Padova. È stata la quinta sezione civile della Cassazione, presieduta dal giudice Mario Cicala ad accogliere il ricorso presentato da Cirauto contro la sentenza della Commissione Tributaria Regionale del Veneto che aveva respinto l’appello della contribuente, accogliendo le pretese dell’Agenzia delle Entrate.
Cirauto è difesa dall’avvocato Umberto Santi, partner dell’omonimo studio legale in Padova, mentre l’Agenzia delle Entrate è difesa dall’avvocatura dello Stato con l’avvocato Sergio Fiorentino.
La vicenda è nata da un avviso di rettifica I.V.A. relativa all’anno 2006 fondato – si legge in sentenza – “sulle movimentazioni dei conti correnti bancari intestati alla società, alle socie ed a loro familiari”, e considerato legittimo dalla Commissione Tributaria Regionale.
La Cassazione ha accolto la tesi della difesa di Cirauto che ha contestato la legittimità dell’avviso di rettifica – si legge in sentenza – “per la parte fondata sulle movimentazioni di conti correnti intestati ad altri soggetti, diversamente collegati alla società”, poiché “l’utilizzazione delle risultanze dei conti-correnti bancari intestati esclusivamente a soggetti diversi, ancorché legati ai soci da vincoli familiari è illegittimo”, salvo dimostrare “il carattere fittizio dell’intestazione del conto corrente oppure la riferibilità alla società o ai soci delle posizioni creditorie e debitorie annotate”.
Di conseguenza la Suprema Corte, con sentenza pubblicata lo scorso 27 gennaio, ha cassato la sentenza impugnata e rinviato alla Commissione Tributaria Regionale del Veneto, in diversa composizione.
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