Valdastico Sud, il pubblico ministero incontra il capogruppo in regione Veneto M5S

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A31 Valdastico Sud lavori sbancamento corpo autostradale Badia Polesine
Lo smaltimento abusivo nella massicciata di scarti industriali non trattati al centro dell’inchiesta. Berti: «non esistono dati certi sui punti di effettivo sversamento»

 

A31 Valdastico Sud lavori sbancamento corpo autostradale Badia PolesineIl tema dell’utilizzo di scarti industriali inquinanti non trattati per la realizzazione di alcuni tratti della Valdastico Sud è stato al centro dell’incontro tra il pm veneziano Rita Ugolini della Direzione distrettuale antimafia e alcuni rappresentanti del Movimento 5 Stelle, tra cui il portavoce al Senato, Enrico Cappelletti, e il capogruppo in Regione Veneto, Jacopo Berti. 

«Pur senza entrare nel merito – ha spiegato Cappelletti in una conferenza stampa a Palazzo Ferro-Fini – ci ha rassicurato riguardo al fatto che il procedimento si chiuderà a breve, nelle prossime settimane. Oltre al rischio di prescrizione, però, siamo preoccupati anche per il pericolo di inquinamento della falda e per le responsabilità oggettive di coloro che prossimamente andranno a realizzare il tratto a nord». «Il fatto – ha aggiunto Berti – è che a oggi non esistono tabulati per dire cosa e chi ha sversato nei diversi punti, come invece sarebbe normale. Questo, oltre a rallentare l’azione della Procura, rischia di rendere possibile l’ipotesi che si debba riaprire tutta l’autostrada e rifare tutto il manto». 

Nell’occasione, Cappelletti ha illustrato l’esposto-denuncia depositato alla Corte dei conti e inviato per conoscenza all’Autorità nazionale anticorruzione riguardo la prossima cessione di A4 Holding agli spagnoli di Abertis. «Non abbiamo nulla contro la società spagnola – ha precisato Ceppelletti – , ma vogliamo vedere se sussiste danno erariale cedendo per 1,2 miliardi una società che ha valore in quanto ad un gradino dall’ottenimento della proroga della concessione fino al 2026. Il miliardo e mezzo, tra cifra per la vendita e utile incassato dalla proroga del 2013, andrebbe infatti ad una società privata per oltre il 65% fin dal 2010 invece che nelle casse dello Stato, come se si fosse messa la concessione a gara invece di prorogarla. E a fronte di cosa, ci chiediamo?».