Voto in Catalogna, soddisfazione dei partiti autonomisti, freddezza di Serracchiani

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voto Referendum Catalogna
Zaia: «Mas ha ora una doppia responsabilità, vittoria della democrazia». Chiesto un referendum anche per il Trentino Alto Adige

 

voto Referendum CatalognaIl successo autonomista ed indipendentista del voto della Catalogna ha riacceso gli aneliti degli autonomisti ed indipendentisti del NordEst. 

«Con la vittoria del movimento indipendentista in Catalogna, Artur Mas ha ora una doppia responsabilità: verso i Catalani che hanno dato un segnale preciso, ma anche verso tutti gli altri movimenti indipendentisti d’Europa, perché se si fallisce in Catalogna, si fallisce ovunque» ha commentato il governatore del Veneto Luza Zaia l’esito delle elezioni della più importante regione autonoma spagnola. 

«Come ha detto Mas – aggiunge Zaia – è incontrovertibile che si tratta di una vittoria della democrazia, che indica quale sia la via per l’indipendenza, e spero che egli sappia monetizzare da subito questo voto con azioni concrete. Non bisogna dimenticare, ad esempio, che l’annunciato referendum del novembre 2014, poi non fu fatto. La via giuridica indicata da Mas e dalla Catalogna – conclude Zaia – può sicuramente essere utile anche al Veneto».

Entusiasta anche il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti: «in Veneto questa fertile spinta autonomista è fortissima e solo uno sguardo miope non la riconosce o la marchia come futile. Ed il Veneto non è solo, nel territorio italiano: anche la Lombardia sta procedendo a passi spediti verso gli stessi obiettivi e condividendo gli stessi modelli. Nei giorni scorsi a Milano è accaduto, forse senza grande visibilità mediatica, che anche il Pd regionale ha dichiarato di volere maggior autonomia regionale, creando di fatto una inusuale vicinanza tra il governatore Roberto Maroni, e i due maggiori partiti di opposizione, Pd e Cinquestelle, dopo che questi ultimi già nel febbraio scorso si erano dichiarati a favore del referendum sull’autonomia lombarda».

Secondo Ciambetti «Veneto e Lombardia potrebbero immediatamente cogliere l’occasione della Catalogna per far loro il processo democratico e popolare realizzato a Barcellona? A mio parere: assolutamente si. E a quel punto, se le due regioni trainanti dell’economia nazionale imprimessero un’accelerazione inarrestabile all’autonomismo nel nostro Paese, cosa farebbe Roma?» 

Se dal Veneto si butta il cuore oltre l’ostacolo neo centralista renziano, dalla governatrice del Friul Venezia Giulia e vicesegretaria nazionale del PD Debora Serracchiani arriva una vigorosa frenata: «nel complesso scenario europeo di oggi, la creazione di un altro piccolo Stato o le frammentazioni in genere non possono essere un fattore di vantaggio per nessuno, né per quello Stato né per la costruzione di un’Unione europea federale e regionalista». Per Serracchiani «opporsi duramente alle aspirazioni di autonomia della Catalogna, come ha fatto in chiave centralista il Governo Rajoy, è stato sbagliato e ha provocato reazioni che si sono viste nelle urne. I rapporti tra le autonomie regionali e i poteri centrali dello Stato – ha aggiunto Serracchiani – dovrebbero essere sempre improntati a dialogo, equità e solidarietà: così si pone al centro il bene comune e si compongono le tensioni. Un rapporto che si realizza in Italia ad esempio attraverso il sistema pattizio che regola le relazioni istituzionali e finanziarie tralo Stato e le Regioni autonome, in primo luogo ovviamente quelle virtuose».

Anche sul fronte del Trentino Alto Adige il risultato del voto catalano accende gli entusiasmi. «Già nei mesi scorsi la Lega Nord aveva posto il tema all’attenzione pubblica, proponendo un disegno di legge per chiedere un referendum sulla autodeterminazione del Trentino Alto Adige Suedtirol. Oggi ancor più di prima, alla luce dei risultati spagnoli e del centralismo di Renzi che avanza, lo strumento referendario come elemento di difesa delle autonomie speciali diviene ancora più attuale» afferma il segretario della Lega Nord del Trentino, Maurizio Fufatti, secondo il quale «il disegno di legge che chiede un referendum sulla autodeterminazione della nostra Regione è ancora in discussione nell’aula del Consiglio regionale: speriamo che il Patt e la Svp abbiano finalmente il coraggio di portarlo avanti. Oggi per l’Autonomia del Trentino Alto Adige Suedtirol i rischi, come dichiarato dagli stessi parlamentari di centrosinistra eletti in regione, sono ancora più forti, perché per il governo Renzi le nostre autonomie sono considerate come inutili privilegi fuori dal tempo».

Soddisfatto del voto in Catalogna il consigliere regionale di Indipendenza Noi Veneto Antonio Guadagnini: «è inutile che cerchino (soprattutto i governanti spagnoli) di nascondere la netta vittoria del fronte del sì, perché il 50% dei catalani ha votato i movimenti per l’indipendenza! Proprio questi commenti negativi dimostrano che la questione è nelle mani dei catalani e non degli spagnoli».

«Se davvero a Madrid si pensa che la maggioranza dei catalani sia contro l’indipendenza di Barcellona – prosegue il consigliere veneto indipendentista – allora l’unica cosa che si può fare nel rispetto della democrazia, è un bel referendum: che si mettano d’accordo tra Spagna e Catalogna come avvenne per il referendum della Scozia di un anno fa!»

Guadagnini ragiona anche sul fronte veneto: «per noi Veneti è stato dimostrato dalle elezioni catalane che non sono le costituzioni che possono fermare processi di autodeterminazione dei popoli come è avvenuto in questo caso perché il potere di decidere le forme di governo è in capo alle persone, ai cittadini, e non alle burocrazie ministeriali».