La Fondazione Cini ha completato il recupero dell’antico spazio per la riparazione delle imbarcazioni a remi
Di Giovanni Greto
In un limpido mattino, il segretario generale della Fondazione Cini Pasquale Gagliardi ha presentato alla stampa lo “Squero”, il nuovo spazio per la musica nell’isola di San Giorgio. Il progetto di recupero dell’antico squero, tipico cantiere per riparare le imbarcazioni a remi, ha previsto l’utilizzo dello spazio come auditorium con 200 posti a sedere; la superficie utile è di circa 260 mq. di sala, a cui si aggiungono poco più di 50 mq. di locali accessori e un soppalco, destinato a locali tecnici, di circa 30 mq.
Il responsabile del progetto, l’architetto Fabrizio Cattaruzza dello studio veneziano Cattaruza e Milosevich, ha spiegato sinteticamente le diverse fasi del lavoro, che si è concretizzato dopo nemmeno un anno dall’ottenimento delle autorizzazioni, per un costo complessivo di un milione e mezzo di euro. I fondi utilizzati per l’intervento di restauro, un esempio perfetto di collaborazione pubblico-privato, sono stati dati in parte dal Provveditorato interregionale per le opere pubbliche del Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, in parte sono frutto della donazione da parte della Fondazione Virginio Bruni Tedeschi, dedicata al figlio del compositore Alberto Bruni Tedeschi, di cui la Fondazione Cini conserva l’archivio personale tra i fondi dell’Istituto per la musica.
«La Fondazione Cini – ha spiegato nel corso del suo intervento Pasquale Gagliardi – mancava di uno spazio appositamente progettato per l’esecuzione musicale: Considerato che la Fondazione ha tre istituti dedicati alla musica (L’Istituto per la Musica; l’Istituto di Etnomusicologia; L’Istituto Vivaldi) e che nella sua politica culturale la performance non ha meno importanza della ricerca, ho sempre considerato l’assenza di una vera “concert hall” una grave lacuna. Gli spazi tradizionalmente usati, fatta eccezione per la “Sala Arazzi” che ha una buona acustica, sono il teatro Verde, che esige l’amplificazione, andrebbe coperto e presenta molti settori corrosi, e il refettorio Palladio, assai suggestivo, ma con un’acustica assai difficile da equilibrare. Da quando Pedro Memelsdorff (celebre musicista e direttore dei seminari di musica antica Egida Sartori e Laura Alvini, che annualmente si tengono in isola, Ndr.) si è accorto, semplicemente schioccando le dita, che l’acustica dello squero era sorprendente e me lo fece notare, il progetto di trasformazione è diventato la nostra ultima (per il momento!) ossessione. Il risultato ci ripaga di tutti gli sforzi».
La costruzione dello squero risale ad un periodo compreso tra il 1830 e il 1879. La sua struttura si ispira alla grande architettura veneziana. Riprende il modello dell’Arsenale, del quale recupera disegni, materiali, schema funzionale e si pone in confronto con il più antico (di almeno trent’anni) magazzino doganale (l’ex convitto, attuale centro espositivo) posto perpendicolarmente alla darsena, la cui struttura si ispira esplicitamente ai Magazzini della Dogana della Salute.
Grazie ad un’acustica eccezionale e ad una posizione privilegiata che si affaccia direttamente sulla laguna verso la riva dei Sette martiri, i giardini della Biennale, l’isola di sant’Elena e il Lido, lo “Squero” sarà davvero un posto unico, ammirato da amanti della musica e di Venezia, che accorreranno, è probabile, da ogni latitudine, se la notizia verrà intelligentemente diffusa. Di fronte alla platea e alle spalle dei musicisti le pareti di vetro, come quinte naturali, aprono infatti uno straordinario scorcio della laguna, offrendo allo spettatore la possibilità di vivere l’esperienza di un concerto “a bordo d’acqua”.
C’è dunque una comprensibile attesa per l’apertura ufficiale, sabato 23 aprile, quando si terrà il primo di un ciclo di sei concerti che prevedono, a cadenza mensile (gli altri il 21 maggio, il 25 giugno, il 17 settembre, il 22 ottobre, il 19 novembre) l’esecuzione integrale dei Quartetti per Archi di Beethoven, in collaborazione con l’associazione culturale Asolo Musica, organizzatrice da oltre trent’anni del prestigioso Festival Internazionale di Musica da Camera, “Incontri Asolani”. Ad interpretare un così importante repertorio è stato chiamato il “Quartetto di Venezia”, un ensemble insieme da più di trent’anni, composto interamente da musicisti veneziani – Andrea Vio, violino; Alberto Battiston, violino; Giancarlo di Vacri, viola; Angelo Zanin, violoncello – conosciuto in tutto il mondo (nella stagione in corso 2015-’16 è richiesto per concerti e masterclass in Germania, Danimarca, Francia, Stati Uniti, Brasile e Colombia) per la raffinatezza delle sue esecuzioni. Impegnato da sempre nella promozione di eventi musicali di alta qualità nella città lagunare, l’ensemble propone di avviare, con questo nuovo ciclo di concerti, un progetto pluriennale finalizzato alla creazione di una rassegna permanente a Venezia, dedicata al quartetto d’archi. In attesa di ulteriori e ben accette proposte di programmazione, Pasquale Gagliardi ha parlato di un interesse da parte di Laurie Andersson, già protagonista a Venezia alcune Biennali orsono, e della promessa di Marisa Bruni Tedeschi di presentare una performance sicuramente singolare assieme alle figlie, l’attrice Valeria e la cantautrice Carla.