Confagricoltura Fvg: le istituzioni devono tutelare la denominazione Collio

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Felluga: «è frutto di investimenti importanti e della qualità del lavoro di intere generazioni». Shaurli: «la Regione impegnata a tutelare la viticoltura locale»

 

strada del vino collio fvg«Collio non è più solo una denominazione geografica, ma un marchio vero e proprio», dice Roberto Felluga, responsabile della Sezione economica vitivinicola di Confagricoltura Friuli Venezia Giulia, intervenendo sulla polemica dell’uso della denominazione (in italiano) “Collio” da parte della Slovenia nella sua campagna promozionale.

«Ci sono voluti investimenti importanti, in termini economici e di dedizione verso la qualità – continua Felluga – e il lavoro di tanti produttori per raggiungere gli obiettivi di una notorietà indiscussa. Perciò, riteniamo non corretto l’utilizzo della denominazione da parte di altri, allo stesso modo di quello che avviene per qualsiasi altro marchio (tipico o geografico). Nel rispetto di questa lunga storia – conclude Felluga – le istituzioni competenti dovrebbero intervenire con decisione per consolidare un’azione di tutela assolutamente necessaria».

Le richieste del mondo vitivinicolo sono fatte proprie dall’assessore regionale alle risorse agricole Cristiano Shaurli, che bolla con un «provincialismo confuso» le posizioni di alcuni esponenti del Centrodestra in merito alla questione dell’uso da parte della Slovenia della denominazione di “Collio sloveno”” anzichè di quello “Brda” per la promozione turistica.

«Sono d’accordo sulla richiamata necessità di accompagnare la nostra viticoltura con una forte promozione. Credo occorra farlo in particolare all’estero e non solo nelle “tipiche” feste friulane, scelta su cui aveva puntato molto l’amministrazione di Centrodestra – afferma Shaurli -, ma credo anche che vada mantenuta separata la tutela della denominazione vitivinicola dalla promozione turistica».

Nel caso specifico, ricorda l’assessore, solo i produttori italiani possono indicare il nome “Collio” sull’etichetta e ciò non è assolutamente in discussione. «Non vedo invece come una promozione turistica internazionale che utilizzi quel marchio possa danneggiarci», afferma ancora Shaurli, aggiungendo come «la regione dello Champagne si indigna quando il suo nome viene utilizzato in francese in spot su scala globale? Forse dovremmo finalmente capire che i marchi necessitano di visibilità e riconoscibilità sempre più internazionali e meno “tipicamente friulane”, e considerare che promozioni congiunte non ingenerano confusione ma magari complementarietà e ricadute positive per aree con le stesse caratteristiche, ben più ampie dei soli confini amministrativi».

Un timore che dovrebbe essere fugato «a maggiore regione – spiega l’assessore – se il territorio in questione è simile, unito e a cavallo di un confine che non esiste più e in un momento in cui amministratori locali di ogni colore politico stanno promuovendo la richiesta, condivisa dalla Regione, della tutela Unesco transfrontaliera proprio per il “Collio/Brda”. Non è certo con raffazzonate polemiche che la politica aiuta la crescita di settore e territori», conclude Shaurli.