Il neo segretario del Patt dà scandalo: saluto fascista e bacio ad una foto del Duce

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Carlo Pedergnana saluto fascista
I partiti del centro sinistra, partner di coalizione della maggioranza che governa la provincia di Trento, invocano provvedimenti esemplari a carico dell’emulo fascista convertito all’autonomismo

 

Carlo Pedergnana saluto fascistaSono passati appena pochi giorni dalla celebrazione del congresso del Patt, lo storico Partito autonomista Trentino Tirolese che ha sancito una clamorosa rottura nella sua base più ortodossa (il segretario Franco Panizza è passato da un’elezione all’unanimità dello scorso congresso ad una con il circa il 70% dei consensi dei delegati), che nasce uno scandalo politico attorno alla figura del neo presidente Carlo Pedergnana, fresco acquisto della maggioranza del partito ai danni della minoranza guidata dal deputato Mauro Ottobre.

Alcune “manine” hanno fatto circolare alcune fotografie che ritraggono Pedergnana impegnato nel celebrare la sua “vecchia” appartenenza politica alla destra, appartenenza che lo stesso neopresidente non nasconde affatto ma che liquida come una «stagione di militanza nelle file di Alleanza Nazionale conclusasi qualche anno addietro, prima dell’approdo nelle file del partito autonomista», liquidandola come «una goliardata giovanile da cantina». Le immagini sono inequivocabili: in una, l’esponente autonomista è ritratto con il braccio destro bello teso nel saluto fascista (con sullo sfondo un drappo che rimanda all’immagine del Che Guevara); nell’altra, Pedergnana è impegnato nel bacio ad una fotografia che ritrae il Duce Benito Mussolini.

Del fatto hanno dato ampio risalto i giornali locali, innescando una serie di polemiche tra le forze che compongono la maggioranza di centro sinistra autonomista, di cui lo stesso Patt esprime il presidente della giunta provinciale Ugo Rossi.

Per Giuseppe Corona, uno dei contendenti della segreteria del Patt al congresso appena concluso, «mi meraviglio, caro segretario, di essere costretto a fare un intervento carlo pedergnana bacio ducedoloroso, ma necessario, su un tema che un partito che si definisce democratico dovrebbe aver risolto per naturale, immediata reazione chimica. Invece mi trovo qui a chiedere le dimissioni di Carlo Pedergnana per il suo inqualificabile passato fascista (ma passato di quanto?), idee e frequentazioni che gli dovrebbero aver impedito, nonostante una naturale, possibile e comprensibile evoluzione del suo pensiero – di sedere sullo scranno di presidente, garante del simbolo del partito, di un partito che del passato e delle azioni fasciste ha davvero tristi ricordi». Secondo Corona «il passo è troppo grande, troppo forzato, troppo poco credibile per essere accettato. Io qui, oltre ad una larga fetta del partito, rappresento anche gli Schuetzen, proprio quegli Schuetzen che furono cancellati d’autorità da quel partito, peraltro messo fuori legge, al quale si ispirava Pedergnana che ora guarda il mondo dall’altra parte della barricata, seduto su una poltrona di prestigio. Troppo pochi anni sono passati da questa folgorante conversione del camerata per poter accettare che continui nel mandato conferitogli dai partecipanti, spero ignari, del nostro ultimo congresso». «Chiedo – conclude – se ne vada, dunque. Ma mi chiedo anche quante ponderate sono state le scelte di Franco Panizza pur di blindare la sua candidatura a “eterno” segretario del Patt, pur di circondarsi di amici, di gente che, pur di avere uno scranno, accettava e accetta di avvallare tutto. Ricordo al segretario che l’apologia di reato, prevista dalla legge Scelba del 1952, anche alla luce delle successive interpretazioni della Corte Costituzionale, non è mai decaduta. Nella fattispecie si parla di “esaltazione tale da poter condurre alla riorganizzazione del partito fascista”. E non è esaltazione baciare l’immagine del Duce, anche dopo un brindisi, come dice una balbettante difesa?» «Noi abbiamo – ribadisce Corona – una tradizione culturale e politica da difendere, siamo un partito autonomista che si riconosce nel centro sinistra ed in una storia che non consente interpretazioni. Storia alla quale non può appartenere Pedergnana che, troppo frettolosamente e per motivi fin troppo noti, avete scelto per fare da presidente – e quindi da garante del nostro partito – e per questioni geopolitiche: dare un contentino all’Alto Garda. Ma l’Alto Garda, caro segretario, termina ancora dove c’è il confine sulla Gardesana Orientale tra Riva del Garda e Limone o si spinge idealmente fino a Salò?»

Secondo il consigliere provinciale trentino Claudio Cia, della Civica trentina, «lo spettacolo che il Patt sta mettendo in piazza con foto “d’archivio” relative ai trascorsi passati dei propri membri dimostra che la faida interna al partito è ben lontana dall’essersi conclusa con il congresso che ha riconfermato Franco Panizza come segretario». «Ci troviamo di fronte – prosegue Cia – a persone adulte, con un vissuto politico importante, la cui storia è evidentemente nota a tanti, ma soprattutto agli altri membri del partito. Non credo che Panizza possa avere scosso tanto la loro coscienza da indurli ad abiurare il loro passato. Emerge piuttosto la propensione a mostrarsi disposti a sottomettersi e a baciare la mano di chi detiene il potere. Tutto ciò evidenzia quanto Panizza abbia trasformato questo partito in una fabbrica delle “caréghe”, dove ciò che emerge e si asseconda è la smania di raggiungere posizioni di forza, anziché essere testimoni e promotori di un progetto politico. Un polpettone amalgamato con ogni sorta di “vanzaroti”, raccolti qua e là, buono per tutte le stagioni, dove non si distinguono i sapori, ma è funzionale per riempiere lo stomaco di tutti senza però nutrire». «Di fronte a questa vicenda – conclude Cia – ritengo personalmente che il problema del Patt non è tanto il trascorso politico di qualche suo membro, ma piuttosto il suo presente, che pare confermare l’aver smarrito la propria identità, ormai appiattito sul Pd, pur di mantenere il potere».

Sul tema scende in campo anche la Cgil del Trentino con il segretario generale Franco Ianeselli, secondo il quale «manifeste simpatie per il fascismo non si possono liquidare come semplice goliardata giovanile. Mai. E soprattutto quando questi atteggiamenti appartengono a persone che ricoprono un ruolo di vertice in uno dei maggiori partiti della nostra Provincia, peraltro alla guida della coalizione di governo. Fatta salva – aggiunge – la sensibilità politica di ognuno di noi, questa non può mai mettere in discussione l’antifascismo, valore assoluto e fondante della nostra democrazia. Annacquare o banalizzare gesti e affermazioni in contraddizione con questo valore rischia di svuotare il senso del nostro passato, le lotte di quanti, uomini e donne, si sono spesi per la libertà democratica». Per questa ragione la Cgil del Trentino ritiene indispensabile che il Patt e tutti i partiti della coalizione di maggioranza condannino con fermezza quanto accaduto e prendano tutti i necessari provvedimenti.

Infine il fronte del PD, partner di maggioranza provinciale: «chiediamo, con rispetto ma anche con fermezza, che il Partito autonomista nostro alleato prenda rapidamente i provvedimenti che riterrà più opportuni» chiedono all’unisono Alessio Manica, capogruppo provinciale Pd in Trentino, e Sergio Barbacovi, segretario provinciale Pd. «Saremo forse – scrivono Manica e Barbacovi in una nota – in un’epoca storica che tende a stingere le tradizioni politiche e culturali del passato, che sfuma sulle appartenenze vigorose che un tempo contraddistinguevano l’azione politica di ciascun cittadino. Se però qualcosa di quella stagione è rimasto saldo, è l’antifascismo come valore collettivo. Il ripudio di una pagina storica che rappresenta l’esperienza più buia per il nostro Paese, per la nostra terra, la nostra autonomia, e per l’intera Europa. Se esiste un filo rosso che a dispetto dei decenni lega questo Centrosinistra Autonomista alle vicende della comunità trentina che fu dell’Asar, del Pci, della Dc e della tradizione socialista, è proprio l’antifascismo come carattere culturale e politico».

E le polemiche hanno centrato il loro obiettivo: Pedergnana ha rassegnato le sue dimissioni irrevocabili, immediatamente accolte dall’ufficio politico del Patt, che gli ha espresso solidarietà «contro schizzi di fango gettati sulle persone e sul partito». Le dimissioni a soli 4 giorni dalla conclusione dell’assise autonomista impongono l’indizione di un nuovo congresso per l’elezione di un nuovo presidente che dovrà avvenire entro i prossimi 30 giorni.