L’invito al coraggio di Lunelli e Gay nella IV rivoluzione industriale
Il coraggio di fare impresa nella quarta rivoluzione industriale è il coraggio di interpretare – in chiave innovativa – cinque priorità: il Business; la Responsabilità sociale d’impresa; l’Arte, il design e la cultura; la Visione del futuro; l’E-technology. E non è un caso che l’acronimo che deriva dall’accostamento delle loro iniziali sia proprio la traduzione, in inglese, della parola “coraggio”, che è poi l’incipit del titolo scelto per la XXIX edizione del Meeting dei Giovani Imprenditori del NordEst che si è svolto a Trento (“Be B.R.A.V.E., il coraggio di fare impresa”) promosso dalle presidenze regionali dei Giovani imprenditori del Trentino-Alto Adige, del Veneto, del Friuli-Venezia Giulia e dell’Emilia Romagna, che ha coinvolto i giovani industriali di tutta Italia, i vertici del sistema Confindustria, oltre a numerosi esponenti di rilievo del mondo politico, economico e della ricerca.
Al Teatro Sociale l’appuntamento più atteso del meeting: uno fra i principali eventi del movimento dei Giovani imprenditori di Confindustria a livello nazionale. Ad aprire i lavori Alessandro Lunelli, presidente dei Giovani imprenditori del Trentino-Alto Adige e coordinatore del Comitato organizzatore: «i tempi cambiano, i problemi cambiano – ha spiegato -, ma le sfide ci sono sempre state, ieri e oggi. Noi imprenditori siamo sempre gli stessi, pieni di carica, energia e ottimismo. È il contesto che cambia, gli strumenti, la quantità di informazioni, i modi di interagire. Nascono nuove sfide, ma anche nuove opportunità: due miliardi di consumatori di nuove opportunità. Quello che serve, sempre e comunque, è una cosa sola: il coraggio, il coraggio di fare impresa, unito alla capacità di saper interpretare i cambiamenti in atto».
Alessandro Olivi, vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico e lavoro della Provincia di Trento ha affermato che «il NordEst è un territorio eterogeneo ma allo stesso tempo coeso, quando si osserva la capacità di fare impresa. Il Trentino ha investito molto nelle infrastrutture materiali e immateriali, dalla banda larga al sostegno della ricerca, e oggi è un territorio innovativo. Non a caso abbiamo centri di ricerca di eccellenza internazionale e registriamo il più alto numero di start up innovative in Italia».
A seguire, cinque le sessioni, moderate dal manager e scrittore Sebastiano Zanolli, dedicate agli altrettanti temi del meeting. A riflettere sui modelli rivoluzionari del Business nei mercati globali è stato Giovanni Bonotto, direttore creativo dell’omonima azienda. Dopo di lui, ha parlato di Responsabilità sociale d’impresa Michele Alessi, vicepresidente di Alessi; di Arte, design e cultura ha parlato Davide Rampello, professore presso il Politecnico di Milano, per dire quanto questi aspetti siano stati e siano ancora oggi ingredienti imprescindibili del successo del “Made in Italy” nel mondo. Di Visione del futuro hanno dibattuto Luca Antognozzi, general manager Gruppo Selettra, Lucio Biondaro, amministratore delegato di Pleiadi; Debora Garetto, fondatore e amministratore unico di Nuova Portalupi; Beatrice Lucarella, delle relazioni esterne de L’Acropoli di Puglia Martina Franca. Infine Nicola Previati, country manager di Amazon Web Services e Francesco Profumo, presidente della Fondazione Bruno Kessler, hanno affrontato il tema della E-technology, ovvero delle straordinarie potenzialità offerte dalle nuove tecnologie.
A Marco Gay, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, sono toccate le conclusioni dell’evento. «Come diceva il presidente Pertini – ha esordito Gay – anche oggi servono due qualità: l’onestà e il coraggio. L’onestà di quello che diciamo e il coraggio di dire quello che non va. Sarebbe stato facile dire che la Finanziaria nazionale andava bene, invece abbiamo avuto il coraggio di dire quello che non condividevamo». Il presidente nazionale ha insistito sulla necessità di riscoprire il coraggio di fare impresa e ha invitato i giovani imprenditori ad avere come bussola la responsabilità sociale. «Solo pensando alla ricaduta delle nostre azioni sulla società – ha detto Gay – possiamo fare il bene di chi ci sta intorno e avere un ritorno positivo sull’impresa. Senza il profitto le imprese non stanno in piedi, ma dobbiamo pensare anche a ridistribuire il profitto a chi fa grandi le nostre aziende, cioè i nostri collaboratori».