Appuntamento a Venezia dal 17 al 26 giugno con numerosi eventi all’insegna “Senza il mio corpo lo spazio nemmeno esisterebbe”
Di Giovanni Greto
E’ stata presentata nella sede della Biennale la decima edizione del Festival Internazionale di danza contemporanea, diretto da Virgilio Sieni, giunto al compimento di un quadriennio di lavoro. Per primo ha preso la parola il presidente Paolo Baratta, sottolineando come, viste le risorse non ingenti, si sia puntato sulla qualità, attraverso una serie di progetti analizzati successivamente da Sieni.
Il primo, “Biennale College-Danza 2016”, confluisce in “Agorà/Aperto”. Nei campi veneziani saranno presentati 13 brevi spettacoli inediti, realizzati da sei coreografi ospiti al Festival e interpretati da oltre cento giovani danzatori, selezionati attraverso un bando internazionale. Nascono dai percorsi formativi del College, ognuno dei quali si compone di lezioni di tecnica contemporanea al mattino e di una fase creativa il pomeriggio. Alcuni dei percorsi con i relativi esiti coreografici sono aperti a una settantina di non professionisti, coinvolgendo un’intera comunità di adolescenti, anziani e cittadini. Il progetto Agorà mostrerà dunque l’esito di una ricerca nei campi veneziani, un vero e proprio festival nel festival, un continuum di eventi all’aperto, organizzati secondo una geografia di campi e di camminamenti del pubblico. Sieni ha sottolineato l’importanza dell’amatore/cittadino: «si pone di fronte a noi con un arcipelago di imperfezioni, che si porta come un abito. E’ importante confrontarsi con questa fragilità per arrivare a riflettere sull’accoglienza, la tolleranza, la violenza sul corpo degli altri».
Il progetto “Vita Nova” propone un metodo di trasmissione, per il quarto anno rivolto a giovanissimi danzatori tra i dieci e i sedici anni. E’ un’idea di scuola unica in Italia, dove manca un ordinamento per una formazione pubblica. I tre coreografi scelti lavoreranno ad una nuova creazione con altrettanti gruppi di giovanissimi danzatori, selezionati nei vari territori di origine.
Nuovo è invece il progetto “Archeology”. Un’equipe di studio formata da un’etnografo (Adriano Cancellieri), un antropologo, architetto, diarista (Cristina Pancini) e un coreografo/danzatore (Elisabetta Consonni), insieme a 15 partecipanti indagherà su alcune parti del territorio veneziano, restituendone le tracce attraverso brevi cicli di danze, condivisioni, archivio di dettagli.
“Senza il mio corpo lo spazio nemmeno esisterebbe” intende far riflettere sull’importanza del movimento, della postura e del gesto quotidiano, che «ci dà la possibilità di dialogare attraverso una canalizzazione di energia che ci rinnova».
Venezia ospiterà 25 maestri della scena contemporanea, autori di 32 titoli, di cui 9 in prima mondiale e altrettanti in prima italiana. Gli spettacoli si snoderanno ciclicamente all’interno della città, dal tardo mattino alla sera, costruendo percorsi tra gli spazi della Biennale all’Arsenale e luoghi sia all’aperto che al chiuso, distribuiti tra i sestieri di san Marco, Dorsoduro e Castello fino all’isola di san Giorgio. Qui Shobama Jeyasingh, pioniera del multiculturalismo nella danza, il 18 giugno, all’interno del cenacolo palladiano, antica sede del dipinto del Veronese (le nozze di Cana), bottino di guerra di Napoleone, presenterà “Outlander”, un evento speciale nato dal dialogo tra arte e architettura. E proprio la relazione tra danza e architettura, punto di riflessione dei coreografi invitati, darà vita ad un programma di esperienze, spettacoli, performance, ricerche tese ad approfondire la convergenza dell’atto della danza con l’architettura e viceversa. Il leone d’oro alla carriera è stato attribuito alla coreografa Maguy Marin (Tolosa, 1951), con la seguente motivazione: “Per il lavoro di ricerca attraverso il corpo e lo spazio, che di volta in volta è andato a costruire un atlante di scoperte dove il senso dell’arte ha rivelato la complessità dell’uomo contemporaneo, mettendo in relazione i sentieri dell’umano con gli spazi necessari della ricerca coreografica”. La cerimonia di consegna, il 18 giugno alle ore 21.30 al teatro Piccolo Arsenale, sarà seguita da una coreografia in prima italiana, la poetica “Duo d’eden”, e da un incontro con l’artista condotto dallo storico della danza Stefano Tommasini.
Tre saranno le coreografie affiancate dalla musica dal vivo: “Kudoku”, una prima assoluta interpretata da Daniele Ninarello, per un percorso parallelo di movimento e suono affidato al sassofonista Dan Kinzelmann, nome di punta tra i nuovi talenti del jazz italiano (il 17 e il 18 alle sale Apollinee della Fenice); “Vortex temporum”di Anne Teresa de Kersmaeker, una coreografia che culmina in un lavoro incardinato sulla musica, l’omonima partitura-capolavoro di Gerard Grisey, eseguita dal vivo dall’ensemble Ictus (22 giugno, teatro alle Tese), Emanuel Gat, esponente della nuova danza israeliana, affermatasi anche in Europa, eseguirà in prima mondiale “Sunny”, nato dalle musiche, eseguite dal vivo di Awir Leon (17 giugno, teatro alle Tese). Non resta che sperare nel bel tempo, visti i frequenti appuntamenti nei campi, per una immersione totale alla scoperta del dettaglio del corpo.