Inchiesta “Cubetto” della Procura di Modena. Costi: «perseguire con estrema durezza chi specula sulla ricostruzione». Messina (segretario Idv): cemento depotenziato? Sono incazzato nero»
Ricostruzione post sisma 2012 dell’Emilia con possibile scandalo dovuto all’impiego di cemento depotenziato. La Procura di Modena ha aperto un’inchiesta sull’uso presunto di cemento depotenziato da parte di imprese impegnate nella ricostruzione per il terremoto. Il caso nasce a Finale Emilia nel cantiere relativo alla ricostruzione di una scuola e vede coinvolte due imprese che si accordano per sostituire i provini di cemento (da qui il nome “Cubetto” dell’inchiesta) all’insaputa della direzione lavori e del comune.
L’inchiesta parte nel dicembre scorso condotta dalla Squadra mobile di Modena e si stanno cercando altre eventuali opere contaminate. Si è risaliti ai “cubetti” quasi per caso: nell’ambito di indagini sul traffico di sostanze stupefacenti nel territorio, uno dei soggetti indagati, un dipendente di una delle due ditte coinvolte, fa infatti riferimento in diverse conversazioni a “cubetti” da trasportare a bordo del proprio furgone aziendale. Ma non si trattava di droga. Emerge presto, dalle battute recuperate dalla Polizia, “un problema” di resistenza del calcestruzzo fornito al cantiere della scuola, che secondo i programmi iniziali avrebbe dovuto ospitare 400 ragazzi da settembre. Il tecnologo di zona della stessa ditta, a un certo punto, viene informato dai propri superiori che «dal laboratorio sono arrivati risultati disastrosi». L’informazione arriva dall’impresa edile che ha in appalto il cantiere: i provini depositati, ricostruisce la Polizia, sono arrivati «privi di qualsiasi identificazione, a conferma che la direzione lavori non ha correttamente vigilato durante il prelievo».
I provini da avviare al laboratorio vengono “selezionati” tra montagne di “scorte”, tutte con resistenza calcolata esattamente per rispondere alle esigenze del progetto. Ma «sono in realtà composti in date diverse, con materiali diversi, addirittura in impianti diversi». La ricostruzione della scuola è costata cinque milioni di euro, con fondi, nell’ordine, della Regione, dell’Italia dei Valori (1,7 milioni di euro) che poi, un anno fa, presentò un esposto sull’appalto, del Lions club (850.000 euro) e di donazioni private al comune di Finale.
L’indagine coordinata dal procuratore di Modena Lucia Musti e del sostituto Claudia Ferretti vede coinvolti 15 indagati, cui è stata contestata anche la falsificazione delle certificazioni sulle caratteristiche tecniche del calcestruzzo: col cemento scadente, secondo la Procura, in spregio al rischio sismico è stata costruita la scuola di Finale ma appunto gli inquirenti stanno cercando di verificare se anche in altri cantieri della Bassa terremotata sia stato usato lo stesso materiale.
Una situazione che allarma l’assessore regionale Palma Costi, che vuole anche tranquillizzare: «chi specula sulla pelle delle persone, approfittando della ricostruzione, merita di essere perseguito con estrema durezza. Ben venga quindi l’inchiesta della Procura di Modena e ribadisco come la Regione sia con i magistrati e le forze dell’ordine affinché tutto contribuisca a rafforzare il sistema dei controlli. Ma voglio anche rassicurare – aggiunge – sul fatto che la ricostruzione stia procedendo nella legalità e nella massima sicurezza: le nostre procedure prevedono controlli, verifiche e collaudi che sono stati fatti e che vengono regolarmente fatti».
Costi afferma che «abbiamo avviato ulteriori verifiche sulle aziende coinvolte nell’inchiesta della Procura di Modena verifiche sulle quali saremo inflessibili, così come lo siamo stati sinora nell’ambito delle nostre competenze. La meticolosità delle procedure, per cui spesso veniamo accusati di lentezza e burocrazia ma sulla quale non derogheremo ci consente oggi di dire che le circa mille opere pubbliche, fra quelle in corso di realizzazione e quelle già realizzate, sono tutte passate per un rigido sistema di norme e controlli, un sistema che ci ha permesso e che ci permette di segnalare sempre alle autorità inquirenti i casi sospetti e, eventualmente, di rescindere i contratti. Un sistema che ci permette di rassicurare i cittadini sul fatto che pochissimi casi di frode e inganno, se accertati, non mettono in discussione che si sta ricostruendo nella legalità e nella sicurezza massima. Questo grazie alla rete per la legalità costruita immediatamente dopo il sisma, poi ulteriormente rafforzata e a maglie molto strette, che porta all’emersione delle situazioni di illegalità. Nessuno – conclude Costi – può pensare di farla franca».
«Cemento scadente? Sono incazzato nero!» è il commento a caldo del segretario nazionale dell’Italia dei Valori, Ignazio Messina, che ha contribuito al finanziamento della ricostruzione, gesto per cui Messina ricorda di aver ricevuto la cittadinanza onoraria di Finale. «Agiremo in tutte le sedi opportune – annuncia il leader dell’Idv – e promuoveremo azioni in tutte le sedi giudiziarie per sapere perché i fondi da noi destinati specificatamente per la ricostruzione della scuola di Finale Emilia dopo il terremoto siano finiti nelle mani di faccendieri senza scrupoli che, mettendo a rischio anche la sicurezza degli studenti, hanno pensato a speculare». I responsabili, «almeno questa volta – esorta – non rimangano impuniti. E’ intollerabile che ci sia chi specula sui terremoti e chi agevola gli speculatori omettendo i controlli. Chiederemo che venga fatta luce sull’impiego dei nostri soldi e qualora dovessero emergere specifiche responsabilità, pretenderemo dagli autori dell’illecito, il risarcimento del danno, patrimoniale e di immagine, prodotto dal loro inadempimento. Ovviamente, destineremo quanto si otterrà ad un’altra opera di ricostruzione nella stessa città, curandola questa volta direttamente e senza delegare nessuno».