“Private equity” strumento per le aziende che vogliono cambiare per tornare a competere

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Confindustria Venezia Zoppas Baban
Convegno di Confindustria Venezia. Zoppas: «un canale per il finanziamento extrabancario delle imprese»

 

Confindustria Venezia Zoppas BabanLa profondità dei cambiamenti in atto a livello globale rende necessario per le aziende la ricerca di nuovi modelli organizzativi. Oggi per affrontare la ripresa – o comunque progetti di sviluppo – solo con risorse interne o attraverso il credito bancario, potrebbe non essere più sufficiente. Si pone, quindi, la necessità di valutare strade diverse e alternative di finanziamento. 

Confindustria Venezia – Area Metropolitana di Venezia e Rovigo, ha organizzato l’incontro “L’Evoluzione Necessaria” per discutere sulle nuove modalità di accesso ai finanziamenti, a cui hanno partecipato Alberto Baban (presidente Piccola Industria di Confindustria), Matteo Zoppas (presidente di Confindustria Venezia area metropolitana di Venezia e Rovigo), Tiziano Baggio (presidente e socio fondatore di Eudromos Spa), Giuseppe Menzi (consigliere d’Amministrazione di società del gruppo AXA) e Giovanni Gajo, (partner di Alcedo Sgr Spa). 

Il “private equity” è uno dei principali strumenti di investimento nel capitale di rischio di imprese non quotate, che ha come obiettivo la valorizzazione dell’impresa ai fini della sua dismissione entro un periodo di medio-lungo termine. A differenza del debito bancario, il “private equity” non apporta solo nuove risorse finanziarie all’azienda, ma si assume anche il rischio di impresa insieme all’imprenditore, condividendo le strategie di crescita aziendali e affiancando l’imprenditore nello sviluppo delle stesse.

«Con Basilea – ha commentato Matteo Zoppas – i rubinetti del credito bancario sono diventati più selettivi, specialmente per il medio lungo termine. Lo hanno confermato anche Consob e Banca d’Italia nelle loro relazioni annuali. Allo stesso tempo è assolutamente necessario per le imprese che si trovano ad affrontare alcune situazioni chiave poter contare su investimenti in grado di avviare una discontinuità virtuosa. Ricambio generazionale, situazioni di crisi, espansione in nuovi mercati, nuove acquisizioni – ha proseguito Zoppas – sono tutte situazioni di cui l’ingresso di un fondo di “private equity” può facilitare la riuscita, tramite l’apporto di risorse finanziarie e manageriali in grado di apportare cambiamenti positivi, come la definizione di “business plan” sostenibili e l’applicazione di “best practices”». 

«Il NordEst – ha dichiarato il presidente della Piccola Industria di Confindustria, Alberto Baban – è caratterizzato da un numero altissimo di piccole e medie aziende con una forte tradizione imprenditoriale. Questo è un vantaggio competitivo (in termini di reattività al mercato e di innovazione di prodotto), ma allo stesso tempo un problema sul fronte della capitalizzazione e della crescita dimensionale. Si tratta di aziende che si trovano ad un bivio importante: da un lato accedere al mercato dei capitali per attrarre le risorse necessarie per continuare a crescere e competere; dall’altro rimanere ferme, riducendo progressivamente la propria posizione. In questi casi, l’ingresso nel capitale di un fondo di “private equity” può consentire all’azienda di intraprendere un piano di sviluppo che altrimenti sarebbe molto impegnativo».