Teatro, lo spettacolo “Provando… dobbiamo parlare” fa tappa al “Toniolo” di Mestre

0
349
provando dobbiamo parlare
I vizi di una coppia borghese nella pièce di Sergio Rubini, Carla Cavalluzzi e Diego De Silva

 

Di Giovanni Greto

 

 

provando dobbiamo parlareIl tema della coppia che scoppia ha dato sempre modo di sbizzarrirsi agli autori e sceneggiatori teatrali. In “Provando… dobbiamo parlare”, al teatro Toniolo di Mestre da mercoledì 17 a domenica 21 febbraio, due coppie, agli antipodi per stile di vita e filosofia esistenziale, si trovano in un faccia a faccia notturno che, senza esclusione di colpi, metterà a nudo debolezze e contraddizioni da ambo le parti. 

Nella pièce, scritta da Sergio Rubini, Carla Cavalluzzi e Diego De Silva, diretta ed interpretata da Rubini accanto a Fabrizio Bentivoglio, Maria Pia Calzone, Isabella Ragonese e Federico Fazioli, una coppia borghese (Bentivoglio-Calzone) viene rappresentata con tutti i vizi che la caratterizzano: ostentazione di ricchezze, rapporti utilitaristici, rivendicazione dei diritti di figli avuti da matrimoni precedenti, patrimoni da spartire, lettere di avvocati, conti in banca, minacce, testamenti, risarcimenti, crisi di panico e via discorrendo. Per non parlare delle menzogne, i sotterfugi, i tradimenti e tutte le complicazioni che ne conseguono. Spesso tesa a gestire il suo status sulla base del calcolo e della scorrettezza, dimentica che si è formata in tempi lontani spinta dall’amore. 

I migliori amici di una coppia come questa sono due (Rubini-Ragonese) che stanno insieme per tutt’altre ragioni. Non sono sposati, non hanno proprietà, terreni da dividere, case da accaparrarsi, non sono cointestatari di un conto in banca, e, per quel che riguarda i beni materiali, condividono solo un bell’attico in affitto al centro di Roma e vagonate di libri che non sanno più dove mettere. Lui è uno scrittore, un Premio Strega, due bestseller alle spalle, cinquant’anni ben portati e la trascuratezza da intellettuale consumato e progressista; lei ha vent’anni di meno e il fascino di chi pende ancora dalle labbra del maestro, il suo fidanzato in questo caso. Inoltre questi ultimi due, a differenza dell’altra coppia, anziché fare figli hanno scritto dei libri insieme (i libri di lui a dire il vero) e sentono una necessità insana, almeno nelle intenzioni, di dirsi sempre tutto.

Appare perciò anomalo che coppie simili siano amiche (ma sarà vero?) e stiano sempre insieme. Ma la coppia borghese – nello snodarsi della trama – sta attraversando la sua ennesima crisi coniugale (questione di corna) e si precipita a casa dell’altra in una sera in cui non avevano programmato di vedersi, poiché “è nel momento del bisogno che servono gli amici”. Ecco così che la serata si fa notte e il salotto diventa un vero e proprio scenario di guerra in cui non solo emergono tutte le differenze tra le due coppie, ma i loro diversi punti di vista, le distanze, ciò che di ognuno l’altro non sopporta, tutto quel groviglio del non-detto che fino a quel momento soggiaceva sul fondo della coscienza. Col risultato che all’indomani della battaglia, alle prime luci del giorno, nonostante le premesse, quella più divisa sarà proprio la coppia tenuta insieme solo dall’amore.  Ma allora a cosa serve l’amore, se non è in grado di rendere felice la vita di due persone?