Progetto “EcoSea” cooperazione transfrontaliera in Adriatico

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ecosea bologna assessori pan e caselli
Presentati a Bologna dagli assessori regionali Pan e Caselli i risultati dell’iniziativa 

 

ecosea bologna assessori pan e caselliFar convivere la pesca e l’acquacoltura con la tutela e la valorizzazione dell’ambiente marino,  per incrementare la biodiversità e garantire una prospettiva di sviluppo ai territori affacciati lungo le due sponde del mare Adriatico. 

Dopo quasi quattro anni di lavoro è giunto a termine il progetto “EcoSea”, innovativo modello di cooperazione transfrontaliera che ha coinvolto sei regioni italiane (capofila il Veneto, in collaborazione con Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Marche, Abruzzo e Puglia), le due Contee di Primorje-Gorsky Kotar e Zadra, in Croazia, il ministero dell’Ambiente dell’Albania, nell’attuazione di strategie condivise per lo sfruttamento delle risorse ittiche  basate sullo sviluppo di tecniche innovative a basso impatto ambientale. Obiettivi di fondo: la gestione sostenibile delle risorse marine e la sperimentazione di nuove tecniche di ripopolamento e di produzione negli allevamenti offshore, per far fronte alla diminuzione degli stock ittici che caratterizza l’Adriatico, anche per effetto dei cambiamenti climatici.      

I risultati del progetto stati presentati a Bologna dagli assessori alla pesca della regione Veneto (Giuseppe pan) ed Emilia Romagna (Simona Caselli).

«Grazie ad “EcoSea” – ha sottolineato Simona Caselli – è stata avviata una proficua collaborazione transfrontaliera che si è tradotta in importanti iniziative nel segno della sostenibilità come i piani di gestione comune della pesca, oltre alla messa a punto di tecniche innovative nel campo dell’acquacoltura e per il ripopolamento delle specie a rischio. La pesca è un settore importante per l’Emilia Romagna anche sotto un profilo occupazionale – ha concluso Caselli -. Si tratta ora di proseguire su questa strada nel solco di programmi comunitari già avviati o in rampa di lancio come “Adrion” e Italia-Croazia e nell’ambito del “Feamp”, il fondo comune della pesca che ha messo a disposizione della Regione Emilia-Romagna circa 40 milioni di euro per il periodo 2014-2020».     

Il documento finale che riassume i risultati di “EcoSea” è stato illustrato dall’assessore Giuseppe Pan: «si chiude una positiva esperienza pluriennale di cooperazione tra enti e regioni affacciate sulle due sponde sull’Adriatico che ci lascia in eredità un ricco bagaglio di conoscenze e buone pratiche che costituiscono la base per le future progettualità sia in ambito “Feamp”, sia nel quadro della Strategia europea della Macroregione Adriatico-Jonica. “EcoSea” si è tradotto in importanti iniziative nel segno della sostenibilità come i piani di gestione comune della pesca, oltre alla messa a punto di tecniche innovative nel campo dell’acquacoltura e per il ripopolamento delle specie a rischio – ha detto Pan -. L’esperienza pluriennale di cooperazione tra enti e regioni affacciate sulle due sponde sull’Adriatico ci lascia in eredità un ricco bagaglio di conoscenze e buone pratiche che costituiscono la base per le future progettualità sia in ambito “Feamp”, dove il Veneto ha ottenuto una dotazione finanziaria di 46 milioni di euro, sia nel quadro della strategia europea della macroregione Adriatico-Jonica».

Nell’ambito del progetto, finanziato con oltre 3,7 milioni di euro dal programma IPA-Adriatico dell’Unione europea, la Regione Emilia Romagna ha intrapreso con interessanti risultati alcune azioni per il ripopolamento di specie marine pregiate la cui consistenza si è molto ridotta negli ultimi decenni. In particolare nel tratto di mare antistante la costa che va da Ravenna a Cattolica sono stati realizzati sei progetti di nursery per la ricostituzione dei banchi di ostriche, una specie tipica in progressiva diminuzione negli ultimi tempi. Azioni analoghe hanno riguardato altre specie marine a rischio come seppie, cappesante e astici.

Sul fronte dell’innovazione tecnologica e dell’impiego di materiali a basso impatto ambientale da segnalare l’utilizzo di barriere artificiali “reef balls” e l’impiego di “calze” in cotone biodegradabile negli allevamenti di mitili, nonché lo sviluppo della policoltura (allevamenti di più specie) negli impianti di acquacoltura. Un settore a basso impatto ambientale, perché contribuisce al la purificazione dell’ambiente marino e al sequestro di carbonio, in cui la regione Emilia Romagna è leader in Italia con una produzione di circa 40.000 tonnellate su un totale di 97.000.

Tra le tante iniziative portate a termine l’implementazione del “Fish-Gis”, un’innovativo strumento che raccoglie in un unico database tutti i dati e le informazioni utili per gli operatori della pesca, dalle mappe di navigazione fino alla rilevazione in tempo reale della consistenza degli stock ittici. Non meno importante, sotto il profilo della gestione condivisa, la creazione di un gruppo di esperti che hanno affiancato gli amministratori nella pianificazione e gestione degli interventi pilota promossi da “EcoSea”. Infine, nel quadro della cooperazione transfrontaliera, sono stati predisposti tre piani per la gestione comune della pesca per acciughe, triglie e sardine.