L’Unità d’Italia fu voluta da 6 città del NordEst e da 2 martiri eccellenti

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ippolito nievo
Anche se lo spirito unitario era meno vivo, numerosi i martiri che si sono immolati per l’idea risorgimentale

Di Giuseppe Pace

 

ippolito nievoNel NordEst l’Italia unita forse fu meno desiderata rispetto al NordOvest anche se non mancarono, tra gli altri, martiri eccellenti come il patavino e dotto scrittore Ippolito Nievo nonché il veneziano, ufficiale di marina, Pietro Fortunato Calvi.

Il Risorgimento italiano si manifesta appieno riunendo a Torino il primo Parlamento, con la proclamazione del 17 marzo 1861, in un solo Stato, il Regno d’Italia. I sette stati preunitari italiani erano: Lombardo-Veneto sottomesso agli Asburgo d’Austria; Piemonte con il Regno dei Savoia; Ducati di Parma e di Modena; Granducato di Toscana, Stato Pontificio e Regno dei Borboni. Il Risorgimento pare che sia stato più un moto di pochi provveduti che del popolo sprovveduto ed ancora, in prevalenza, analfabeta ed agrosilvopastorale. 

Sei città del NordEst furono decorate dai Savoia, poco più di due decenni dopo l’unificazione del 1866, per l’ardore alla lotta unitaria e tra queste si ricordano: Mestre, con Regio decreto n. 463 del 13 novembre del 1898, la medaglia d’oro fu concessa all’allora città di Mestre, in ricompensa del valore dimostrato dalla cittadinanza alla presa del forte di Marghera la notte del 22 marzo 1848 e nella sortita di Marghera del 27 ottobre successivo. Chioggia, con Regio decreto n. 104 del 30 marzo 1899 la medaglia d’oro fu concessa alla città in ricompensa del valore dimostrato dalla cittadinanza nell’episodio militare del 22 e 23 marzo 1848 ed in genere nella difesa dell’estuario Veneto nel 1848. Chioggia insorgeva il 18 marzo 1848; il 23 gli Austriaci abbandonarono la città, nella quale venne proclamata, il 24, la Repubblica. Di qui in avanti, Chioggia seguì le sorti di Venezia. Gorizia, con Regio decreto n. 1342 del 1926 la Medaglia d’oro fu concessa alla città di Gorizia in ricompensa delle benemerenze acquistate nella lotta sostenuta in difesa della nazionalità italiana e per il lungo martirio di guerra eroicamente sopportato. Impegnata già dal 1815 nel movimento di liberazione nazionale, Gorizia costituì uno dei centri più attivi dell’irredentismo italiano fra il 1866 e il 1918. Il 9 agosto 1916, cinque giorni dopo la VI battaglia dell’Isonzo, costata 20.000 morti, le truppe italiane occuparono la città. Piacenza, con Regio decreto n. 322 del 27 gennaio 1941 la medaglia d’oro fu concessa alla città di Piacenza in riconoscimento delle benemerenze patriottiche, perché prima tra le città italiane, il 10 maggio 1848, con plebiscito pressoché unanime, votava la sua annessione al Piemonte, meritando dal Re Carlo Alberto l’appellativo di Primogenita. Piacenza fu l’ultima città ad essere decorata con questa medaglia che non venne più concessa in seguito. Agordo, con Regio decreto n. 465 del 4 agosto 1906 la medaglia d’oro fu concessa alla città di Agordo in ricompensa delle azioni patriottiche compiute dalla cittadinanza nel periodo del risorgimento nazionale. Agordo insorse nel 1848, cacciando il personale civile asburgico e organizzando una guardia civica di volontari. Respinto un primo attacco austriaco nel mese di maggio, la città venne rioccupata soltanto dopo la battaglia di Novara. Forno di zoldo, con Regio decreto n. 413 del 27 giugno 1907 la medaglia d’oro fu concessa al comune di Forno di Zoldo in ricompensa delle azioni patriottiche dei suoi abitanti nel periodo del risorgimento nazionale. I zoldani deposero le armi soltanto quando tutto il resto del Cadore era stato occupato, ma molti volontari accorsero immediatamente alla difesa di Venezia. 

Un grande patriota fu Pier Fortunato Calvi, nato a Noale (in provincia di Padova allora, oggi in quella di Venezia) i cui effetti personali, dopo che fu catturato ed ammazzato dagli austriaci, non furono accolti dal padre, funzionario di polizia, ma solo dalla mamma trovarono misericordia (misericordiosa come la madre, dovrebbe dire il Papa Francesco). Calvi andò incontro alla morte con dignità, come si evince dalle parole consegnate al giudice austriaco nella dichiarazione che stilò pochi giorni prima di salire al patibolo: «Io, Pietro Fortunato Calvi, già ufficiale dell’esercito austriaco, ex colonnello dell’esercito italiano durante la guerra dell’indipendenza, ora condannato a morte per crimine di alto tradimento, vado lieto incontro a questa morte, dichiarando in faccia al patibolo che quello che ho fatto l’ho fatto di mia scienza, che sarei pronto a farlo ancora, onde scacciare l’Austria dagli Stati che infamemente ha usurpato. Chieggo che questa mia dichiarazione […] sia […] unita al mio processo, onde tutti sappiano che Pietro Fortunato Calvi, piuttosto che tradire la sua patria, offre il suo cadavere». 

Molto benvoluto dai suoi uomini, a lui sono dedicati diversi monumenti, tra i quali: due a Noale, in Piazza Castello e sotto i portici di Palazzo della Loggia ove sono contenute le sue ceneri, due a Pieve di Cadore, cittadina che guadagnò la Medaglia d’Oro al valore per i fatti del ’48: marmo (1875); uno a Lunetta (Mantova), nel luogo dell’avvenuta impiccagione. Pietro Calvi inoltre è il nome assegnato a due sommergibili, il primo dei quali ha prestato servizio nella Regia Marina ed il Pietro Calvi (S 503) secondo nella Marina Militare. Al patriota padovano sono dedicate alcune strofe dell’ode “Cadore” scritta da Giosuè Carducci nel 1892. Il comune di Torino gli ha intitolato una via nel quartiere Barriera di Milano. A Treviso gli è stata intitolata una delle numerose porte d’accesso storiche alla città. A Padova gli è stato dedicato il più antico Istituto Tecnico Commerciale, dove ha insegnato anche lo scrivente, nonché una lapide lungo le scale municipali che portano al municipale Salone.