Elezioni comunali: in Emilia Romagna alle urne circa un milione di persone

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Al rinnovo 50 comuni tra cui tre capoluoghi di Bologna, Ravenna e Rimini. Campagna elettorale chiusa con i “big” Salvini e Renzi

 

elezioni comunali urna scheda elettoraleDomani urne aperte in Emilia Romagna, con quasi un milione di cittadini chiamati al voto per rinnovare 50 consigli comunali e, tra questi, quelli di tre capoluoghi Bologna, Ravenna e Rimini. Anche se dal premier Renzi le amministrative sono state derubricate a fattore politico di importanza locale, la chiusra della campagna elettorale in regione è avvenuta alla presenza dei “big” dei due schieramenti, Matteo Salvini per il centro destra e Matteo Renzi per il centro sinistra.

A Bologna e Rimini i sindaci uscenti si candidano per il secondo mandato. Nel capoluogo di Regione Virginio Merola se la vedrà con otto candidati a sindaco, tra cui la sfidante più accreditata è la consigliera comunale della Lega Nord Lucia Borgonzoni, il cui obiettivo è condurre il capoluogo felsineo al ballottaggio, in quanto Merola difficilmente riuscirà a centrare il risultato della scorsa tornata elettorale. Se ballottaggio ci sarà, sarà una bella battaglia, visto che sulla Borgonzoni potrebbero confluire i voti di NCD e UDC che vanno alle elezioni autonomamente candidando l’ex leghista Manes Bernardini.

A Ravenna, invece, non ci sarà Fabrizio Matteucci, che e’ stato sindaco della città per dieci anni: cinque sono i candidati sindaco con favorito il Pd Michele De Pascale (candidato in corsa a causa della prematura scomparsa di Enrico Liverani), insidiato da Massimiliano Alberghini del centrodestra. A Rimini, l’attuale sindaco PD Andrea Gnassi va alla ricerca del bis insidiato dall’esponente del Carroccio Marzio Pecci (che guida una coalizione composta anche da Fratelli d’Italia e Forza Italia). Né a Ravenna né a Rimini il M5s sarà presente con il proprio simbolo sulla scheda: gli attivisti locali infatti non hanno trovato un accordo e lo staff di Beppe Grillo non ha certificato nessuna lista. 

Degli altri comuni al voto ce ne sono altri sei sopra i 15.000 abitanti, quelli che, se il 5 giugno nessun candidato raggiungerà il 50% più uno dei voti, saranno chiamati al ballottaggio il 19 giugno. Si tratta di Cento (Ferrara), San Giovanni in Persiceto (Bologna), Cesenatico (Forlì Cesena), Pavullo nel Frignano e Finale Emilia (Modena) e Cattolica (Rimini). Attenzione particolare è sul comune di Cesenatico, dove il centrosinistra cercherà di riconquistare il comune che cinque anni fa fu vinto da Roberto Buda, candidato del centrodestra, e su Finale Emilia, dove il sindaco uscente Fernando Ferioli (Pd) ha fatto un passo indietro dopo una lunga polemica su presunte infiltrazioni della malavita. 

Negli altri 41 comuni più piccoli, invece, si voterà con la legge elettorale maggioritaria a turno unico: chi il 5 giugno prenderà un voto in più degli altri candidati diventerà sindaco anche se non raggiunge il 50% e senza la necessità del ballottaggio. Fra gli altri scelgono per la prima volta il sindaco anche quattro comuni neonati attraverso le fusioni. Sono i comuni di Alto Reno Terme (Porretta e Granaglione, nel Bolognese), Polesine Zibello (Parma), Montescudo Montecolombo (Rimini) e Ventasso (formato da Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto, nell’Appennino reggiano). In cinque comuni, invece, c’è un solo candidato: per essere eletti sindaco bisogna superare il quorum dei votanti. L’unico candidato diventa automaticamente sindaco se va a votare almeno il 50% degli aventi diritto. Si tratta di Gaggio Montano (Bo), Montefiorino (Mo), Palagano (Mo), Neviano degli Arduini (Pr) e Pennabilli (Rn).