienti cattolici veronesi, non abbiano alzato un dito per opporsi a questa decisione, presa nella riunione di giunta del 19 luglio scorso, forse per il timore di perdere lo scanno su cui siedono. Dispiace che abbiano taciuto quando Tosi volle ingraziarsi le lobby lgbt autorizzando il primo “Gay Pride” nel cuore di Verona ancora con la decisione della giunta 25 febbraio 2015 e anticipare i tempi istituendo il registro delle coppie arcobaleno con decisione della giunta 4 marzo 2015, ben prima che venisse approvata la legge 76/2016. Facciamo appello a loro – concludono i due consiglieri regionali veronesi – perché sappiano dissociarsi da questa linea politica rimuovendo le contraddizioni che evidenzia con i loro giusti quotidiani appelli ai principi e ai valori cristiani. Non si può essere il 23 luglio a Roma ad applaudire alla convention del movimento FARE!, avvallando la linea politica del sindaco, e contemporaneamente emettere comunicati in difesa dei principi cristiani. Ma si sa, tra il dire e il “Fare”…».