Licordari: «seria preoccupazione per la posizione dell’Avvocatura comuntaria. A rischio investimenti e posti di lavoro»
Le norme europee incluse nella direttiva del 2006 sui servizi nel mercato Ue «impediscono alla normativa nazionale di prorogare in modo automatico la data di scadenza delle concessioni per lo sfruttamento economico del demanio pubblico marittimo e lacustre». E’ questo il principio ribadito dall’avvocato generale Ue Maciej Szpunar che ha ritenuto «fondati» i dubbi espressi dai Tar italiani secondo i quali la legislazione nazionale sulle concessioni balneari, sottraendo con la proroga automatica dal mercato beni produttivi al di fuori di ogni procedimento concorsuale, non è compatibile con i principii di libertà di stabilimento, di protezione della concorrenza e di eguaglianza di trattamento tra operatori economici, così come con i principii di proporzionalità e di ragionevolezza.
Con vari decreti legge emessi dal 2009 al 2012 e poi convertiti in legge, lo Stato italiano ha previsto la proroga automatica della durata delle concessioni demaniali marittime per attività turistico ricreative dapprima fino al 31 dicembre 2012 e poi fino al 31 dicembre 2020. Alcuni gestori di attività turistico ricreative in alcune aree demaniali marittime in Sardegna, in previsione della stagione balneare 2012, avevano presentato richiesta di un formale provvedimento di proroga, ma, di fronte al silenzio delle amministrazioni competenti, ricorda l’avvocato generale Ue, avevano avviato le attività ritenendo di essere legittimati dalla legge a farlo. Le amministrazioni successivamente non avevano riconosciuto la proroga automatica delle concessioni esistenti e di conseguenza pubblicarono gli avvisi per l’assegnazione di nuove concessioni anche su aree già oggetto di concessione. Di qui il ricorso dei “vecchi” gestori al Tar Sardegna di fronte al quale hanno impugnato le delibere con cui erano state implicitamente revocate le loro concessioni.
Parallelamente erano emersi altri casi per lo sfruttamento di una zona demaniale della sponda del lago di Garda: la domanda venne respinta dal Consorzio dei comuni della Sponda bresciana del lago di Garda e del lago di Idro. Anche qui ricorso al Tar Lombardia della società Promoimpresa. Sia il Tar Sardegna sia il Tar Lombardia hanno sollevato una questione pregiudiziale alla Corte Ue. Secondo il TAR Lombardia, tale legge, benché adottata per le concessioni demaniali marittime, deve applicarsi egualmente alle concessioni demaniali lacustri, in quanto essa mira (o dovrebbe mirare) «a proteggere gli investimenti dei concessionari in termini di ammortamento dei costi di gestione, in applicazione diretta del principio di proporzionalità, che impone di conciliare l’esigenza di concorrenza con quella di mantenimento dell’equilibrio finanziario del concessionario».
Entrambi i Tar in ogni caso, ricorda l’Avvocato generale Ue, «dubitano che la legislazione nazionale sia compatibile con i principii di libertà di stabilimento, di protezione della concorrenza e di eguaglianza di trattamento tra operatori economici, così come con i principii di proporzionalità e di ragionevolezza». La generalizzazione del termine di durata della concessione, infatti, «parrebbe essere contraria al principio di proporzionalità, l’automatismo della proroga parrebbe contrario ai principii di libertà di stabilimento e protezione della concorrenza poiché si sottraggono al mercato, per un periodo irragionevolmente lungo (undici anni), delle concessioni di beni sicuramente molto importanti sul piano economico». Tale meccanismo, poi, «parrebbe incidere in modo eccessivamente penalizzante, e quindi sproporzionato, sui diritti degli operatori del settore, che non hanno la possibilità di ottenere una concessione, malgrado l’assenza di concrete esigenze che giustifichino il protrarsi delle proroghe». Un tale sistema potrebbe quindi creare una discriminazione tra gli operatori economici.
L’Avvocato generale indica che le concessioni balneari non costituiscono “servizi” ai sensi delle norme dell’Unione in materia di appalti pubblici ma “servizi” ai sensi della direttiva in questione, secondo la quale, allorché – come avviene nel caso in esame – il numero di autorizzazioni disponibili sia necessariamente limitato in ragione della rarità o comunque della limitatezza delle risorse naturali, «tali autorizzazioni devono essere concesse secondo una procedura di selezione imparziale e trasparente, per una durata limitata, e non possono essere oggetto di una proroga automatica».
Assobalneari Italia Federturismo Confindustria attraverso il suo presidente Fabrizio Licordari dichiara «seria preoccupazione» per la posizione espressa dall’avvocatura generale della Corte Ue del Lussemburgo sul periodo della durata delle concessioni balneari e sul loro rinnovo automatico. «Credo che mai come ora sia necessario che il Governo Italiano, che ha da poco nominato il nuovo ministro per gli Affari regionali Costa, si rechi a Bruxelles per negoziare con la Commissione europea un periodo transitorio non inferiore ai trent’anni – dice Licordari – come avvenuto in Spagna e Portogallo per tutelare il lavoro degli addetti delle 30.000 imprese balneari italiane. Crediamo fermamente – prosegue il presidente di Assobalneari – che questo debba essere deciso a livello politico e non invece in un’aula di un tribunale. Mi chiedo altrimenti a che cosa serva una nostra rappresentatività parlamentare europea se non si riesce a fare pesare a livello politico la tutela di un così importante patrimonio economico quale il turismo balneare italiano». Assobalneari Italia, conclude Licordari, «è pronta a sostenere qualsiasi azione che vada a difesa di questo importante settore produttivo».
L’intenzione dell’Ue di esprimersi in senso negativo alla proroga delle concessioni demaniali allarma la sezione turismo di Confindustria di Venezia e Rovigo. «Confindustria Venezia – afferma il presidente della sezione turismo, Francois Droulers – ritiene altamente penalizzante per l’industria balneare italiana quanto dichiarato dall’avvocato generale della Corte di Giustizia europea Maciej Szpunar che ritiene contraria al diritto Ue la proroga delle concessioni demaniali marittime e lacustri di natura turistica prevista dal nostro governo. Le concessioni ed il loro rinnovo devono tener conto della professionalità e degli investimenti di chi ha finora operato nel comparto balneare, facendo spesso anche un’opera di riqualificazione e di bonifica di aree e terreni spesso lasciati all’incuria». «Questo – conclude Droulers – si aggiunge al danno economico già subito per la vicenda legata agli sgravi Inps, considerando che il settore turistico del Veneto, proprio per il comparto marittimo balneare, è quasi completamente insediato nel territorio di Venezia e Rovigo (eccetto che per il Lago di Garda)».
L’annuncio di una probabile decisione negativa sul tema della proroga delle concessioni demaniali marittime scatena la reazione del mondo della politica. Per il parlamentare PD Davide Zoggia «questa vicenda delle concessioni demaniali va affrontata con grande cautela anche perché ci sono a rischio investimenti e posti di lavoro. Una legge nazionale che disciplini per il futuro come gestire le concessioni balneari è necessaria, ma non si può essere non tenere conto di quanto è stato fatto finora da chi ha gestito con passione e con grande impegno le spiagge soprattutto nel Veneto». «Come non si possono mettere all’asta i patrimoni artistici italiani – prosegue Zoggia -, non dobbiamo mettere all’asta il patrimonio naturalistico che tutto il mondo c’invidia. Il mio impegno per sollecitare il governo alla prudenza e a tutelare gli investimenti fatti dagli attuali gestori, è assicurato. E’ chiaro che va tenuto una sorta di diritto di prelazione anche perché da qui al 2018 c’è il rischio che nessuno più investa nelle strutture. Sarebbe un disastro sotto ogni punto di vista».
Per il senatore di FI Maurizio Gasparri «Renzi tradisce ancora una volta i balneari. Mentre Gozi e gli altri esponenti del Pd continuano ad ingannare gli operatori del mondo balneare, fingendo di andare a litigare in Europa, oggi arriva l’ennesima doccia fredda per le aziende del settore con la conclusione dell’avvocato generale della Corte di giustizia UE che ha dichiarato contraria al diritto europeo la legge di proroga delle concessioni fino al 2020. Ancora una volta, quindi, l’Europa dimostra di non tenere conto della specificità delle imprese italiane rispetto a quelle di gran parte del resto d’Europa e il governo non fa nulla per sostenere gli operatori ritenendoli evidentemente un problema e non una risorsa per l’Italia. Nessun confronto dunque in sede europea e nessuna riforma del settore, tanto sbandierata, in Parlamento. Ad oggi – ribadisce Gasparri – come dimostrano i fatti, l’unica norma a sostegno della categoria resta quella da me presentata sulle concessioni. Il resto è propaganda che sta nuocendo alle centinaia di famiglie che gestiscono le nostre imprese e che rischiano, a causa della burocrazia europea e dell’immobilismo di Renzi e compagnia, di perdere un’attività sulla quale negli anni hanno investito. Non lo permetteremo e personalmente, come ho ribadito pubblicamente durante la protesta in piazza dei giorni scorsi, continuerò la battaglia per difendere le aziende balneari vessate dall’Europa e ignorate dal Governo».