Eseguite pagine del compositore veneziano Antonio Rovetta
Di Giovanni Greto
Negli ultimi anni, il Conservatorio di Venezia è diventato uno dei più attivi centri italiani di studio, specializzazione e ricerca sulla musica antica, in particolare quella veneziana, venendo a creare un’offerta di formazione notevole per i giovani concertisti. Ha così ampliato l’organizzazione di attività concertistica, con progetti che spaziano dalla ricerca sulle fonti, spesso inedite, alla prassi dedicata, a corsi e master di preparazione alle performance. Particolare attenzione viene data a ricollocare le opere nei contesti per cui erano pensate e nei quali le esecuzioni si trasformarono spesso in celebrazioni della grande tradizione veneziana.
La Fondazione Levi, convinta della bontà della Scuola, ha perciò pensato di iniziare una stretta collaborazione, culminata lo scorso anno con la prima esecuzione, in occasione del concerto per il giorno delle Ceneri (18 febbraio 2015), di un manoscritto inedito della Messa a quattro voci di Giovanni Legrenzi (Clusone 1626 – Venezia 1690), recentemente pubblicata dalla Levi in un interessante DVD.
Quest’anno, nella chiesa dei Carmini, si sono ascoltate musiche di Antonio Rovetta (Venezia 1595-97 – Venezia 1668), inedite o rare. Le Turbae dalla Passione secondo Matteo, cioè le parole dei personaggi singoli (soliloquentes, escluso Cristo) e collettivi (Turbae vere e proprie: gruppi, folla), scritte in quattro parti (soprano, alto, tenore, basso) sono state eseguite nel contesto del racconto biblico dell’Evangelista, tratto, come i Verba Christi, da una fonte coeva (Guidetti 1637) e integrato da mottetti e salmi dall’espressione meditativa, dolente o drammatica.
Il concerto, preceduto da un’antifona e da una Canzon quarta a quattro, esclusivamente strumentale, è proseguito con “Verba Evangelistae” e “Verba Christi”, tratti rispettivamente dai libri primo e secondo del “Cantus Ecclesiasticus Passionis D.N. Iesu Christi secundum Mattaeum” di Giandomenico Guidetti, cantore e compositore, allievo e collaboratore di Palestrina. Cantore della Cappella papale, proseguì la riforma del canto corale iniziata da Palestrina e Zoilo, pur facendo riferimento alla tradizione antica. Nella Passione, introdotta nelle diverse situazioni da Veronica Niccolini, voce recitante, hanno ben figurato il bassus Luca Scapin, nel ruolo di Gesù, ma soprattutto il giovane Andrea Gavagnin, altus e controtenore, in quello di Giuda. Richiesto da parecchie formazioni, i cui direttori ne hanno intuito le capacità in rapida crescita, Gavagnin ha dapprima studiato clarinetto, per poi appassionarsi al canto rinascimentale e barocco e al cornetto, strumento aerofono a bocchino in uso nel Rinascimento, assai importante fino a tutto il ‘600. E’ caratterizzato da una dolcezza di suono, vicino, per lo meno a quel tempo, a quello della voce umana, che spesso doppiava o sostituiva nella polifonia, principalmente nella parte di soprano.
Le Turbae di Rovetta, allievo dapprima di Monteverdi, del quale in seguito prese il posto come maestro di Cappella nella basilica di san Marco, pervenuteci solo in parte, sono musiche scritte per i versetti del Vangelo della passione in discorso diretto, cioè le parole di tutti i personaggi, escluso Gesù, e vanno inquadrate nel disegno di celebrazione musicale della vita veneziana. Il lavoro di ricerca ad ampio raggio, intrapreso dall’infaticabile direttore della Scuola di Musica antica Francesco Erle, merita dunque un plauso ed un augurio di ulteriori scoperte molto significative, che verosimilmente saranno rese pubbliche nei frequenti appuntamenti con la musica sacra, che contraddistinguono la città di Venezia.
Un applauso finale, a pieno merito, va ai quattordici strumentisti, alle prese con viole da gamba, arciliuti, tiorbe, una dulciana, un’arpa ed un organo portativo, le cui sonorità ben si sono intrecciate con le voci del nutrito organico corale.