Canone Rai, il Consiglio di Stato stoppa Renzi

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La magistratura amministrativa blocca per il momento l’inserimento del tributo al’interno della bolletta elettrica, sollecitando il Governo a risolvere «profili di criticità»

 

canone rai renziGufi, gufi e ancora gufi svolazzano imperiosi sulla testa del povero premier Matteo I da Rignano: solo che anche questa volta non sono i soliti detrattori dell’opera indefessa del governo, ma organi dello Stato che imputano allo stesso Governo Renzi atti di governo contenenti «profili di criticità che dovrebbero trovare soluzione prima della sua definitiva approvazione, anche al fine di non condizionare il grado di efficacia di tale strumento normativo». Oggetto del contendere è il parere emesso dal Consiglio di Stato (CdS) al decreto ministeriale emanato dal ministero dello Sviluppo economico che contiene il regolamento per il pagamento del canone Rai in bolletta. Per questo il CdS ha espresso parere interlocutorio.

Nell’atto del Consiglio di Stato, sezione consultiva per gli atti normativi, vengono esaminati i contenuti dello schema di regolamento sui contenuti dalla legge di Stabilità e le disposizioni sul canone Rai con l’addebito nella bolletta elettrica. Uno dei primi aspetti segnalati, è che «l’adozione del decreto non è avvenuta nel rispetto del termine previsto dalla norma di riferimento e che non risulta espresso il concerto del ministro dell’economia e delle finanze», come previsto dalla legge di Stabilità 2016; e «con il concerto – si sottolinea – il Ministro partecipa dell’iniziativa politica, concorrendo ad assumerne la responsabilità: pertanto, il concerto può essere manifestato da un funzionario soltanto per espresso incarico o per delega del Ministro e non sotto la forma di semplice nulla osta al prosieguo dell’iter procedurale». Il Consiglio di Stato di sofferma quindi su «alcuni profili di criticità» del regolamento «che dovrebbero trovare soluzione prima della sua definitiva approvazione» per «non condizionare il grado di efficacia di tale strumento normativo». Innanzitutto nel testo «manca un qualsiasi richiamo ad una definizione di cosa debba intendersi per apparecchio televisivo». E siccome oggi anche telefonini, tablet, computer e altri apparecchi si prestano alla ricezione di programmi tv, «precisare che il canone di abbonamento è dovuto solo a fronte del possesso di uno o più apparecchi televisivi in grado di ricevere il segnale digitale terrestre o satellitare direttamente o tramite decoder costituirebbe un elemento informativo particolarmente utile», in relazione agli obblighi contributivi dei cittadini. 

In secondo luogo, il procedimento di addebito e riscossione del canone di abbonamento alla televisione presuppone uno scambio di dati fra i vari enti: Anagrafe tributaria, Autorità per l’energia, Acquirente unico spa, Ministero dell’interno, Comuni e alcune società private. Ma nelle norme non si fa alcun riferimento a questo tema che, «viceversa, potrebbe trovare soluzione quantomeno con la previsione di una disposizione regolamentare che espliciti che le procedure ivi previste avvengano nel rispetto della normativa sulla privacy, sentito il Garante per la protezione dei dati personali». Un ulteriore profilo di criticità è dato dal fatto che «non tutte le norme ivi previste risultano formulate in maniera adeguatamente chiara, tenendo conto dell’ampia platea di utenti cui le medesime si rivolgono»: ne è un esempio l’art. 3 del regolamento che «nell’individuare, ai fini dell’addebito del canone, le categorie di utenti, utilizza formule tecniche di non facile comprensione per i non addetti al settore».

Mentre il povero Premier conta le penne dei volatili cadutegli per l’ennesima volta sulla testa, fioccano i commenti all’ennesima stroncatura all’operato del Governo. Secondo il Codacons, «i giudici di Palazzo Spada oggi hanno confermato pienamente i tanti dubbi del Codacons sulla legittimità del canone Rai in bolletta, ravvedendo le stesse criticità sollevate dalla nostra associazione. Come conseguenza del parere del Consiglio di Stato non sarà possibile inserire il canone in bolletta, almeno fino a che non saranno superate le pesanti criticità rilevate». Il Governo deve, secondo il presidente dell’Associazione, Carlo Rienzi, «sospendere il decreto e apportare tutte le correzioni richieste dai giudici. L`unica cosa certa in mezzo ai tanti dubbi e alla totale mancanza di informazioni per i cittadini, è che sul canone Rai in bolletta regna il caos più totale, motivo per cui il Governo farebbe bene a rinunciare del tutto al provvedimento».

Per Massimiliano Dona, segretario dell’Unione Nazionale Consumatori, «il Consiglio di Stato dà ragione ai consumatori. Vittoria dei consumatori. Ora il Governo ed il Parlamento devono modificare urgentemente la legge di stabilità, rinviando le scadenza della prima rata al mese di ottobre». Per Dona  «erano troppi i quesiti ancora irrisolti. Le dichiarazioni del sottosegretario Antonello Giacomelli, fatta in Parlamento sugli apparecchi tenuti a pagare il balzello, erano del tutto insufficienti e, soprattutto, non avevano valore legale, dal momento che nel modello di dichiarazione predisposta dall’Agenzia delle entrate si faceva inevitabilmente riferimento alla nota del ministero dello Sviluppo Economico del 22 febbraio 2012, per niente chiara e superata. In pratica – ha spiegato – si costringeva il consumatore, ad es. per le radio, a dichiarare il falso. La nota 2 della dichiarazione predisposta dall`Agenzia delle Entrate, infatti, fa riferimento agli apparecchi indicati nella nota del Ministero per lo Sviluppo Economico del 22/2/2012, nella quale le radio sono indicate tra gli apparecchi atti a ricevere. Di conseguenza, il modello costringeva il cittadino che possiede solo radio (e non deve, quindi, pagare il canone) a dichiarare il falso barrando ugualmente la casella, visto che non esiste altra strada per l`esenzione dal canone. Nella tabella della nota Mise, infatti, si riporta ancora che sono atti alla ricezione (quindi il canone va pagato) sia i ricevitori radio fissi, sia i ricevitori radio portatili, sia i ricevitori radio per mezzi mobili, sia i lettori Mp3 con radio FM integrata». 

Fioccano le critiche anche dalle opposizioni al Governo Renzi: «Governo Renzi incompetente/approssimativo» scrive su Twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati. «Caos totale – rimarca -. Governo rimandato, quando ormai mancano ormai poche settimane a prima bolletta elettrica con dentro imposta tv, quella di luglio».

Per Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato di Forza Italia ed ex ministro alle telecomunicazioni, «clamorosa bocciatura da parte del Consiglio di Stato delle nuove regole per il pagamento del canone Rai in bolletta. Eppure se ne parlava da anni e il governo Renzi aveva da mesi, prima con un’apposita legge e poi con le norme inserite nella Stabilità, affrontato l’argomento. Ora il Consiglio di Stato parla di una confusione generale che era apparsa a tanti man mano che il governo, in modo approssimativo, affrontava la tematica. Tra l’altro si tratta di una tassa di scopo che era già stata saccheggiata, togliendo alla Rai soldi destinati al servizio pubblico, per destinarli ad altre attività di governo. La bocciatura – prosegue Gasparri – dimostra come procede il Governo: con la demagogia di Renzi che si è vantato di aver tolto la pubblicità da alcuni canali dove, però, ha un valore risibile; con norme incostituzionali che hanno dato tutto il potere a Palazzo Chigi contro le sentenze della Corte costituzionale; con un’invasione barbarica di Renzi e delle sue seguaci, collocate senza alcuna professionalità sulle principali poltrone del servizio pubblico. Il parere del Consiglio di Stato costituisca un monito per rivedere tutte le regole, non solo quelle del canone in bolletta che così non può funzionare, ma anche quelle sull’accentramento nelle mani del solo governo della Rai».