Pomo della discordia sono i Verdi, causa del fallimento dell’ex sindaco Spagnolli e del commissariamento. Il candidato del centro destra Tagnin punta alla vittoria facendo leva sull’astensionismo e gli scontenti
Domenica 22 maggio a Bolzano si vota per il ballottaggio per l’elezione del nuovo Consiglio comunale dopo il fallimento del tentativo dell’ex sindaco Luigi Spagnolli, rieletto per il terzo mandato, ma fallito a causa della legge elettorale con il proprorzionale puro che aveva consegnato un’assemblea civica fortemente parcellizzata, dove i veti incrociati e le antipatie personali hanno portato all’impossibilità di costruire una maggioranza e al commissariamento della città.
Ora i bolzanini ci riprovano, complice anche una nuova legge elettorale che ha ridotto parzialmente la frantumazione della rappresentanza politica, ma con uno scenario che, ad urne chiuse, potrebbe portare alla creazione di una “grosse koalition” di stampo austriaco o tedesco, con dentro centro destra e centro sinistra unite dal “ponte” della Svp. Uno scenario confermato anche dal comportamento dei due candidati sindaco, Renzo Caramaschi (centro sinistra) e Mario tagnin (centro destra) che hanno condotto le ultime fasi della campagna all’insegna della correttezza e del reciproco rispetto, comportandosi quasi più da alleati che da avversari.
Ago della maggioranza è la Svp, il partito di raccolta dei sudtirolesi che sostiene con un collegamento di liste il candidato sindaco del Pd, Renzo Caramaschi, ma contemporaneamente apre al centrodestra e auspica l’ingresso in giunta di Tagnin in veste di assessore per sbarrare il passo agli odiati Verdi che da parte loro hanno annunciato il sostegno a Caramaschi.
Al primo turno, Caramaschi si è imposto con il 22,32% dei voti su Tagnin, che ha raggiunto il 18,39%. Il candidato Pd non ha però una maggioranza in consiglio comunale, ma per governare gli basterebbero i quattro consiglieri dei Verdi, che nel frattempo hanno dato indicazione di voto per Caramaschi, e i due consiglieri della lista di centro di Angelo Gennaccaro. Soluzione che non piace alla Svp che ha posto il veto sull’ingresso in maggioranza e in giunta dei Verdi. «Finora – dice il segretario bolzanino del partito, Dieter Steger – hanno sempre solo puntato su quello che divide e non su quello che unisce». La Svp auspica, perciò, una “grosse koalition”, con dentro Pd, Svp e i moderati del centrodestra. «Serve il consenso più ampio possibile in consiglio comunale per superare lo stallo e per far ripartire Bolzano» spiega Christoph Baur, il candidato sindaco della Svp che al primo turno era arrivato terzo con il 15,95%, un buon risultato per un candidato di lingua tedesca in una città a netta maggioranza italiana e probabile vicesindaco. «Nel centrodestra – aggiungono Steger e Baur – ci sono rappresentanti moderati e liberali che hanno idee condivisibili sul futuro della nostra città. Domenica i cittadini saranno chiamati a scegliere tra governabilità e instabilità. La città non si può permettere un altro commissariamento».
Spettro del nuovo commissariamento che Caramaschi scaccia energicamente, sottolineando che con Gennaccaro e Verdi la maggioranza sarebbe netta. In merito al veto della Svp sui Verdi, Caramaschi commenta che «tre dei quattro consiglieri sono neoeletti».
La posizione della della Svp è musica per il candidato del centro destra Mario Tagnin che non vuole parlare di una grande coalizione guidata da Caramaschi, che a suo giudizio «sarebbe un compromesso a ribasso», ma punta alla vittoria contando sul ridotto distacco e sul fatto che in città sono molti gli elettori ad essere scontenti dai decenni di governo del centro sinistra. «Domenica – dice Tagnin – i cittadini devono scegliere il nuovo sindaco e devono decidere se vogliono un nuovo inizio per la città oppure la vecchia ministra. In caso di vittoria, raccoglierò intorno a me tutte le forze moderate e liberali, in caso di sconfitta farò un’opposizione costruttiva in consiglio comunale». Costruttiva, appunto, cosa che non esclude a priori una “grosse koalition” ad urne chiuse per accontentare tutti e per evitare il terzo ricorso alle urne in due anni.