Nel 2017 si celebrano i 450 anni dalla nascita del compositore cremonese
Di Giovanni Greto
Il Centro Studi sul teatro e il Melodramma europeo della Fondazione Cini ha ospitato la terza edizione dell’“Accademia Monteverdi”, sviluppatasi in una sei giorni intensa di laboratori tenuti da sir John Eliot Gardiner in persona (Fontmell Magmna, Dorset, 1943) per preparare il nuovo progetto della Monteverdi Choir Orchestras e degli English Baroque Soloists, in occasione dei 450 anni dalla nascita, nel 2017, della nascita di Claudio Monteverdi (Cremona, 15 maggio 1567 – Venezia, 20 novembre 1643).
Il celebre direttore inglese ha voluto annunciare attraverso una breve performance conclusiva aperta al pubblico, l’intenzione di mettere in scena in versione di concerto drammatico le tre opere sopravvissute del compositore: “Orfeo. Favola in musica”, “Il ritorno di Ulisse in patria” e “L’Incoronazione di Poppea”, a partire dal 10 aprile ( ad Aix-En-Provence), fino ad ottobre 2017. A Venezia, la Trilogia operistica sarà eseguita al teatro la Fenice (dal 16 al 21 giugno), mentre la Basilica dei Frari, dove il compositore è sepolto, ospiterà l’esecuzione dei Vespri. Ma a “Monteverdi 450”, com’è stato coniato il programma, hanno preso parte anche numerosi musicologi, esperti del repertorio monte verdiano, specialisti della musica italiana del primo Barocco. Dalla sei giorni veneziana continueranno a dare il loro contributo lungo tutto il corso del prossimo anno.
Monteverdi, conosciuto dai suoi più acuti contemporanei, come “l’oracolo della musica”, attento osservatore della natura umana nelle sue più molteplici sfumature – dalla purezza, ai tratti più perversi, maniacali e corrotti – nelle sue opere induce un confronto con le grandi personalità scientifiche e artistiche del suo tempo: Shakespeare, Galileo, Bacon, Caravaggio, Cervantes, Rubens, ognuno, straordinario rappresentante della genialità del primo Seicento. Seppe trasformare una forma in miniatura (il Madrigale), della durata di non più di quattro minuti, in un dramma musicale strutturalmente coerente della durata di oltre due ore (un’Opera).
La Trilogia comincia con “Orfeo”, antica pastorale “favola in musica” in 5 atti, sul libretto di Alessandro Striggio (Mantova, circa 1535-1590), compositore e liutista, rappresentata per la prima volta il 24 febbraio 1607 a Mantova, alla presenza del principe Francesco Gonzaga e dell’Accademia degli Invaghiti. In un mondo di semidei, il più celebre cantore della mitologia discende agli inferi nel tentativo di riportare in vita Euridice, la moglie morta. Mentre guida l’ombra pallida di lei verso l’uscita dell’Ade, giunto agli ultimi passi, dubita della sua presenza alle sue spalle e, voltandosi, la perde per sempre.
Basato sulla seconda parte dell’Odissea di Omero, “Il ritorno di Ulisse in patria” in tre atti, sul libretto di Giacomo Badaoro (Venezia 1602-1654), in scena al debutto nel 1640 a Bologna nel teatro Guasta villani, è un racconto di tradimenti ed inganni, alla fine sconfitti grazie alla fedeltà e all’amore. Narra di Ulisse che sta per rientrare a casa 10 anni dopo la fine della guerra di Troia, apprestandosi, sotto mentite spoglie a varcare la soglia della sua corte ad Itaca. Qui ritrova l’amata Penelope in attesa paziente, seppur circondata da vili pretendenti. Nonostante la sua sorte sia costantemente in balia del favore o dello sfavore degli dei, Ulisse persuade la devota sposa della sua identità, sconfigge gli avidi pretendenti e riconquista il suo regno.
L’ultima opera in ordine cronologico, rappresentata per la prima volta nel 1642 al teatro san Giovanni e Paolo, “L’incoronazione di Poppea”, in tre atti sul libretto di Gianfrancesco Busenello (Venezia, 1598- Legnaro,PD, 1659) è una celebrazione dell’amore carnale e dell’ambizione cieca e famelica, a discapito della ragione e della moralità. Si concentra sul personaggio antieroico di Poppea e dei suoi piani spietati per elevarsi da amante/padrona dell’Imperatore Nerone a regina riconosciuta.
«L’intera ed immutabile gamma di emozioni umane (sconcertanti, appassionate, inquiete e qualche volta incontrollabili) formano – sottolinea Gardiner – il substrato di tutti i melodrammi di Monteverdi giunti fino a noi. Proponendo la Trilogia attraverso performance consecutive, speriamo di accompagnare il pubblico in un viaggio dal mondo pastorale, alla corte e alla città, dal mito alla storia politica, dall’innocenza alla corruzione, dal ritratto di un uomo soggetto ai capricci degli dei, ad un eroe imprigionato dalla sua condizione umana, e infine, al doppio ritratto di due folli amanti e delle loro incontrollabili ambizioni e bramosie. Chi vincerà alla fine? Forse la Musica (la personificazione della musica nel prologo di Orfeo), potrebbe risultare la vera vincitrice della trilogia ? Che sia questo il messaggio per noi di Monteverdi?».
Per il programma del concerto veneziano nella sala degli Arazzi, i solisti selezionati per il progetto “Monteverdi 450” hanno eseguito alcuni estratti dall’Ulisse e da Poppea dimostrando come gli insegnamenti di Gardiner stimolino gli artisti a dare il meglio di sé. Accanto alle opere, c’è stato modo di ascoltare tre madrigali, due dal libro Sesto ed uno dall’Ottavo, il cui testo è stato introdotto, prima dell’ascolto, dalla signora Marisa Boroni, suocera del direttore, conosciuta per essere stata una delle prime donne presentatrici negli anni ’50 della Rai.