Originale esecuzione musicale nell’ambito della stagione musicale del “Venetian Centre for Baroque Music”
Di Giovanni Greto
Per la stagione musicale del “Venetian Centre for Baroque Music”, affidata con soddisfazione all’orchestra internazionale “Il Pomo d’Oro”, nelle sale Apollinee del Gran Teatro La Fenice è stato proposto un programma di “Scherzi e Lamenti” di compositori quasi tutti italiani, che hanno vissuto più o meno a lungo a Venezia.
A dirigere l’orchestra – nell’occasione un organico composto da quattro strumentisti e una cantante – si è rivisto il ventisettenne clavicembalista e cornettista russo Maxim Emelyanychev, il quale avvalendosi del sorriso e di pochi cenni d’intesa riesce a mantenere la giusta tensione nell’ensemble.
Il successo della serata è da ascrivere per buona parte alla bravura e alla verve della giovane soprano cosentina Francesca Aspromonte, diplomatasi nel 1994 con il massimo dei voti preso il Mozarteum di Salisburgo, città dove tuttora risiede, nonostante la forte nostalgia per il paese nativo.
Nel programma stilato dall’ensemble, la parte del leone è spettata a Francesco Cavalli (1602-1676) e a Claudio Monteverdi (1567-1643). Del primo, che fu cantore della Cappella di San Marco dal 1617, la Aspromonte ha intonato “Affè, mi fate ridere!” da “Xerses” (Venezia 1654), mentre da “Elena rapita da Paride” (Venezia 1659) ha interpretato “Delitie d’amore” e “Chi mi rubba, chi mi toglie”, in maniera sicura, senza tentennamento alcuno, forte ormai di un’esperienza concertistica iniziata precocemente che l’ha portata ad esibirsi soprattutto in molti e prestigiosi palcoscenici europei.
Di Monteverdi, dopo un dolcissimo, malinconico “Lamento della ninfa”, la Aspromonte è esplosa con una serie di Scherzi musicali generalmente assai conosciuti, quali “Maledetto sia l’aspetto”, “Quel sguardo sdegnosetto”, “Sì dolce è ’l tormento”, che avrebbero concluso un gradevole, ben congegnato programma. Ma una platea nutritissima ha deciso di non abbandonare la sala Apollinea del teatro, se non dopo aver preteso almeno un bis. E così l’ensemble ha attinto dal repertorio di Josè Martin (1618-1699), tenore, chitarrista e compositore madrileno, l’autore più importante di musica profana a voce sola del barocco spagnolo, selezionando “Ojos, pues me desdenais”.
Detto del direttore e della prima donna, è da sottolineare come ogni musicista ha dimostrato la propria sapienza artistica. A cominciare dal romano Simone Vallerotonda, impegnato alla tiorba e alla chitarra barocca. Con la prima ha incantato la platea soprattutto nell’interpretazione solitaria assieme alla cantante di “Amarilli mia bella” da “Le nuove musiche” di Giulio Caccini (1550 circa – 1618), compositore e cantante nato a Tivoli, ma vissuto prevalentemente alla corte medicea di Firenze. Non vanno inoltre dimenticati Rodney Prada alla viola da gamba, costaricano trasferitosi undicenne in Italia, dove si formò alla Civica Scuola di Musica di Milano e il contrabbassista, “violonista” nelle occasioni barocche, Riccardo Coelati, diplomatosi in contrabbasso al Conservatorio di Verona.
Il Festival di musica barocca prosegue mercoledì 9 al teatro Malibran (ore 20.30). “Il Pomo d’Oro”, nuovamente diretto da Emelyanychev, ospiterà il controtenore croato Max Emanuel Cencic, per dar vita ad un programma di arie napoletane di Alessandro e Domenico Scarlatti, Nicola Antonio Porpora e Johann Adolph Hasse.