Sotto la direzione di Fabio Biondi, saranno eseguite pagine di Corelli, Geminiani, Locatelli e Vivaldi
Martedì 12 gennaio inizia la Stagione dei concerti 2015 della Società Filarmonica di Trento. Nella sala di via Verdi (ore 20.45) arriva l’ensemble Europa Galante, diretta da Fabio Biondi.
L’Europa Galante nasce nel 1990 dal desiderio del suo direttore artistico, Fabio Biondi, di fondare un gruppo strumentale italiano per le interpretazioni su strumenti d’epoca del repertorio barocco e classico.
Nato a Palermo, Fabio Biondi inizia la carriera internazionale spinto da una precoce curiosità culturale e musicale che lo porta a incontrare i pionieri della nuova scuola barocca. A sedici anni viene invitato al Musikverein di Vienna per interpretare i Concerti per violino di Bach. Da allora collabora quale primo violino con i più famosi ensemble specializzati nell’esecuzione di musica antica con strumenti e prassi esecutiva originali. Il suo sviluppo musicale orientato verso un repertorio universale, ma anche incline alla riscoperta di compositori oggi poco eseguiti, si direziona verso una letteratura che copre 300 anni di musica. Fabio Biondi suona un violino Andrea Guarneri (Cremona,1686) e un violino Carlo Ferdinando Gagliano del 1766.
A Trento l’Europa Galante è chiamata ad inaugurare la Stagione del 2016 con una delle pagine più famose ed eseguite al mondo, le Stagioni di Vivaldi incoronate da altre opere di rara bellezza.
«I concerti di Corelli resistono a ogni moda e tempo […] e l’effetto del tutto è così magnifico, solenne e sublime da non poter essere soggetto a nessuna critica» scriveva Charles Burney nel 1789 in merito all’opera del compositore italiano. La sua op. 6 (pubblicata postuma nel 1714) comprende dodici concerti grossi: i primi otto nello stile serio “da chiesa”, mentre gli ultimi quattro “da camera” con un preludio lento seguito da una serie di danze.
L’eredità di Corelli fu raccolta, tra i molti, dal lucchese Francesco Geminiani, uno dei più noti violinisti dell’epoca, e dal bergamasco Pietro Locatelli, compositori che trovarono grande fortuna all’estero. Il Concerto n. 6 op. 7 di Locatelli intitolato “Il Pianto di Arianna”, forte di una scrittura tipicamente vocale, si configura come una sorta di “cantata senza testo” con un risultato di grande effetto. Fu pubblicato ad Amsterdam nel 1741, centro dell’editoria musicale dell’epoca, come del resto accadde una quindicina di anni prima con Le quattro stagioni di Vivaldi (1725).
«Tra questi pochi e deboli Concerti troverà le Quattro Stagioni» scriveva il Prete rosso al conte boemo Wenzel von Morzin, dedicatario dell’op. 7 intitolata “Il Cimento dell’Armonia e dell’Invenzione”, certo non immaginando il successo che avrebbero avuto nei secoli a venire. L’opera non ha certo bisogno di grandi presentazioni: le Stagioni, il cui tema allegorico era assai in voga in varie forme artistiche già da tutto il Seicento, segnano il tentativo di conferire allo stile concertante e al linguaggio musicale un carattere narrativo e rappresentativo. Come annuncia il compositore nella prefazione, musica e testo si completano puntualmente attraverso i “sonnetti dimostrativi” in funzione didascalica, dando così vita a quattro affreschi sonori di grande suggestione, in cui la natura è assoluta protagonista – nei momenti di festa come in quelli di dolore – della vita dell’uomo.
Programma
A. Corelli
Concerto grosso op. 6 n. 4 in Re magg.
F. Geminiani
Concerto grosso op. 3 n. 2 in sol min.
P.A. Locatelli
Concerto grosso op. 1 n. 5 in Re magg.
A. Vivaldi
Le Quattro Stagioni
da “Il cimento dell’armonia e dell’inventione” op. VIII