Legge di “Stabilità” 2016: saltano le agevolazioni al settore artigiano del trasporto merci

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da sx Vice Presidente Confartigianato Trasporti Michele Varotto Barsecchi il Referente Cna Fita Settore Merci Veneto Mariano Cesaro
Confartigianato e CNA del Veneto: «il tessuto logistico veneto tra i più colpiti dai tagli. Strategia incomprensibile del Governo e delle organizzazioni nazionali»

 

da sx Vice Presidente Confartigianato Trasporti Michele Varotto Barsecchi il Referente Cna Fita Settore Merci Veneto Mariano CesaroSi preannuncia un Natale caldo sul fronte dell’autotrasporto. Alcuni provvedimenti contenuti nella legge di “Stabilità” sono un colpo basso ad un comparto tra i più in difficoltà in Italia e della regione Veneto: l’autotrasporto artigiano. Un settore sotto stress da anni che ha perduto dal 2012 ad oggi, solo in regione, oltre 700 imprese (-9%).

«Il Governo Renzi scherza con il fuoco – hanno dichiarato all’unisono il vice presidente di Confartigianato Trasporti Michele Varotto, ed il referente Cna Fita settore merci Veneto Mariano Cesaro, nel corso della conferenza stampa tenutasi all’interporto di Padova -. Le oltre 7.000 nostre aziende rappresentano quasi l’80% del trasporto su gomma regionale. Se ci fermiamo noi si ferma tutto».    

Secondo i due dirigenti dell’autotrasporto del Veneto «non ci piace minacciare scioperi, fermi od operazioni lumaca che incidono negativamente sulle persone e soprattutto sui bilanci già magri del nostro comparto. Ma il Governo Renzi deve dare subito un segnale di attenzione altrimenti qui si rischia una ecatombe di imprese e posti di lavoro difficilmente quantificabile. Non si capisce la strategia sulla logistica di questo Governo – hanno proseguito – che rischia di penalizzare il nostro tessuto imprenditoriale a favore dei grandi gruppi stranieri. Ed incomprensibile anche la “freddezza” delle organizzazioni del trasporto nazionale su questi temi». 

In particolare, le due organizzazioni regionali maggiormente rappresentative del comparto, in un documento consegnato ai parlamentari veneti di tutti gli schieramenti chiedono di offrire anche alle piccole e medie imprese (che realizzano i trasporti nazionali e locali) la possibilità di “ridurre” il costo del lavoro nella stessa misura che ora è prevista esclusivamente per  le imprese strutturate e già rivolte ai mercati internazionali. Solo alle imprese che operano con conducenti che esercitano attività internazionale con veicoli a cui si applica il regolamento CE n.561/2006, equipaggiati con tachigrafo digitale, infatti, è dedicata l’ipotesi di decontribuzione a favore, nella misura dell’80%, per un periodo di tre anni. Inoltre, nel documento si chiede di non rimodulare e semplificare ulteriormente il sistema di deduzione delle “spese non documentate” (due sole misure in luogo delle tre esistenti) ed altresì prevedere un  “recupero” di quanto sia stato sottratto indebitamente alla categoria in sede di Unico 2015 (15,40 contro 19,60 – 44,00 contro 56,00 – 73,00 contro 92,00€); Le due associazioni fanno notare come circa l’80% delle proprie imprese faccia un uso massiccio delle deduzioni forfettarie per spese non documentate (si parla di circa 9.000-12.000 euro di deduzioni in media ad impresa) e che già la riduzione sulle stesse, operata dal Governo in agosto, ha comportato un aumento dell’IRPEF dovuta di circa il 36% (a cui sommare anche il relativo aumento contributivo) per tali soggetti. 

Le richieste dell’autotrasporto artigiano riguardano anche la cancellazione del rimborso delle accise sul gasolio per autotrazione per i veicoli Euro 1 e Euro 2. Una eventualità penalizzante ed in molti casi “devastante” per le imprese associate, siano esse del “trasporto merci” che del settore “trasporto persone”; questa forma di credito d’imposta registra anch’essa un corposo utilizzo, infatti, un buon 60% delle imprese considera ormai strutturale questo tipo di agevolazione riconosciuta dallo Stato (l’importo medio del credito d’imposta dichiarato è di circa 9.000 euro).  Lo scopo iniziale, che nel 2005 portò ad istituirla, era di ridurre il maggior impatto economico, in termini di accise, che le imprese italiane avrebbero dovuto subire rispetto a quelle operanti in mercati stranieri ove il costo del gasolio è inferiore. Considerando poi che le imprese nostrane, operanti in Paesi stranieri, usano spesso fare rifornimento all’estero per ovvi motivi anche di natura economica, il rimborso delle accise può essere visto come una misura prettamente a favore delle imprese che operano sul territorio interno. Queste ultime, molto spesso, eseguono trasporti locali, sono classificabili come piccole o medie imprese ed utilizzano mezzi più datati che le escluderebbero dall’agevolazione in parola. 

Le due categorie chiedono infine di avviare una seria riflessione ed un ripensamento di quanto previsto a valere per i futuri provvedimenti ed incentivi economici destinati sia alla cosiddetta “formazione” che agli investimenti nel settore dell’autotrasporto (soprattutto per quanto concerne i semirimorchi sia per il trasporto combinato ferroviario che per il trasporto combinato marittimo).

Confartigianato e Cna trasporti del Veneto sottolineano come «la categoria si fosse illusa, dopo alcuni incontri tra Governo e Associazioni dell’autotrasporto, che alcune delle questioni più spinose avrebbero trovato una loro definizione ma, sembra che molte si siano perse per strada come la tracciabilità dei pagamenti, la indeducibilità delle fatture se non pagate entro sessanta giorni dall’emissione, la cancellazione dell’assetto giuridico del Sistri, solo per citarne alcune». 

Le associazioni venete dell’autotrasporto artigiano Confartigianato e Cna auspicano che le rispettive associazioni nazionali di riferimento, nelle  future occasioni di incontro con il Governo, perseguano l’obiettivo di un equo ventaglio di possibilità di sviluppo per tutte le imprese italiane del settore, prevedendo opportunità che diano nuovo vigore imprenditoriale anche alle PMI, cercando di contrastare i provvedimenti che puntino esclusivamente ad azzerare quanto finora acquisito di diritto dalle imprese del comparto. Realtà che sono quasi sempre imprese individuali e società di persone, già stritolate da burocrazia e pressione fiscale asfissiante, che rappresentano il vero tessuto dell’impresa dell’autotrasporto italiano e che, per il 49% ,sono dotate di un unico e solo mezzo.