L’ultima fatica letteraria di Luciana Boccardi ripercorre la presenza dell’attrice Ingrid Bergman ad Asolo
Di Giovanni Greto
Luciana Boccardi, veterana giornalista veneziana esperta nel campo della moda e del costume, inviata nel maggio scorso al festival del cinema di Cannes, per realizzare un servizio giornalistico sugli abiti che le dive e le più numerose aspiranti dive indossano per la sfilata più ambita (quella sul tappeto rosso), rimase attratta dal manifesto del festival, nel quale campeggiava l’immagine di Ingrid Bergman, scelta per ricordarne il centenario dalla nascita (1915).
Riandando con la mente ad una giornata intera trascorsa con l’attrice nell’estate del 1977 ad Asolo, un borgo medievale nel Trevigiano, arroccato fra colline “viola”, decise di descrivere un’esperienza per lei indimenticabile, parallelamente alla narrazione della sua vita e dei suoi amori, tra i quali emerge quello, dal 1949 al 1957, che all’epoca fece gridare allo scandalo, con il regista Roberto Rossellini.
Ingrid Bergman si trovava ad Asolo in occasione della V edizione del Festival del Cinema, che celebrava la nascita del Premio “Eleonora Duse”, assegnato all’unanimità all’attrice svedese. Curiosa di sapere tutto di Asolo, di Caterina Cornaro, regina di Cipro che visse nel castello di Asolo, della Duse, la Bergman, già ammalata di tumore al seno che da lì a cinque anni l’avrebbe portata alla morte, gradì a tal punto la compagnia della Boccardi, da confidarsi quasi come ad un’amica d’infanzia rivista dopo tanto tempo.
Questo, in sintesi, l’antefatto che ha portato all’uscita di uno snello volume, per i tipi della casa editrice Supernova di Venezia, una perla che va ad aggiungersi alle numerose celebrazioni proposte in ogni parte del mondo. Un ringraziamento doveroso anche a Flavia Paulon, ideatrice del Festival e del Premio, la quale, superimpegnata in quei giorni, insistette tenacemente perché la Boccardi tenesse compagnia alla Bergman. La prima parte del libro, “asolana”, si conclude con il ricordo della morte il 30 agosto 1982, che aveva colto Ingrid nel sonno, dopo una piccola festa tra amici che aveva organizzato per il suo sessantasettesimo compleanno. Le era accanto l’amatissimo Lars Schmidt, impresario teatrale svedese sposato nel 1958, dal quale aveva divorziato nel 1975, anche se i due rimarranno per sempre buoni amici.
L’autrice inizia a parlare della storia professionale e personale della Bergman, dedicando, comprensibilmente, un lungo capitolo all’incontro con Roberto Rossellini e il Neorealismo. Fu un rapporto assai difficile, quello con il regista, che le procurò anche molta sofferenza. Ma l’attrice non si lamentò mai di come era stata trattata, dimostrando un’eleganza interiore, meno palese di quella esteriore, per cui era amata un po’ da tutti.
Il libro prosegue raccogliendo tantissime testimonianze di personaggi del mondo del cinema, della cultura, dell’arte, a partire dal 30 agosto 1983, quando la Boccardi realizzò un “Tribute to Ingrid”, a Venezia, uno dei luoghi del mondo più amati dall’attrice, in cui convennero moltissimi attori (colleghi ma non solo) e per il quale chiesero l’accredito 2800 giornalisti : al teatro la Fenice Riz Ortolani diresse un concerto con le musiche dei suoi film, seguito dalla proiezione dei frammenti più importanti e da un docufilm familiare di Fiorella Mariani. Fino a quelle raccolte proprio nell’anno del centenario dalla nascita.
I capitolo finali parlano del rapporto che Ingrid aveva con la moda, accanto a pareri su di lei da parte dei creatori di moda più prestigiosi e dei protagonisti del mondo del fashion di ieri e di oggi. Alla domanda che chiude il libro – qual è il colore di Ingrid? – rispondono le firme più importanti del giornalismo di moda.
Un’esaustiva cronologia della sua vita conclude un volume che si legge tutto d’un fiato, corredato da belle e rare immagini in bianco e nero, ricordi di un tempo che non tornerà più. L’ultimo elogio va attribuito allo stile giornalistico della Boccardi, arioso, privo di intoppi o di difficoltà, sia lessicali che sintattiche. Il lettore, “trasportato” tra le colline viola, viene così a conoscenza della vera immagine della diva, accusata da critici superficiali di “gelido distacco” dagli affetti e di “durezze”, che altro non erano se non la conseguenza della sincerità e della lealtà con cui essa si poneva nei confronti di scelte mai avventate e, sempre, comunque, sofferte. Ma allora, com’era la Bergman in realtà? Una donna anticonformista, semplice, professionalmente seria, dotata di gran classe.
«Tutta la sua carriera – ebbe a scrivere il critico Giovanni Grazzini alla morte di Ingrid – fu segnata dal rifiuto dell’ipocrisia e dalla fedeltà ad una natura passionale nascosta dietro la facciata elegante».
Ad arricchire il volume è stato realizzato con velluto Rubelli il segnalibro Ingrid, a cura dell’equipe Studio Stile Rubelli-Venezia, che riproduce uno dei suoi più famosi tessuti, il “Malvasia”, utilizzato per la copertina. Al velluto “Vendramin” del segnalibro, Mavive, della famiglia veneziana Vidal, ha affidato il messaggio di un profumo alla viola.
Last but not least, il velluto Rubelli è stato utilizzato anche per la borsa “Ingrid V°73”, disegnata da Elisabetta Armellin, una creativa della Marca Trevigia