In programma pagine per quartetto di Beethoven e di Bartok
“Passione, precisione, calore, una miscela dorata: questi sono i segni distintivi di questo eccellente quartetto d’archi”. Così ebbe a definire il Quartetto Jerusalem il critico del “New York Times”, esnsemble che lunedì 7 marzo (ore 20.45) giugne a Trento per la stagione dei concerti della Società Filarmonica.
Con la fondazione del Quartetto nella stagione 1993/1994 e il debutto nel 1996, i quattro musicisti israeliani hanno intrapreso un viaggio di crescita e maturazione che li ha portati ad avere un vasto repertorio e una impressionante profondità di espressione: un viaggio che è tutt’oggi ancora motivato dalla stessa energia e curiosità con cui l’ensemble ha iniziato.
Il Quartetto Jerusalem (Alexander Pavlovsky, violino; Sergei Bresler, violino; Ori Kam, viola; Kyril Zlotnikov, violoncello) porta avanti le tradizioni dei quartetti d’archi in un modo unico, avendo trovato il proprio cuore espressivo in un suono caldo, pieno, umano e nel bilanciamento tra toni alti e bassi, ottenendo la possibilità di raffinare sia le interpretazioni del repertorio classico sia delle opere di epoche più recenti e, in entrambi i casi, ambendo alla perfezione del suono.
Le collaborazioni con artisti del calibro di Martin Fröst, Steven Isserlis, Sharon Kam, Elisabeth Leonskaja, Alexander Melnikov e András Schiff dimostrano chiaramente come ogni artista ospite diventi parte integrante dell’inseparabile ensemble. Ospite regolare e affezionato delle sale da concerto più rinomate al mondo, il Quartetto ha ricevuto accoglienza speciale in Nord America, con esibizioni a New York, Chicago, Los Angeles, Filadelfia. Anche in Europa i quattro artisti sono ospiti di importanti sale quali la Tonhalle di Zurigo, la Herkulessaal di Monaco, la Wigmore Hall di Londra, la Salle Pleyel di Parigi e ora, nell’anno del suo ventesimo anniversario di attività, la Filarmonica di Trento.
Il programma del concerto prevede l’esecuzione di due quartetti di Ludwig van Beethoven e uno di Bela Bartok.
“Caro Beethoven! Partite ora per Vienna a coronamento dei vostri desideri a lungo non soddisfatti. […] Con zelo ininterrotto ricevete: lo spirito di Mozart dalle mani di Haydn”: questo l’augurio espresso dal Conte Waldstein a Beethoven nel 1792, che riletto a posteriori sembra profetizzare ancor più il suo imminente ingresso nel leggendario triumvirato musicale viennese. Al suo arrivo nella capitale il compositore capì ben presto che per poter conquistare il consenso della nobiltà locale sarebbe stato necessario cimentarsi anche nel genere del quartetto, dove Haydn era da tempo maestro indiscusso.
L’occasione di una commissione del principe von Lobkowitz aprì così una “sfida” involontaria tra i due: Haydn concepì quella che sarebbe diventata l’op. 77, Beethoven la sua prima serie di quartetti pubblicata nel 1801. Il Quartetto op. 18 n. 2 – conosciuto anche come “quartetto dei complimenti” per il suo movimento iniziale che ricorda quasi una conversazione mondana – è un’opera fresca, caratterizzata da una certa grazia salottiera e giovialità, molto diversa per carattere dal Quartetto n. 4 nella più drammatica tonalità di do minore, giocato su un contrasto teso tra densità patetica e improvvisa spensieratezza.
L’impronta beethoveniana influenzerà generazioni di compositori a venire, tanto che è impossibile non pensare al motto “Muss es sein?” del Quartetto op. 135 quando si ascolta l’incipit (Mesto) del Quartetto n. 6 di Bartók (1939). Si tratta dell’ultima composizione scritta dall’autore in patria poco prima dell’esilio negli Stati Uniti, tappa finale di un percorso nel genere quartettistico durato quasi trent’anni. L’essenzialità della scrittura si mescola qui a un senso di notevole irrequietezza e a un tono spesso amaro, come nella Marcia e nella Burletta che sembrano una caricatura del dilagare di una situazione politica ormai insostenibile, conferendo così a tratti l’impressione di un grande desiderio di fuga dalla realtà.
Programma
L. v. Beethoven (1770-1827)
Quartetto op. 18 n. 2 in Sol magg. (Allegro – Adagio cantabile – Scherzo. Allegro – Allegro molto, quasi Presto)
B. Bartok (1881-1945)
Quartetto n. 6 in Re magg. Sz 114 (Mesto. Vivace – Mesto. Marcia – Mesto. Burletta – Mesto. Molto tranquillo)
L. v. Beethoven
Quartetto op. 18 n. 4 in do min. (Allegro, ma non tanto – Andante scherzoso, quasi Allegretto – Minuetto. Allegretto – Allegro)