Albo Artigiani 2015: in Veneto il saldo resta negativo

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mercato dei souvenir
Il calo e dello 1,4%, pari a 1.838 imprese, comunque meglio che nel Paese (-1,6%). Curto: «la voglia di fare impresa non riparte. Abbattuta la soglia dei 133.000. Mai così pochi dal 1987»

 

AltoAdige mrkt Artigianato legno Val gardenaE’ passato un altro anno di stallo più che di ripresa e, nel Veneto, mancano all’appello altre 1.838 imprese artigiane. Un numero importante molto simile a quello registrato nel 2014 (allora il settore perse 1.873 imprese).

Il saldo 2015, risultato dalla differenza tra le 8.116 nuove iscrizioni e 9.954 cessazioni, porta a 132.131 il patrimonio d’imprese artigiane operanti sul territorio regionale con un calo del 1,4% inferiore, anche questa volta, a quello nazionale arrivato a -1,6%. Un tuffo nel passato dato che per trovare una platea così “esigua” di imprese nel nostro territorio bisogna tornare con le lancette al 1987, ben ventinove anni fa.

La contrazione delle imprese artigiane venete dipende sempre più dalla crisi che stanno affrontando le aziende del comparto edile calate, nel corso degli ultimi 12 mesi, del 2,6% pari a 1.374 unità, quasi i 2/3 del totale. Anche il manifatturiero, settore più esposto alle trasformazioni imposte dalla globalizzazione dei mercati, continua a perdere imprese, ma in misura leggermente minore. Il calo è in linea con quello medio, -1,4%. Timidissimi segnali di miglioramento li registra invece l’importante settore dei servizi alla persona che ha chiuso l’anno con un patrimonio di imprese cresciuto di 97 unità. Un dato da non sottovalutare perché legato ai consumi interni ed alla fiducia dei cittadini che a questo punto sono un po’ migliorati nella nostra regione.

«L’artigianato soffre in misura maggiore rispetto al totale delle imprese (in crescita quest’anno) –dichiara Luigi Curto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto -. Pur registrando qualche timido segnale positivo come il miglioramento progressivo nel corso dei trimestri del saldo tra nati-mortalità ed il calo delle cessazioni, resta una costante emorragia che sta “spolpando” uno straordinario patrimonio di conoscenza e competenze che, per la prima volta dal 1987, scende sotto la soglia psicologica delle 133.000 unità. Il Veneto – prosegue Curto – ha tenuto in questi anni grazie ai suoi fondamentali etici e culturali. Artigiani, commercianti, piccole imprese si sono comportate da “eroi della quotidianità” salvandoci. Dobbiamo ricominciare a difendere questo nostro modello di sviluppo tornando al primato dell’economia reale e ricondurre la finanza al suo servizio. Per questo motivo è urgente intervenire sia a favore delle nuove imprese completando le riforme economiche da quella del fisco alla semplificazione e dall’altro creare le condizioni affinché la mortalità di quelle esistenti cali». 

Secondo Curto “per la realtà artigiana veneta ciò si declina sbloccando alcune questioni che ci perseguitano da sempre: un accesso al credito adeguato visto che ancora oggi, secondo Bankitalia le Pmi, vale a dire il 99,9% delle imprese, ricevono soltanto il 30% del totale dei finanziamenti anche se più di due terzi delle sofferenze nette si concentrano negli affidamenti sopra i 500.000 euro e sono poche le imprese artigiane sopra questa soglia. E tempi di pagamento in media con quelli europei. Non è possibile che a due anni dall’avvio dell’operazione sblocca-debiti, lo Stato, esattore velocissimo, rimane un pagatore-lumaca verso i fornitori, ma non solo. I piccoli imprenditori non possono più permettersi il lusso di tollerare che la legge sui tempi di pagamento continui ad essere violata».