A Padova convegno di Confcommercio Veneto sulla contraffazione in regione

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convegno plagio cinese padova
Appello per un fronte comune contro il plagio cinese nelle richieste al Governo Renzi

 

convegno plagio cinese padovaDue terzi dei prodotti sequestrati in Veneto sono cinesi. A Padova lo scorso dicembre la Guardia di Finanza ha sequestrato 10.000 bottiglie di champagne contraffatto. I dati Censis parlano di un fatturato annuale, legato al mercato del “falso” in Italia, di oltre 6 miliardi di euro. Questi sono solo alcuni dei dati emersi dal convegno organizzato nella sede della Camera di commercio di Padova sulla traccia del “Sistema Prato” allargato al Veneto, prendendo spunto dall’omonimo libro-inchiesta del giornalista Antonio Selvatici.

Tra i relatori, il senatore del Movimento Cinque Stelle, Giovanni Endrizzi, ha auspicato un’azione comune, decisa, della società civile, delle associazioni di categoria, delle imprese “sane” e delle Forze dell’ordine verso la politica e il Governo per arginare un fenomeno che costa al Paese una perdita di oltre 5 miliardi di gettito fiscale. 

Il comandante della Guardia di Finanza di Padova, Gavino Putzu, ha sottolineato la necessità di un forte intervento di prevenzione prima ancora che di repressione, spiegando come a Padova la Guardia di Finanza abbia sequestrato, da gennaio 2016, oltre 3 milioni di oggetti irregolari. «La delocalizzazione di alcune nostre produzioni – ha aggiunto Putzu – ha inoltre favorito con gli anni questo fenomeno: abbiamo esportato un know how che adesso ci si ritorce contro».

Antonio Selvatici ha puntato il dito sulla connivenza di alcune istituzioni “nostrane” e della complicità tra criminalità organizzata cinese e mafie italiane. «Gli imprenditori sani chiudono perché gli altri non stanno alle regole – ha dichiarato Selvatici –. Dobbiamo salvaguardare le nostre produzioni per non dover pagare il conto salatissimo di un territorio depredato e fortemente impoverito con il possibile passaggio, tra l’altro, di 6 milioni di container all’anno che i Cinesi vorrebbero far arrivare in un nuovo porto offshore a Venezia da 2,2 miliardi di euro».

Suggestivo l’intervento del presidente della Camera di commercio di Padova, Fernando Zilio, che, agitando un ventaglio di “vere fatture tarocche” emesse da esercizi commerciali “Made in China”, ha snocciolato dati: «i Cinesi in Veneto potrebbero sembrare più un beneficio che un costo. Le entrate pubbliche che generano (tasse, Iva e bolli auto), infatti, superano le uscite che lo Stato e gli enti locali mettono a loro disposizione (scuole, sanità, eccetera). Si tratta di 137 milioni di euro di “entrate regolari” a fronte di 124 milioni di “uscite regolari”. Ma non è così – ha proseguito Zilio –: una famiglia cinese media spende ogni anno 32.000 euro, ma ne guadagna ufficialmente solo 18.000. C’è dunque un’area “grigia” di 14.000 euro che moltiplicata per le 9.500 famiglie cinesi fanno 113 milioni di euro».

«Il “Tavolo della moda” e in particolare la sua componente artigiana ha centinaia di imprese “al fronte” con le quali da anni denuncia il fenomeno dei laboratori clandestini – ha detto Gianandrea Silvestrin della Cna per il “Tavolo Veneto della Moda” -. La nostra regione è oggi la terza in Italia per presenza di imprenditori di etnia cinese, dietro a Lombardia e Toscana. 7.525 Partite Iva che sono cresciute dal 2009 al 2014 del 40,5%. Variazione seconda solo a quella registrata in Lombardia +49,2%. La provincia di Padova è la più colpita con 2.131 aziende condotte da cinesi, seguita da Venezia (1.558), Treviso (1.157) e Verona (1.024). Rovigo, a prima vista, non sembrerebbe nemmeno il territorio più colpito. Con 817 aziende condotte da cinesi, è al 5 posto. Ma qui si trova la maggiore incidenza – ben il 31,3% – dei Cinesi sul totale degli stranieri. Sia chiaro – ha precisato Dal Bo – che questa non è una lotta contro qualcuno, ma contro un sistema sbagliato e dannoso».   

Giannino Gabriel, presidente della Federazione Moda Italia di Confcommercio Veneto ha rilanciato “SOS Etichettatura”, iniziativa Confcommercio su scala nazionale: «la trasparenza delle informazioni in etichetta è fondamentale per la migliore relazione lungo tutta la filiera della moda, dal produttore all’operatore commerciale, fino al consumatore finale – ha detto Gabriel –  Con quattro recenti convegni e workshop provinciali a Verona, Vicenza, Padova e Venezia chiamati “SOS Etichettatura” abbiamo lanciato l’allarme e, insieme, una richiesta di aiuto alla maggiore trasparenza informando le aziende sull’applicazione corretta del Regolamento Ue in materia».