Consiglio regionale del Veneto, approvata la mozione per riconoscere la Crimea russa

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La regione prima realtà in Europa a riconoscere il diritto della Russia sulla penisola. Ora necessario rimuovere le sanzioni 

 

cartina penisola crimeaCon 27 voti a favore, 9 contrari, 1 astenuto e tre consiglieri che non hanno partecipato alla votazione, il Consiglio regionale del Veneto, dopo un dibattito che ha registrato l’intervento di tutte le forze politiche, ha approvato la Risoluzione n. 15 “La regione del Veneto promuova la costituzione di un comitato contro le sanzioni alla Federazione russa, per il riconoscimento del diritto di autodeterminazione della Crimea e per la difesa delle nostre produzioni”.

In particolare la risoluzione “impegna i presidenti di Consiglio e Giunta regionali sia ad attivarsi presso il Governo ed il Parlamento Nazionale e le Istituzioni Europee per la revisione dei rapporti tra l’Unione Europea e la Federazione Russa, evidenziando i danni irreversibili alla nostra economia provocati dalle loro scelte scellerate ed irresponsabili anche alla luce della sicurezza internazionale, sia a promuovere la costituzione di un comitato allo scopo di raccogliere le sottoscrizioni per la revoca delle sanzioni alla Russia”. La risoluzione invita, inoltre, “il Governo Italiano a condannare la politica internazionale dell’Unione Europea nei confronti della Crimea, fortemente discriminante ed ingiusta sotto il profilo dei principi del Diritto Internazionale, chiedendo di riconoscere la volontà espressa dal Parlamento di Crimea e dal popolo mediante un referendum; a chiedere l’immediato ritiro delle inutili sanzioni alla Russia che stanno comportando gravi conseguenze all’economia del Veneto, i cui effetti sono destinati ad essere irreversibili e duraturi nel tempo; ad esprimere forte preoccupazione per le recenti dichiarazioni del capo della diplomazia dell’UE Federica Mogherini riguardante la Crimea ed auspicare invece la ripresa del dialogo con la Federazione Russa e la mitigazione della conflittualità anche per rafforzare la sicurezza internazionale nella lotta al terrorismo”.

L’iniziativa della risoluzione è stata del consigliere Stefano Valdegamberi (Lista Zaia), sottoscritta da oltre una ventina di consiglieri della maggioranza. «La risoluzione – spiega Valdegamberi – vuole che a voce alta sia riconosciuta la possibilità al popolo della Crimea di scegliere il proprio destino, e la Crimea vuole stare con la Russia. Inoltre chiede che venga posto fine alle sanzioni e che vengano ripristinati i rapporti con la Russia. Certo non ha un valore di politica estera, esprime un auspicio, ma ha un valore molto forte perché il Veneto subisce la conseguenza di una politica europea sbagliata». 

A muovere l’iniziativa di Valdegamberi oltre alla questione politica c’è anche un tema economico, legato alle penalizzazioni sul fronte dell’export con la Russa per le attività produttive venete, in particolare il primario, dovute alla questione Crimea. «L’Italia, l’Europa, si fa del male – dice il consigliere veneto – per negare il diritto a una popolazione di decidere del suo destino. Cosa ci importa con chi sta la Crimea? Se vuole stare con la Russia lo stia». 

La notizia in Russia circa la risoluzione votata dal Consiglio regionale del Veneto per chiedere all’Italia di riconoscere la Crimea come parte della Federazione Russa ha destato molto interesse. Il primo a scriverne è stato il quotidiano Izvestia – che riporta diverse affermazioni del primo firmatario della mozione Stefano Valdegamberi – ma ben presto la storia ha fatto capolino sui siti – primo fra tutti Sputnik, testata vicinissima al Cremlino – e nelle televisioni. Per Izvestia «il Veneto sarà la prima regione in Europa a riconoscere la Crimea come parte della Russia». Sul tema, il governatore del Veneto Luca Zaia ha lasciato libertà di coscienza, non senza sottolineare come «le sanzioni ci hanno portato ad avere non pochi guai. Perdiamo un miliardo circa di export, abbiamo aziende che sono andate in grossa difficoltà per tutte queste dinamiche e anche questo voto va nella direzione di dire “sveglia”. Non possiamo pensare che noi continuiamo a essere ligi come Italia e ad essere inamovibili e dopo vediamo che i tedeschi o altri Paesi continuano a fare affari con queste comunità».