Società Filarmonica, a Trento recital del Quartetto Diotima con Jörg Widmann (clarinetto)

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Quartetto Diotima Molina
In programma pagine di Schubert, Widmann e Brahms

 

Quartetto Diotima MolinaPer la parte finale della stagione dei concerti 2015 della Società Filarmonica di Trento, lunedì 16 novembre (ore 20.45) arriva il Quartetto Diotima (YunPeng Zhao, violino; Constance Ronzatti, violino; Franck Chevalier, viola; Pierre Morlet, violoncello) allargato a Jörg Widmann (clarinetto).

Jörg Widmann è nato a Monaco nel 1973. Ha studiato clarinetto presso la Hochschule für Musik a Monaco di Baviera con Gerd Starke e con Charles Neidich alla Juilliard School di New York. A undici anni ha iniziato a prendere lezioni di composizione seguito da Hans Werner Henze e Wolfgang Rihm. Come clarinettista Widmann si è dedicato alla musica da camera suonando con Tabea Zimmermann, András Schiff, Gidon Kremer e altri. È stato compositore e artista in residence del Festival di Salisburgo, di Lucerna e del Konzerthaus di Vienna. Dal 2001 è docente al Friburgo Staaliche Hochschule fur Musik.

Il Quartetto Diotima, fondato da studenti dei Conservatori di Parigi e Lione, è uno dei quartetti più richiesti sulla scena internazionale. Prende il nome dal Quartetto di Luigi Nono Fragmente –Stille an Diotima e già questo ne certifica l’interesse per la musica del nostro tempo. L’attenzione per la musica contemporanea non è tuttavia disgiunta dalla regolare frequentazione del repertorio classico: il Quartetto Diotima predilige le ultime opere di Beethoven, la musica francese e quella dei primi anni del secolo XX: i loro concerti sono acclamati dal pubblico e dalla critica dei più importanti giornali di tutto il mondo. Un appuntamento, questo per Trento, che, riprendendo antiche memorie, presenta un musicista nella doppia veste di esecutore e compositore. Il concerto infatti ci permette l’incontro con Jörg Widmann, una delle figure artistiche più estrose e solide dei giorni nostri, provocatorio e divertente nel descrittivismo del suo “Jagdquartett”, superbo e comunicativo nel sublime Quintetto per clarinetto di Brahms. Con lui quattro travolgenti giovani archi.

Composto nel 1812 durante gli studi con Salieri a Vienna, secondo dei suoi quindici quartetti scritti tra il 1810 e il 1826, il Quartetto D32 di Schubert è stato considerato per anni un’opera incompiuta, completata con il ritrovamento di due pagine mancanti (l’Andante e la prima parte dell’Allegro con spirito finale) e pubblicato nel 1954. Un quartetto che sorprende per spontaneità e freschezza inventiva, basato su un carattere affermativo che incornicia il momento melanconico dell’Andante, guardando spesso ai precedenti beethoveniani e mozartiani.

A Mozart e al suo Jagdquartett KV 458 (Quartetto della caccia) si ispira il titolo del terzo Quartetto di Jörg Widmann, dedicato ed eseguito per la prima volta nel 2003 dal celebre Quartetto Arditti. Uno “Scherzo atroce” a detta del compositore stesso, che si sprigiona in realtà da materiale tematico schumanniano: la Großvatertanz (che compare in Papillons op. 2 e Carnaval op. 9) si trasforma con ritmo incalzante in una battuta di caccia dai tratti ora umoristici (le grida d’incitamento dei musicisti/cacciatori) ora crudeli, in un improvviso “cambio di prospettiva (mortale) che vede i tre archi   allearsi contro il violoncello, una metafora del modello comportamentale sociale”.

“Fräulein Klarinette”: così Brahms soprannominava l’aggraziato e dolce suono del clarinettista Richard Mühlfeld per il quale, sull’onda di uno slancio creativo del tutto inaspettato (da un anno considerava conclusa  la sua carriera), compose diverse opere tra il 1891 e il 1894. Tra queste spicca il Quintetto op. 115 (1891) intriso di un’atmosfera cupa e meditativa che culmina nel finale: non a caso Eduard Hanslick vedeva “il tutto immerso in uno scuro tramonto” mentre il critico e biografo brahmsiano Max Kalbeck aveva definito l’opera un “congedo dal bel mondo”, certo pervasa da una sorta di nostalgia da fin de siècle, ma che forte del suo linguaggio moderno, già tendeva lo sguardo al Novecento.

 

 

Programma

 

F. Schubert (1797-1828)

Quartetto n. 2 in Do magg. D32 (Presto – Andante – Menuetto: Allegro. Trio – Allegro con spirito)

 

J. Widmann (*1973)

Quartetto n. 3, “Jagdquartett” (2003): Allegro vivace assai

 

J. Brahms (1833-1897)

Quintetto per clarinetto in si min. op. 115 (Allegro – Adagio – Andantino. Presto non assai, ma con sentimento – Con moto. Un poco meno mosso)