Federchimica compie 100 anni

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Un secolo di vita dove il comparto è cambiato in profondità accompagnando la crescita e lo sviluppo dell’umanità

 

industria chimica provette«In questi 100 anni tutto è cambiato, ma non la capacità dell’industria chimica di anticipare le sfide destinate a diventare proprie di tutta l’industria. Scelte coraggiose in ambiti strategici come la ricerca, la sostenibilità, le relazioni industriali». Così Cesare Puccioni, presidente di Federchimica, commenta nella sua relazione il ruolo dell’industria chimica e della Federazione, che festeggia con l’Assemblea 2016 i suoi cento anni di attività. 

«La nostra storia si intreccia indissolubilmente con lo sviluppo industriale, economico e sociale del Paese, con profondi cambiamenti ma anche forti elementi di continuità. La chimica è “cambiamento”: della materia, dei processi produttivi, dei prodotti, della qualità della vita; cambia se stessa e fa cambiare gli altri e ha bisogno di un’associazione che anticipi i tempi». 

L’industria chimica è stata la prima a introdurre quelle innovazioni capaci di rivoluzionare interi settori produttivi, di generare ondate di cambiamento anche nella società e di creare progresso, non solo economico. Lo fece in Italia con Giacomo Fauser e il processo di sintesi dell’ammoniaca e con Giulio Natta e il polipropilene, che, insieme alle altre plastiche, nel Dopoguerra, consentì, ad ampie fasce della popolazione, di accedere ai beni di consumo e al benessere. Cesare puccioni presidente federchimicaUna vocazione al rinnovamento, alla ricerca e allo sviluppo determinanti anche per resistere alla gravissima crisi di questi anni. 

Puccioni commenta la situazione congiunturale: «nel 2015 l’industria chimica in Italia ha visto un recupero della produzione (+1.0%,circa 52 miliardi di euro), anche se la ripresa fatica a rafforzarsi in uno scenario internazionale che risulta denso di rischi e dominato dall’incertezza». I dati mostrano infatti un posizionamento più solido dell’industria chimica rispetto a molti altri comparti industriali italiani. Con le sue 2.740 imprese, l’industria chimica impiega 109.000 addetti. Dai dati diffusi, risulta che nel 2015 c’è stato il «primo segnale di risveglio del mercato interno (+1,3% in volume)» e che il settore ha affrontato la fase di crisi contenendo «le perdite in termini sia di valore aggiunto (-5% sul 2007 a fronte del -13% della media manifatturiera), sia di occupati (-11% contro -20%)». Risulta poi che «l’incidenza delle sofferenze sui prestiti bancari (5,8%) è la più bassa del panorama industriale» e che l’export, «in continua espansione dal 2010» nel 2015 «segna una crescita del +4% in valore». «Siamo stati primi nella grande sfida del futuro, lo “Sviluppo Sostenibile” – ha proseguito Puccioni -. Abbiamo anticipato scelte poi adottate da tutta l’industria. E’ tempo di guardare alla chimica come settore del futuro». Per il 2016 sono previsti: crescita della produzione all’1,4%, crescita dell’export +3% e un consolidamento della domanda interna, +1,5%

Nonostante i gravi condizionamenti del sistema Paese, la performance all’export della chimica italiana è tra le migliori in Europa: dal 2010 l’Italia è seconda solo alla Spagna, con un risultato lievemente migliore anche della Germania, principale produttore chimico europeo. Spicca, in particolare, la chimica fine e specialistica, che si conferma un’area di specializzazione italiana con un surplus commerciale in continua espansione dal 2010, che nel 2015 ha raggiunto quasi i 2,8 miliardi di euro. 

Per Puccioni «la chimica ottimizza i processi produttivi utilizzando sempre meglio le risorse, minimizzando l’uso di quelle più preziose, riutilizzandole o sostituendole con altre meno rare e costose, e anche più sicure, valorizzando anche gli scarti». Con la concorrenza dei Paesi emergenti, basare l’innovazione sulla ricerca diventa una necessità per tutto il “Made in Italy”. Nella chimica questa consapevolezza si è fatta avanti da tempo, portando all’affermarsi di imprese, anche piccole e medie, fortemente votate alla ricerca, specializzate in particolari famiglie di prodotti di qualità e orientate ai mercati internazionali: dall’automobile alla casa, dall’abbigliamento all’arredamento e in tanti altri settori, la chimica contribuisce decisamente a difendere dalla competizione internazionale le produzioni realizzate in Italia e, con esse, tanti posti di lavoro. Proprio perché innovazione e qualità sono le chiavi del suo successo, l’industria chimica da sempre valorizza la centralità strategica delle risorse umane, considerate come persone da formare e coinvolgere, superando le logiche di contrapposizione tra lavoro e capitale tipiche del Novecento.