Inaugurate le opere di tutela contro e alluvioni nel bacino di laminazione di Caldogno (VI)

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Zaia inaugurazione Caldogno soranzo variali
Zaia, Ciambetti, Soranzo e Variali alla consegna delle nuove opere

 

Zaia inaugurazione Caldogno soranzo varialiSono state inaugurate le paratoie mobili a monte del bacino di laminazione di Caldogno (Vicenza), dove si trova la maggiore opera cantierata dalla Regione per fronteggiare l’emergenza-alluvione in Veneto, con un investimento di 41 milioni di euro. Alla cerimonia sono intervenuti, tra gli altri, il presidente del Veneto Luca Zaia e i presidenti delle province di Vicenza e Padova, Achille Variati ed Enoch Soranzo, oltre a numerosi sindaci vicentini e padovani, i cui comuni sono finiti sott’acqua nel novembre 2010.

A fare gli onori di casa il sindaco di Caldogno, Marcello Vezzaro, dove nell’alluvione di sei anni fa, si registrò anche un decesso. Nel prossimo settembre è prevista la conclusione dei lavori di realizzazione anche del bacino di valle. 

L’invaso è stato realizzato su una superficie di 105 ettari (pari a circa 150 campi da calcio) ed ha un volume massimo invasabile di 3.800.000 metri cubi d’acqua. Zaia ha voluto ringraziare «per primi i proprietari terreni, che hanno fatto il sacrificio maggiore, insieme alle associazioni di categoria ma anche le 34 imprese che, mediamente con una cinquantina di operai al giorno, hanno realizzato quest’opera. La sicurezza idraulica rappresenta una priorità per la Regione Veneto – ha aggiunto – in questi cinque anni abbiamo realizzato 714 opere, grandi e piccole, a tutela dal dissesto idrogeologico del Veneto per 866 milioni di euro. Siamo pronti a cantierare altri 933 milioni di euro, quasi un miliardo di altre opere per mettere in sicurezza il Veneto». 

Per Zaia «questa è una partita irrinunciabile non è un caso che si inizi da Caldogno, che ha avuto la perdita di una vita umana con l’alluvione del 2010. Voglio che quest’opera sia soprattutto dedicata a chi ha perso la vita in quelle condizioni tragiche. Oggi a Caldogno siamo a confermare anche l’ampliamento di Montebello, le opere a Viale Diaz a tutela di Vicenza, i bacini di Colombaretta a Monteforte d’Alpone, a Muson dei Sassi, a Prà dei Gai e poi tutte le altre opere che arriveranno. Noi le sfide le abbiamo colte, nonostante io abbia ereditato una regione nella quale da 80 anni non si facevano più grandi opere a tutela dal dissesto idrogeologico. L’ultima opera è stato il bacino di Montebello».

Zaia ha esortato tutti ad essere orgogliosi del lavoro fatto a Caldogno: una bella opera che darà tranquillità. «Ora pensiamo alla gestione senza tremori ai polsi – ha aggiunto – e nessuno deve aprire bocca. Decidiamo noi quando aprire le paratoie. Abbiamo un modello matematico, un protocollo preciso e lo rispetteremo. Perché se riempiamo questa vasca, che contiene quasi 4 milioni di mc. d’acqua, e lo facciamo prima di quando occorre, questa è un’opera che non serve a niente. Bisogna avere un timing quasi chirurgico e arrivare al limite prima di aprire. Ci sono i tecnici e se ne assumeranno la responsabilità. Evitiamo che l’apertura o meno delle paratoie si trasformi ogni volta in un’occasione di discussione sui giornali». 

«Noi abbiamo la certezza – ha detto Zaia – che con 2,7 miliardi di euro mettiamo in sicurezza il Veneto. Alla domanda “il Veneto è più sicuro?” io dico che, se piovesse come nel 2010 con le stesse modalità, le zone colpite dall’alluvione sono più sicure di prima. Però il Veneto, che ha oggi 576 comuni, ha ancora dei bacini idrografici per i quali l’esplorazione per la messa in sicurezza è ancora abbastanza timida, penso al Piave che ha avuto un’esondazione nel 1966, e a tutta una serie di lavori che dobbiamo fare». 

«Noi siamo sul pezzo – ha concluso Zaia – e vogliamo lavorare. Basta che ci diano i soldi e noi apriamo i cantieri. Ma c’è il problema della burocrazia, su cui dobbiamo tutti fare un esame di coscienza. Per fare quest’opera ci abbiamo messo cinque anni quando un privato ci avrebbe impiegato molto meno. Siamo stati velocissimi rispetto alla burocrazia ma non si può andare avanti così. Quando c’è di mezzo la salute o la vita dei cittadini bisogna andar giù a pancia a terra a fare le opere. Diciamolo fino in fondo, ci vuole una legge speciale che dia poteri commissariali veri a chi si occupa di queste infrastrutture. Non serve che sia il presidente della Regione, può essere chiunque basta che possa essere operativo. Bisogna decidere di fare i commissariamenti perché la messa in sicurezza è fondamentale. In Italia abbiamo ogni anni mediamente quasi 3 miliardi di danni per eventi catastrofali. Se noi queste risorse le dedicassimo a dar vita anzitutto un fondo “multirisk” per assicurare i cittadini e una quota parte alle opere infrastrutturali, avremmo un Paese diverso, un Veneto diverso».

«L’inaugurazione odierna dell’impianto di monte del Bacino di laminazione di Caldogno segna indiscutibilmente una tappa storica per la difesa idraulica del territorio vicentino. Ma quest’opera è anche un esempio importante di uso corretto ed efficacie delle risorse comunitarie» ha rilevato il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, a margine dell’inaugurazione delle le paratoie mobili in corrispondenza del manufatto d’ingresso del bacino di laminazione di Caldogno, che ha voluto sottolineare come «le risorse necessarie per realizzare quest’opera sono giunte anche dall’Europa e in parte dai fondi Por, programmi operativi regionali, di origine comunitaria».

Nella scorsa legislatura, Ciambetti, come assessore al bilancio e ai fondi comunitari, seguì personalmente non solo gli stanziamenti della Regione ma anche quelli europei. «Non fu facile – ha spiegato oggi Ciambetti – perché la Commissione europea aveva dei parametri rigidi che non s’adattavano alla nostra emergenza. Con un lavoro complesso siamo riusciti comunque a predisporre un corposo dossier che consegnai io stesso a Bruxelles alla Commissione e alle competenti direzioni generali. Il fatto che nel volgere di soli cinque anni noi si sia riusciti a reperire le risorse, solo per questo bacino 40 milioni di euro, fare progetti ed espletare nella massima trasparenza tutte le procedure, aprire i cantieri e arrivare a completare le opere, dimostra che la Commissione e le Direzioni generali comunitarie hanno fatto bene a fidarsi di noi e a puntare sul Veneto. E’ stato fatto un grande lavoro di squadra che ora deve continuare non solo nel Vicentino per la tutela di un territorio che presenta non poche criticità. Oggi comunque, con il bacino di laminazione di Caldogno si è dato un segnale importante: un problema risolto ma anche la prova di come si possano usare bene, velocemente e con efficacia i soldi dei cittadini e i fondi europei».