Presentato “Smith & Wesson” di Baricco al Teatro Goldoni di Venezia

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Lo spettacolo in prima nazionale in coproduzione tra il Teatro Stabile del Veneto e lo Stabile di Torino
 

 

Di Giovanni Greto

 

 

teatro goldoni smith WessonE’ stato presentato nel foyer del teatro “Goldoni”, alla presenza della compagnia al completo, lo spettacolo “Smith & Wesson” di Alessandro Baricco che esordisce il 4 maggio e prosegue fino all’8 al “Goldoni”, per poi spostarsi dall’11 al 15 al teatro “Verdi” di Padova. Conferenza stampa doverosa, visto che si tratta di una prima nazionale e di una coproduzione, per la seconda volta, fra due teatri nazionali: il teatro stabile del Veneto e il teatro stabile di Torino. 

Dopo i saluti di rito di Angelo Tabaro, presidente dello stabile del Veneto e del direttore del Goldoni, Massimo Ongaro, il regista Gabriele Vacis ha provato a spiegare com’è nato il progetto. «Come ventanni fa (1994), quando Baricco, assistendo alla “Trilogia della villeggiatura”, mi chiese: “se scrivo un testo per l’attore Eugenio Allegri tu lo metti in scena?” e così nacque “Novecento”, vedendo a Roma “I rusteghi” nel 2014, mi ripropose la stessa domanda, riferita stavolta a Natalino Balasso». Ecco dunque che Baricco scrive “Smith & Wesson, non il nome di una pistola, ma quello di una coppia sgangherata – Tom Smith (Natalino Balasso), metereologo e Jerry Wesson (Fausto Russo Alesi), pescatore – di truffatori e di falliti, avvicinati da Rachel (Camilla Nigro), una giovanissima giornalista, alla ricerca di una storia memorabile, che sa di poter scrivere. 

Smith e Wesson si incontrano davanti alle cascate del Niagara nel 1902. Il 21 giugno dello stesso anno Rachel chiederà loro di aiutarla a compiere un gesto mai fatto prima, cioè saltare dalle cascate dentro una botte di birra, rimanendo viva. Il quarto ed ultimo personaggio è la signora Higgins (Mariella Fabbris). Spiega il regista: «Lei è il deus ex machina. E’ presente dalla seconda battuta ed è continuamente evocata. E anche lei, a differenza di Godot, alla fine appare. Al momento non so ancora come sarà la signora Higgins. Baricco ha disseminato il testo di trabocchetti per il regista. O meglio di sfide. Me lo immagino, mentre scriveva e pensava: voglio proprio vedere come farà a risolvere questa… Tipo i due che dialogano sulla cascata o tutto il teatro che deve diventare la botte in cui si butta Rachel. La signora Higgins è uno di questi scherzi: appare con un monologo formidabile di tre paginette, ma fa solo quello».  

Prima di iniziare a scrivere, Baricco e Vacis si erano chiesti su che cosa avessero interesse di parlare. Baricco poi partì per Parigi e gli mandò il testo a puntate, incuriosendo Vacis che voleva capire come andasse a finire. «Va a finire in un modo strano. Non è una storia rassicurante. E’ una storia che affronta il rapporto fra le generazioni e il tema della morte. Forse Baricco aveva visto qualche cosa di Balasso che di solito non si vede. Per la prima volta infatti, l’attore non farà ridere. E’ uno spettacolo fondato sull’amicizia tra me e Baricco e alla condivisione di tante esperienze importanti, dalla scuola Holden a “Totem” in TV, a lavori teatrali che risalgono a tanto tempo fa. Ma l’amicizia, che ha un ruolo importante, c’è anche fra me e Balasso, Alesi, un mio ex allievo ala scuola di teatro Paolo Grassi, Mariella Fabbris, fondatrice del teatro Settimo di Settimo Torinese con Roberto Tarasco», non scenografo, ma, si legge nei titoli, “responsabile della scenofonìa, dei luminismi e dello stile”. E lui stesso ha spiegato che la scenofonìa è la voce della scena e comprende la luce, la scenografia e la musica. L’unica attrice non “amica”, scelta attraverso un provino tra moltissimi giovani, è Camilla Nigro,  proveniente dalla scuola del teatro Stabile del Veneto, emozionatissima, ventitreenne proprio come richiede il suo personaggio, frizzante e scoppiettante, e a cui si sente vicina. 

Alesi ha spiegato che è un lavoro stimolante, con una scrittura piena di ironia. Quanto a Balasso, sempre esplosivo nel suo italiano, intercalato da modi di dire dialettali, ha detto di sentirsi fortunato per aver sempre lavorato con attori più bravi di lui, perché così “scimmiotto quello che ho visto fare ad altri”. Vacis infine ha tenuto a precisare che non c’è stata nessuna rielaborazione del testo, ma solo qualche piccolo taglio, funzionale alla messa in scena. Baricco, che sarà presente in sala almeno alla prima, torna così a distanza di anni al teatro, cimentandosi per la prima volta nella scrittura di una commedia, dopo il monologo “Novecento”, che spopolò nei palcoscenici di tutto il mondo.