Provincia di Trento, la Corte dei Conti critica l’eccesso di spesa per pranzi, bevute e regali

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Palazzo Provincia Trento
Continua l’andazzo allegro nelle stanze di Piazza Dante, dove si bada (poco) alla spesa

 

Palazzo Provincia Trento«Sono spese di rappresentanza solo quelle sostenute per accrescere il prestigio dell’ente». La Corte dei Conti nella relazione di parifica del rendiconto 2015 della Provincia è netta: cene, pranzi, regali, cialde di caffè, snack e bibite varie non possono essere considerate spese sostenute per accrescere il prestigio della Provincia. Nonostante i ripetuti richiami degli anni scorsi, in Piazza Dante si continua a mangiare e bere senza badare a spese, così come pure per i regali agli ospiti sotto forma di libri, coppe e bottiglie di vino.

Anche se la spesa è diminuita dai fasti dell’era dellaiana, anche con la gestione autonomista di Ugo Rossi la spesa per pranzi, bibite et similia, caffè a chili (ben 70 acquistati dal governatore Rossi presso la Torrefazione Bontadi di Rovereto) si sono spesi 100.000 euro (in calo del 45% rispetto al triennio 2008-2010 quando la spesa è stata di 182.000 euro). Secondo la Corte dei Conti, un pranzo di lavoro pagato dal governatore Rossi al ristorante La Barda di Roma per 72 persone per un totale di 2.160 euro «si tratta di una spesa contraria ai principi di sobrietà». La Corte critica poi la mancanza di un’adeguata motivazione nell’assunzione della spesa, oltre all’indicazione esplicita di chi sono i fruitori dell’ospitalità, specie quando questa viene offerta nei pubblici esercizi.

Sotto critica della Corte finiscono anche gli acquisti per caffè, cialde (ben 850 acquistate da diversi assessori), bibite, acqua, bottiglie di vino e coppe (queste acquistate in gran numero da ciascuno degli assessori della Giunta provinciale): secondo i magistrati contabili «tali spese risultano difficilmente qualificabili come spese di rappresentanza» Inoltre, risulta praticamente impossibile verificare quale sa la spesa di rappresentanza e la spesa sostenuta per il richiedente il rimborso: per la Corte il sospetto è che cialde, snack, bibite vengano consumate a prescindere, dall’assessore o dal suo personale di segreteria: «sarebbero spese che gli assessori dovrebbero pagare di tasca propria, come tutti coloro che frequentano il bar». Anche perché i politici locali ottengono delle indennità di funzione che consentono loro di pagare tranquillamente gli obblighi di ospitalità, spesso clientelare.