Emilia-Romagna, dalla regione 1 milione per chiudere i campi rom

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campo nomadi bologna
Contrarietà netta del centro destra che annuncia barricate in Consiglio regionale

 

campo nomadi bolognaLe commissioni cultura, politiche sociali e territorio del Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna hanno dato il via libera al bando della giunta regionale che darà un milione ai comuni per chiudere i campi rom: favorevoli Pd e Sel, contrari Lega, Fdi, Forza Italia e M5S. 

«Si tratta di una legge – ha detto la vicepresidente Elisabetta Gualmini – che recepisce la strategia nazionale ed europea e che si sviluppa su quattro assi: abitare, istruzione e formazione, lavoro, salute. La Giunta ha approvato la direttiva attuativa della norma e un bando rivolto ai comuni e alle Unioni per la realizzazione di progetti abitativi alternativi alle aree sosta di grandi dimensioni, a rischio di degrado, insicurezza, tensione sociale e condizioni igienico-sanitarie non accettabili. Con un sostegno economico della Regione che ammonta a un milione. Non più grandi campi, quindi, ma soluzioni insediative durevoli e dignitose». 

Il bando, ha aggiunto l’assessore, «fissa un nuovo patto tra diritti e doveri di queste comunità, un finanziamento pari a un milione di euro: 700.000 sono per gli interventi in conto capitale, 300.000 in spesa corrente. Saranno ammessi l’acquisto, nell’ambito del territorio comunale, di appezzamenti da destinare alla realizzazione di micro-aree familiari pubbliche (o all’adeguamento di quelle già esistenti), per l’accesso ad abitazioni tradizionali, forme di sostegno sociale ed educativo». L’assessore ha poi illustrato i dati sulla situazione in Emilia-Romagna: «a novembre 2015 è stata condotta una nuova rilevazione. In regione sono presenti 3.077 Rom e Sinti (nel 2012 erano 2.745), di cui 1.081 minori (35,13%), gli insediamenti sono 182, in 38 comuni, di cui 82 pubblici e 100 privati: 6 le aree al di sopra delle 71 persone, 8 tra 41 e 70, 56 tra 16 e 40 e 110 entro le 15 (per 2 il dato non è disponibile). Il 90% dei nomadi in Emilia-Romagna – ha aggiunto – sono Sinti (italiani) e il 3% Rom, il 36% ha meno di 18 anni e solo il 3% più di 65 anni. La maggiore concentrazione di Rom e Sinti è in provincia di Reggio Emilia (42% distribuiti in 76 aree), Modena (19,5%) e Bologna (16,5%). Circa 600 persone vivono già in appartamenti, con esperienze non sempre positive. Aspiriamo – ha concluso Gualmini – a offrire un percorso di transizione, partendo dalle micro-aree da 15-20 persone, che vorremmo, nel tempo, diventassero autogestite e autofinanziate, oltre a percorsi rivolti all’istruzione, al lavoro e alla salute».

Sulle barricate l’opposizione regionale di centro destra. Daniele Marchetti (Lega) ha parlato di «una legge ingiusta, discriminante nei confronti dei nostri cittadini». In particolare, «il progetto microaree non è rispettoso degli strumenti urbanistici, una scelta abitativa che temiamo diventerà definitiva. Un’ingiustizia sociale». Sulla stessa linea Galeazzo Bignami (Forza Italia), che lo ha definito «un atto in continuità con una legge che non affronta il tema: è grave parlare di campi nomadi irregolari, gli abusi edilizi vanno sanzionati». Come pure Tommaso Foti di Fratelli d’Italia: «in Emilia-Romagna essere un Sinti o un Rom è più vantaggioso che essere un cittadino italiano, questa è la filosofia della legge». 

Il Movimento 5 Stelle ha votato contro, ma con una sfumatura diversa rispetto alle posizioni del centrodestra. «Siamo d’accordo – ha detto Raffaella Sensoli – sullo smantellamento delle grandi aree, per contrastare situazioni di degrado e criminalità. Vorremmo però sapere come verranno programmati i controlli sulle situazioni legate all’abitare, come si intendono attuare i percorsi di scolarizzazione, i processi di formazione, instaurare la cultura della prevenzione in sanità. Con questo documento non si fanno passi avanti. Il rischio è quello della non integrazione». 

Il Pd invece ha difeso lo spirito del provvedimento: «le linee strategiche sono adeguate, affrontano il problema di persone portatrici di fragilità: stiamo parlando di solo 3.000 soggetti, di cittadini italiani residenti nei nostri comuni», ha detto Enrico Campedelli. Al termine della seduta, l’assessore Gualmini ha ribadito che «il documento nasce in alleanza con i comuni. La Regione Emilia-Romagna non può entrare nelle decisioni dei Comuni, noi facciamo leggi e atti d’indirizzo. Altre Regioni, come il Veneto, guardano alla nostra legge. Sono già attive misure sul tema abusi edilizi e sul problema delle famiglie che non mandano i bambini a scuola».