Crescita stentata del Pil italiano: +0,2% nel terzo trimestre

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Renzi: «fuori da crisi, ma bisogna fare di più». Le opposizioni criticano l’inadeguatezza dell’azione del governo

 

grafico indice caloCi si era illusi e si cullava troppo presto sull’idea di una ripresa che andava consolidandosi, dopo i dati incoraggianti di inizio d’anno. Ma così non è stato e, trimestre dopo trimestre, l’economia italiana è andata incartandosi, con la conferma che giunge ora dai dati dell’Istat relativi al terzo trimestre che segnano una crescita inferiore alle attese: un aumento dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, dopo il +0,3% del secondo e il +0,4% del primo, e leggermente al di sotto delle attese degli analisti che erano orientate a un +0,3. 

Il Pil, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, evidenzia una acquisita per il 2015 dello 0,6% e risulterà dunque decisivo un andamento sostenuto per tagliare il traguardo annuo dello 0,9% l’andamento del terzo trimestre, anche se è lecito dubitare del risultato, visto l’andamento debole dell’economia.

Il governo resta comunque ottimista sull’obiettivo fissato e si attende anzi una correzione del dato trimestrale Istat dallo 0,2 allo 0,3%. «Speravo nello 0,3% – commenta il premier Matteo Renzi – ma è il terzo trimestre positivo e il dato di fatto è che nell’ultimo anno il Pil è cresciuto dello 0,9, una striscia molto positiva, ma certo bisogna fare molto di più». Già, peccato che lo stesso Renzi sia in prima fila a scansare i problemi, ad iniziare da quella revisione della spesa pubblica che solo poche ore fa ha visto l’ennesimo commissario (il quarto della serie) lasciare il proprio incarico visti i deludenti risultati ottenuti.

Il dato Istat, secondo Andrea Goldstein, managing director di Nomisma, è un «rallentamento inatteso» ma non va dimenticato che «+0,9% annuo corrisponde all’incremento più alto da oltre quattro anni. Se guardiamo nel dettaglio, gli aspetti positivi sembrano prevalere: domanda interna, consumi e investimenti riflettono il migliorato sentiment degli operatori». Anche per Paolo Mameli, senior economist di Intesa Sanpaolo, la ripresa degli investimenti è il vero elemento positivo, ma «l’altra faccia della medaglia è il rallentamento della domanda dall’estero che comincia a sentirsi mentre l’impatto addizionale dagli shock su prezzo dell’energia e tasso di cambio è destinato a diminuire». 

Il dato della stentata crescita del Belpaese fa a pugni con quanto succede degli altri paesi: Germania e Francia fanno +0,3%, la Spagna +0,8%, la Slovacchia +0,9%. Quanto al +0,9% rapportato allo stesso trimestre del 2014, si vedono ancora meglio i trend diversi: Germania comunque a +1,7%, Francia +1,2%, Spagna +3,4% e solo tre paesi (Estonia, Grecia e Finlandia) che fanno peggio dell’Italia. E se l’Eurozona a 19 paesi mette all’attivo una crescita media dell’1,6% nei confronti dello stesso terzo trimestre 2014, l’Europa a 28 fa meglio a quota +1,9%. Non è una novità, anzi è una conferma. All’interno della quale spiccano dati di crescita assai più robusti: tra gli altri, il +2,3% del Regno Unito, il +3,6% della Polonia e della Romania, il +2,9% della Bulgaria, il +4,3% della Repubblica Ceca e il 2,2% dell’Ungheria.